CRONACA
Massimiliano Mulas
“Sette anni fa lo stesso uomo che adesso è accusato di avere violentato una bambina a Mestre ha seguito anche mio figlio fin dentro l’androne del nostro palazzo. Non posso pensare cosa sarebbe potuto accadere se non fosse riuscito a liberarsi e chiedermi aiuto”. L’avvocato perugino Andrea Valentini, non può credere che quell’uomo, Massimiliano Mulas, sia stato lasciato libero di colpire ancora, nonostante diverse condanne per crimini a sfondo sessuale, anche nei confronti di minori. O che alcuni di quei reati siano addirittura andati in prescrizione.
Nel dicembre del 2022 infatti, un giudice del tribunale penale di Perugia aveva dichiarato il non doversi (più) procedere nei confronti di Mulas che, in quel procedimento, era accusato di adescamento di minori, violenza privata e minacce. Il 45enne sardo era accusato di avere molestato due 14enni avvicinate in un parco, molestate e fotografate e di aver tentato di braccare un ragazzino nell’ascensore di un palazzo. Tutti i minori coinvolti erano stati probabilmente seguiti da quell’uomo che, anche adesso a Mestre, ha messo in atto un copione dell’orrore ripetuto per anni, e per mezza Italia, uguale a sé stesso.
La bimba di 11 anni stuprata la scorsa settimana l’aveva pedinata dall’uscita dalla palestra fino a casa. E una volta dentro, ha abusato di lei. Anche con il figlio di Valentini si era comportato allo stesso modo: il ragazzino, che all’epoca aveva 12 anni, era uscito a comprare un libro a pochi metri da casa. “Poi al rientro - racconta il padre - invece di aprire la porta dell’appartamento con le chiavi, suonò il campanello del mio studio. Dietro mio figlio c’era quell’uomo”. Aveva seguito il ragazzino fin dentro l’androne del palazzo di via Bruschi e lo aveva afferrato violentemente per un braccio. Gli aveva detto di seguirlo, ma il minore era riuscito a divincolarsi e far capire al padre che era in pericolo. Valentini era uscito di corsa in strada e lo aveva seguito e bloccato con una scusa, mentre chiamava la polizia. L’avvocato poi era stato contattato dai carabinieri per un riconoscimento perché Mulas si era reso responsabile di altri episodi come quello accaduto a suo figlio. “Ho anche testimoniato al processo e venne condannato, poi non so cosa sia accaduto”. Mulas in effetti, come risulta dal casellario giudiziale, nel 2019 a Perugia è stato condannato per rapina a quattro anni e mezzo. In quel periodo rientra in carcere, ma poi, come testimoniano i successivi eventi, è stato scarcerato.
“E’ un sistema che non funziona - dice Valentini - persone del genere vanno collocate in istituti di cura”. E non lasciate libere di poter agire incontrollate e sconvolgere vite di vittime sempre più giovani. Mulas è stato condannato una prima volta nel 1998 quando fece recapitare a una ragazza la testa mozzata di un cane: le disse che se non gli avesse dato 300 mila lire le avrebbe fatto fare la stessa fine. Nel 2002 prova a violentare una turista in provincia di Trento, dove lavorava come cameriere. Nel 2008 a Padova viene condannato a 8 anni di reclusione: ha tentato di violentare due studentesse universitarie. Una l’ha pure rapinata minacciandola con un coltello. Entrambe trascinate in qualche androne.
Nel 2015 rispunta a Perugia dove molesta due ragazzine di 14 anni al parco e un altro minorenne nell’ascensore di un palazzo. Viene pure trovato a spiare delle alunne fuori da una scuola. Le accuse vengono dichiarate prescritte nel 2022. Sempre a Perugia viene arrestato e poi condannato per un’altra rapina commessa con le stesse modalità dell’aggressione al figlio dell’avvocato. Di Mulas ci sono tracce anche al tribunale di Spoleto, con accuse per porto abusivo di armi e violazione di domicilio. Dopo la condanna di Perugia del 2019 arriva l’abominio di Mestre della scorsa settimana. Impossibile non continuare a chiedersi come un uomo, con un simile curriculum criminale, sia stato lasciato completamente libero.
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