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MONTELEONE DI SPOLETO

Altro che Bezos, qui una questione soltanto di cuore

Sergio Casagrande

06 Luglio 2025, 11:49

Altro che Bezos, qui una questione soltanto di cuore

Altro che tappeti rossi a Venezia, jet privati, barche blindate e piazze pubbliche trasformate in salotti privati per miliardari annoiati e sposa e invitati da copertina.
Qui siamo a Monteleone di Spoleto, Valnerina, Umbria interna, quella vera e selvaggia. E il matrimonio che ieri ha acceso i riflettori su questo borgo sperduto e meraviglioso - affittato interamente nei suoi spazi pubblici dalla coppia che ha scelto di convolare a nozze - non è stato un’operazione di marketing planetario, ma una bellissima storia di radici, affetto e ritorni.

Angelo Ciampini, lo sposo, non è un magnate, ma il figlio di un imprenditore romano di successo con un cognome che in questo paese ha ancora un’eco profonda. Il nonno è stato sindaco per anni. La famiglia, poi, negli anni ’40 si è trasferita a Roma e ha costruito lì un piccolo impero del gusto: il celebre Bar Ciampini in piazza San Lorenzo in Lucina, un ristorante raffinato, una gelateria pluripremiata. Gente che ha fatto le cose per bene, senza yacht e senza paparazzi sempre attorno, ma con stile e memoria.

E qui entra in gioco la sindaca Marisa Angelini, che ha capito una cosa semplice e geniale: questo matrimonio non era da blindare, ma da abbracciare. Perché un evento del genere, in un borgo che lotta ogni giorno contro lo spopolamento e che porta ancora addosso le ferite del sisma del 2016, è una boccata d’ossigeno. Altro che polemiche. Qui c’è da dire solo: “Brava”.
Perché a differenza di Venezia - che di pubblicità non ha bisogno, ma che ha preferito svendersi a un circo da social network - Monteleone può solo guadagnarci.
E infatti ci ha guadagnato. Ha guadagnato in visibilità, certo, ma anche in dignità. Perché non si è inchinata al potere, ma ha accolto un figlio del suo passato. Un uomo che ha scelto di festeggiare il giorno più importante della sua vita proprio lì, dove tutto è cominciato. E anche l’economia locale, per una volta, ha sorriso: fornitori, allestitori, strutture ricettive… tutti coinvolti, tutti messi al lavoro.
Altro che matrimonio elitario: nessuno è stato escluso neppure dalla festa e questa è stata un piccolo volano per un’economia stanca e fragile. E allora diciamolo chiaramente: non è il nome degli sposi che conta, ma lo spirito dell’evento.
Venezia si è piegata al denaro. Monteleone si è rialzata con l’identità. Due matrimoni. Due Italie.
E, se permettete, solo una da applaudire.

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