PERUGIA
Il 19enne morto, Andrea Prospero
Ha presentato istanza al tribunale del Riesame il 18enne di Roma ai domiciliari dal 17 marzo scorso perché accusato di istigazione e aiuto al suicidio per la morte di Andrea Prospero. La richiesta avanzata dal difensore, Alessandro Ricci, è stata depositata nei giorni scorsi: il termine per far pervenire l’atto in cancelleria infatti scadeva giovedì scorso. L’istanza al Riesame potrebbe anche non essere finalizzata ad avere un pronunciamento dei giudici, ma potrebbe essere stata fatta per poter prendere visione degli atti che la procura deve per forza depositare in vista dell’udienza che, codice di procedura penale alla mano, dovrebbe essere fissata entro una decina di giorni.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il 18enne romano, E.V., aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Era arrivato in tribunale a Perugia accompagnato dal suo avvocato, sceso dall’auto che era entrata nel parcheggio interno della struttura, col volto completamente coperto da una sorta di passamontagna. Per evitare fotografi e cameraman, all’uscita dal tribunale, avvenuta poco dopo, si era sdraiato sul sedile posteriore coperto da un telo. Nessuno ha ancora compreso la decisione di arrivare fino a Perugia per restare in silenzio quando avrebbe potuto fare la stessa cosa collegandosi da remoto previa istanza al gip. In quella stessa sede l’avvocato non aveva ovviamente avanzato richieste di sostituzione o revoche della misura degli arresti domiciliari al gip, Margherita Amodeo che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare.
Restano moltissimi i punti da chiarire nell’inchiesta in cui oltre allo studente romano, è indagato anche un altro 18enne di Afragola per spaccio. Sarebbe stato lui infatti a vendere l’Oxycontin ad Andrea Prospero che il 24 gennaio scorso - secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura di Perugia - si è tolto la vita ingerendo una quantità massiccia di pasticche di ossicodone e Xanax. Farmaci che, secondo quanto emerso dall’analisi delle chat Telegram estratte dai telefoni di Andrea - rinvenuti nel monolocale di via del Prospetto in cui il 29 gennaio scorso è stato rinvenuto cadavere - è stato il 18enne romano a indicargli. Con lui infatti, lo studente di Informatica originario di Lanciano, arrivato a Perugia a ottobre, si era confidato. Gli aveva detto dei suoi problemi, delle sue ansie e del suo pensiero di suicidarsi.
Il 18enne, che nella chat della morte era registrato con nickname Valemno, non lo avrebbe mai persuaso. E anzi, lo ha aiutato e incitato fino all’ultimo momento in chat, fino a quando cioè, Andrea non aveva smesso di scrivere. Quando poi aveva fatto entrare un altro ragazzo nel canale e gli aveva detto “parla con un morto” aveva deciso di non chiamare un’ambulanza e lasciar morire Andrea. Secondo gli inquirenti - l’inchiesta è coordinata dal procuratore Raffaele Cantone e dall’aggiunto Giuseppe Petrazzini - Valemno avrebbe fatto parte insieme allo stesso Andrea di un giro di truffe online. Un giro ancora in parte da scoprire. Dopo l’arresto del 18enne romano, la procura ha aperto un secondo fascicolo. A questo punto, non resta che sperare che, se si terrà l’udienza al Riesame, lo studente potrebbe decidere di parlare. E aiutare gli inquirenti. Cosa che non ha fatto con Andrea.
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