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SPOLETO

Femminicidio Papadia, trovato il cellulare di Laura: recuperato nella zona del Ponte delle Torri

Per gli inquirenti sarebbe stato gettato lì dall’assassino Romita

07 Luglio 2025, 08:23

Chi era Laura Papadia, uccisa dal marito: 36 anni, vicedirettrice di un supermercato. Le colleghe: "Una ragazza in gamba e professionale"

Laura Papadia

Recuperato dopo tre mesi il cellulare di Laura Papadia (nella foto), la 36enne uccisa il 26 marzo scorso nella sua abitazione di via Porta Fuga dal marito reo confesso Nicola Gianluca Romita, 48 anni.

Lo smartphone Android della donna è stato recuperato non distante dall’ingresso del Ponte delle Torri (lato Giro della Rocca) al termine di una battuta di ricerca ordinata dalla Procura di Spoleto e coordinata dalla polizia, che si è avvalsa dell’aiuto dei volontari di alcune associazioni di Protezione civile. Il cellulare di Papadia, infatti, non era ancora stato ritrovato: del dispositivo non c’era traccia all’interno dell’abitazione di via Porta Fuga né nella casa marchigiana di Romita, tuttavia anche nelle ore precedenti al femminicidio aveva sempre agganciato le celle di Spoleto e qui doveva trovarsi.

In questo quadro, gli investigatori del commissariato cittadino e della squadra mobile di Perugia hanno rivagliato l’enorme mole di immagini di videosorveglianza per ricostruire il tragitto compiuto da Romita la mattina del femminicidio, dall’abitazione di via Porta Fuga dei coniugi fino al Ponte delle Torri, dove il 48enne è stato fermato mentre minacciava il suicidio.

Il nuovo esame delle immagini ha così orientato le ricerche nell’area del Ponte delle Torri, dove nei giorni scorsi è stato recuperato lo smartphone di Papadia, che ora sarà sottoposto agli esami tecnici del caso. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lo stesso Romita a gettare lì il cellulare, che è stato trovato spaccato in due, un danno verosimilmente provocato dall’urto seguito al lancio, ma che non impedisce lo svolgimento degli accertamenti tecnici.

Sotto al monumento simbolo della città, seppur in un’area differente, cioè vicino all'alveo del fiume Tessino, nei giorni immediatamente successivi al delitto era già stato recuperato l’iPhone di Romita, ora nelle mani della polizia postale per le analisi del caso. Negli smartphone, come negli altri device sequestrati, la Procura di Spoleto cerca riscontri al sospetto della premeditazione.

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