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PERUGIA

Terrorismo internazionale, il 20enne affiliato all'Isis resta in carcere: condivideva video a stampo jihadista

Il gip ha ricettato la richiesta della difesa: l'uomo ha chiesto scusa ma non ha rivelato quali fossero “i piani”

Francesca Marruco

27 Giugno 2025, 09:16

Terrorismo internazionale, il 20enne affiliato all'Isis resta in carcere: condivideva video a stampo jihadista su TikTok

"Grazie ad Allah ci sono dei ragazzi che rispondono al richiamo" scriveva il 20enne di origine marocchina, arrestato dal Ros dei carabinieri la scorsa settimana a Perugia con l’accusa di terrorismo di stampo jihadista, in una chat con un interlocutore che condivideva la sua stessa visione criminale. Tra Sure del Corano e preghiere affinché i potenziali nuovi adepti diventino "schiavi di Allah" il giovane residente a Perugia - inserito in un contesto lavorativo locale - è risultato responsabile di una diffusa e capillare operazione di proselitismo, anche di persona.


Ma non disegnava nemmeno i social più utilizzati come Tik Tok, pur mantenendo normalmente, accortezze particolari per evitare di essere tracciato. Come quando, a uno dei suoi contatti ritenuti più pericolosi perché affiliato all’articolazione Iskp dell'Isis attiva nella regione del Khorasan, diceva che non avrebbe condiviso con nessuno "i piani".
E quei piani non li ha rivelati nemmeno al gip Valerio D'Andria, dinanzi al quale è comparso nelle ultime ore, per l’interrogatorio di garanzia.

Il giovane di origine marocchina si è in parte scusato per ciò che ha fatto, e ha sostenuto che le centinaia di file video e audio di stampo jihadista - contenenti immagini di esecuzioni, decapitazioni e altri scenari cruenti, ma anche manuali per costruire ordigni artigianali e ovviamente infiniti testi di indottrinamento - li aveva scaricati per curiosità. Nessun aiuto invece, come detto, per spiegare al giudice quali fossero "quei piani" che l’interlocutore gli chiede di non condividere con nessuno.

È anche per questo motivo dunque che il giudice ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare in carcere avanzata dagli avvocati Daniela Paccoi e Donatella Frisullo che lo assistono. Secondo D’Andria infatti, non sono venute meno le esigenze cautelari. Non avendo fornito le necessarie spiegazioni sul piano, che ha ovviamente fatto saltare sulla sedia gli investigatori, per il gip non è cessato il legame che il 20enne aveva con esponenti dell'Isis e per questo motivo il giovane deve restare in cella. Va inoltre scongiurato il pericolo di fuga: nelle centinaia di file sequestrati, il 20enne afferma più e più volte di essere pronto a partire per l’addestramento in teatri di guerra o nei paesi in cui l’Isis è ancora più che attivo.


Il giovane resta quindi in carcere. Secondo la procura della Repubblica di Perugia - alla guida del procuratore Raffaele Cantone - il 20enne "manifestava adesione ideologica al programma terroristico della associazione terroristica Isis, deteneva materiale di propaganda ritraente atti di violenza commessi da appartenenti alla associazioni quali decapitazioni, fucilazioni e stragi, operava atti di proselitismo condividendo tali contenuti multimediali con un uomo per indottrinarlo alla conoscenza della visione integralistica della religione islamica ed alla condivisione degli obiettivi dell'Isis, deteneva materiale per il confezionamento di armi, ordigni ed esplosivi, manteneva contatti con un appartenente all'Isis presente in regioni dell’Afghanistan con il quale programmava di recarsi nella regione del Khorasan per partecipare ai combattimenti ovvero di compiere attentati in Occidente".

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