Royal Family
William, erede al trono e Lady Diana
Windsor, ma senza etichetta. Nessuna fanfara, nessun comunicato ufficiale, niente fotografi. Solo una cena, blindatissima, al Castello. Ma dietro le porte chiuse, il Principe William ha orchestrato un gesto carico di significato, a metà tra omaggio personale e dichiarazione pubblica di intenti.
Il motivo? I trent’anni di Child Bereavement UK, l'organizzazione nata grazie all’intuizione di una storica amica di Lady Diana. Quella Diana che William non smette mai – in filigrana – di evocare, quasi fosse il suo vero alter ego politico.
Durante la serata, William ha condiviso un dettaglio privato: un aneddoto su sua figlia Charlotte, con un tono che ha sorpreso anche i presenti. È stato un momento raro, intimo. Ha parlato non da principe, ma da padre. E, soprattutto, da figlio.
Come se il dolore di allora – la perdita di una madre troppo amata e troppo esposta – continuasse a pulsare nel presente, trasformandosi in energia protettiva verso i suoi stessi figli.
Certo, William conosce bene l'effetto di una narrazione calibrata. Far emergere l’eredità emotiva della "principessa del popolo" oggi, in piena crisi di immagine della monarchia (e con Harry sempre più lontano), non è solo un gesto affettuoso. È anche un atto di riposizionamento.
La monarchia sta cercando di sopravvivere alla propria immobilità. William – meno rigido del padre, ma più regale del fratello – si muove con cautela tra memoria e futuro.
Diana è la sua arma segreta. E ogni volta che la nomina, il pubblico si ricorda perché potrebbe ancora credere nei Windsor.
Tra vini pregiati e riflessioni sul lutto infantile, l’erede al trono ha messo sul tavolo molto più di un menù d’occasione. Ha rispolverato il soft power della famiglia reale, quello basato sull’empatia, sulla vicinanza emotiva, sull’idea che anche i principi piangono.
E soprattutto, che i figli non dimenticano.
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