Buona sanità
L’intervento chirurgico fuori dall’ordinario effettuato dall’equipe del reparto di Chirurgia pediatrica di Perugia, pur nella sua positività ripropone un tema più ampio e delicato. Oltre la retorica da libro Cuore della sua diffusa narrazione, c’è il tema dell’eccellenza che sia richiamo per i pazienti da fuori regione. Fino a qualche anno fa il saldo tra persone che sceglievano di farsi curare fuori regione e quelli che venivano invece in Umbria era nettamente in attivo: ed era una risorsa economica per le casse della Regione.
Oggi la nostra sanità, complessivamente, non è attrattiva. Pochi reparti ospedalieri umbri richiamano pazienti. La mobilità verso altre regioni ci costa 24 milioni all’anno (citazione dell’assessore regionale al Bilancio, dicembre 2024): sono più gli umbri che vanno a farsi curare fuori di coloro che da fuori regione vengono in Umbria. Sicuramente i reparti ospedalieri svolgono tutt’oggi il loro lavoro con serietà e dedizione e fanno quel che possono e anche di più in questo momento. Manca però lo slancio, quello slancio che aveva la medicina umbra qualche anno fa, seppur la generazione contemporanea possa usufruire di una migliore tecnologia. Rimangono ancora punte di eccellenza legate a singole strutture ospedaliere umbre, che sono in grado di richiamare pazienti da fuori regione e costituiscono un riferimento. È così per pochi reparti, uno di questi è Chirurgia Pediatrica di Perugia, affidata al dottor Marco Prestipino e alla sua équipe, che negli ultimi anni si è distinta per la capacità di affrontare e risolvere problemi chirurgici che altri non hanno osato affrontare.
Prestipino si è specializzato prima a Bologna con il professor Domini, considerato il luminare della Chirurgia Pediatrica in Italia, poi in Urologia Pediatrica, in Francia a Lione con il professor Mouriquand. Molti i casi difficili arrivati nella sala operatoria che hanno fatto scuola e ogni anno il numero è aumentato. L’ultimo caso, quello di cui si è parlato in questi giorni, è quello di un bambino di 6 anni, proveniente da una città del Lazio, nato con una malformazione all’apparato urogenitale. I genitori si erano indirizzati a tre importanti strutture, una di Torino, una di Firenze e una di Roma, e dopo alcuni interventi che non avevano risolto il problema del giovane paziente si sono rivolti alla struttura ospedaliera del Santa Maria della Misericordia di Perugia.
“Nel 2024 presso il nostro ospedale sottoposi il bambino a una serie di esami specialistici e prospettai una strategia in due tempi - dice il dottor Marco Prestipino - Inizialmente facemmo un intervento nel maggio 2024 e consistette nell’apertura a libro di tutto l’apparato genitale dal glande alla vescica fino al perineo, prelevammo della mucosa dall’organo genitale stesso, costruimmo con questa una neo-uretra che trapiantammo al posto di quella malformata e cicatrizzata dagli interventi precedenti, lasciando sboccare la neo-uretra tra scroto e pene. Con altro tessuto mucoso sempre del paziente andammo ad ampliare l’uretra nella sua parte peniena dalla base del pene al glande lasciando l’organo aperto. Sostanzialmente un autotrapianto di uretra posteriore. Fortunatamente questo primo step andò bene senza complicanze”.
Nel racconto del direttore del reparto sembra tutto semplice, ma prima di intervenire laddove molti altri si erano rifiutati ritenendo “irrisolvibile” la patologia del bimbo; hanno studiato a fondo il caso prima di prendere una decisione. Il bambino è stato operato, qualche settimana fa una seconda volta per completare la ricostruzione, è stato dimesso, sta bene e al momento tutto procede per il meglio. Avrà un futuro normale. Pochi mesi prima la stessa équipe, di cui fa parte anche il dottor Berardino Melissa, aveva operato un altro bambino che pur con una malformazione differente aveva subito lo stesso cammino: ospedali pediatrici famosi che avevano ritenuto il caso “irrisolvibile”. A Perugia hanno trovato una soluzione. Così un altro caso il mese precedente… e poi un altro, tanto che nel tempo il nome della chirurgia pediatrica dell’ospedale di Perugia è diventato riferimento per i casi più complicati; eccellenze che richiamano pazienti con la speranza di risolvere il loro problema. “Non tutti i casi sono uguali; io e la mia équipe cerchiamo di studiare a fondo la situazione, valutando rischi e benefici - dice Prestipino - se valutiamo che i benefici sono superiori ai rischi ne parliamo con la famiglia del paziente e prepariamo le strategie per ogni evenienza. Tutto è però frutto di ricerca, esperienza e lavoro, coraggio. Ovviamente c’è bisogno di una struttura ospedaliera che ti supporti, come la nostra”.
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