L'appuntamento
Serse Cosmi mentre prova a San Francesco al Prato a Perugia
In direzione ostinata e contraria, Serse Cosmi si mette su un palcoscenico per consegnare, dicendola con l’amato Fabrizio De Andrè, una goccia di umanità. La prima assoluta dello spettacolo è in programma nel tempio della cultura perugina: Auditorium San Francesco di Perugia, giovedì 5 dicembre (ore 21) all’interno della stagione SanFra organizzata da Mea Concerti e Comune di Perugia. Un viaggio originale nella storia e nelle storie dell’allenatore messo in scena con intelligenza da Alessandro Riccini Ricci e accompagnato dalla musica elettronica dell’amico Dj Ralf e dal pianoforte del compositore Giovanni Guidi.
Il titolo è Solo Coppi temo e per chi conosce la storia di Serse è facile il riferimento al padre Antonio che al Ponte chiamavano Pajetta, come Giancarlo Pajetta, uno dei leader del Pci. Antonio faceva il barcaiolo sul Tevere, era tifosissimo di Coppi e il tecnico ha questo nome, Serse, in onore di Serse Coppi, fratello di Fausto. “Solo Coppi temo è una frase che lui scrisse nell’Ape”, spoilera Serse.
“Mio padre era un tifoso fanatico di Coppi e la frase è riferita alla velocità. Lui sì, è una di quelle persone alla quale vorrei raccontare la mia vita non avendolo potuto fare fisicamente perché purtroppo l’ho perso che avevo 15, vorrei farlo adesso”. Cosmi parla ai microfoni di UmbriaTv di questo format così particolare.
“Non abbiamo - spiega l’Uomo del fiume - la presunzione di raccontare chissà che cosa o chissà che, ma semplicemente raccontare a tanti ragazzi che conoscono la mia storia di allenatore che c’è anche quella di un uomo, prima bambino e ragazzino, che ha vissuto sogni, li ha realizzati. Tutto - ci tiene a precisare - non in maniera nostalgica ma guardando al futuro, un lavoro di prospettiva, per il futuro, questo è il nostro intento.
Qualcosa che è stato, ma soprattutto propedeutico a quello che sarà”. In questi giorni si è parlato molto di Cosmi che annuncia l’addio alla panchina (oggi è opinionista Rds) con questa nuova svolta. Lui spiega che “oggi annuncio che faccio una cosa diversa, non esclude un mio eventuale impegno in panchina. E’ questo anche un consiglio - dice a UmbriaTv - che do a tanti miei colleghi che vanno in depressione per gli esoneri: tristezza certo, ma bisogna trovare altre forme di vita e interessi che ti fanno star bene e allo stesso tempo portare avanti il tuo mestiere”.
Come nella Smisurata preghiera di Faber, Serse è disobbediente alle leggi del branco. “Un allenatore che non allena non è che deve stare 24 ore su 24 a guardare partite - illumina sulla scelta del palcoscenico - deve anche esprimersi in altre cose. A me è capitata questa opportunità, la faccio con le persone che mi piacciono, alle quali voglio bene, siamo una squadra”.
Già. Come il Bar Bruna che lo ha lanciato a Ponte San Giovanni (“C’è chi comincia dal Real Madrid o dal Milan, a me è toccato il Bar Bruna” cit), come la Pontevecchio (squadra del suo paese) portata in serie D, come i ragazzini dell’elementare di San Mariano (Corciano) dove insegnava educazione motoria.
In direzione ostinata e contraria adesso c’è un palco (con musica, le storie di Arezzo, Perugia, Genova, Palermo e tante altre) che racconta di ieri per parlare al domani.
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