Cronaca
La strada in cui ha perso la vita Primo Ortolani a Capanne
Il numero delle vittime della strada a Perugia, nel 2024, mostra una situazione drammatica: sono 10 le persone morte a causa di un incidente all’interno del territorio comunale. Nel 2023 erano state 3. Ma nonostante il dato allarmante (l’aumento è infatti del 233 per cento), i numeri delle sanzioni per violazione dei limiti di velocità sono calate drasticamente: secondo il report della polizia locale fornito in occasione di San Sebastiano, l’anno appena trascorso si è concluso con 1.479 multe mentre nel 2023 erano state oltre 6 mila. Se si considera che il motivo principale degli incidenti sono alta velocità e distrazione di chi si mette alla guida, ecco che qualcosa non torna. “E’ un dato allarmante passato un po’ troppo sotto traccia – evidenzia Maurizio Zara, presidente regionale di Legambiente – Se confrontiamo i numeri di Perugia con quelli di Arezzo, città che non arriva a 100 mila abitanti e che ha meno agenti di polizia locale, vediamo che lì le multe per eccesso di velocità sono quasi 10 volte in più di quelle di Perugia. Il fatto che i morti sulle strade perugine siano aumentati di quasi il triplo fa paura, considerando anche che in alcuni casi parliamo di pedoni e ciclisti”.
Tre, in particolare, le vittime ricordate da Zara: Pierluigi Pescatori, il 17enne investito mentre andava alla fermata dell’autobus che lo avrebbe portato a scuola; Angela Piselli, l’88enne travolta sulle strisce pedonali in via Settevalli; Primo Ortolani, ciclista 78enne investito da un’auto contromano in una strada parallela alla Pievaiola, a Capanne. “Bisogna intervenire immediatamente, abbiamo avuto lo straordinario esempio di Bologna Città 30 che per la prima volta dal 1991 non ha avuto alcun pedone ucciso nel territorio comunale”.
Il Comune di Perugia, come ha ricordato anche l’assessore Pierluigi Vossi in una recente intervista al Corriere dell’Umbria, sta lavorando ad alcune Zone 30, individuate però attraverso il Pums 2019 che si basava su dati del 2014. “E’ un primo passo, il metodo Bologna è più radicale ma come abbiamo visto anche efficace ed è quello imboccato dalle principali città europee – aggiunge Zara – Dovremmo probabilmente ragionare anche noi come Città 30 e non solo come Zone 30, ma è difficile immaginare da subito un così radicale cambio di approccio, anche se necessario, per cui bene la direzione intrapresa, che se ben impostata porterà anche una riduzione del traffico e più persone disponibili a utilizzare mezzi alternativi alle auto. Dobbiamo dare un senso a queste morti, sia perché chi ha perso la vita non lo meritava, ma soprattutto per noi, per renderci coscienti del problema e per far sì che non accada di nuovo”.
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