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Operai specializzati? Figure introvabili. Umbria da primato negativo: imprenditori in difficoltà a reperire manodopera

Alessandro Antonini

31 Agosto 2025, 18:05

Operai specializzati? Figure introvabili. Umbria da primato negativo: imprenditori in difficoltà a reperire manodopera

Operai specializzati introvabili. In Umbria più che in Italia. Se la difficoltà media nazionale è al 47,8%, quella del Cuore verde è del 55%, seconda solo a Friuli Venezia Giulia (55,3%) e Trentino Alto Adige (56,5%). Le percentuali rappresentano il grado di difficoltà da parte dei titolari d’azienda di reperire le figure professionali richieste con le specializzazioni necessarie. Il resoconto è riferito al 2024, ossia all’ultimo dato medio annuale disponibile per superare eventuali effetti legati alla stagionalità, spiega l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ieri ha diffuso il report. La percentuale di difficoltà nel reperire nuovi assunti è basata su previsioni Unioncamere - Sistema informativo Excelsior - e dati del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. A livello geografico tra tutte le figure professionali richieste dalle imprese, il Nordest è la ripartizione geografica dove nel 2024 è stato più difficile reperire sul mercato questi lavoratori.
Il Mezzogiorno, invece, è l’area del Paese dove il reperimento è stato più “facile”. In Sicilia la difficoltà di reperimento è stata del 42%, in Puglia del 41,9% e in Campania del 41%.

Settori difficili

I settori dove è sempre più difficile reperire operai specializzati “riguardano l’edilizia e il manifatturiero; in riferimento a quest’ultimo, il legno, il tessile-abbigliamento-calzature e la metalmeccanica sono le filiere dove la ricerca è più impegnativa”, è scritto nel report Cgia. Nel settore dell’edilizia “segnaliamo la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro carpentieri, ponteggiatori, cartongessisti, stuccatori, pavimentatori-piastrellisti, palchettisti e gruisti-escavatoristi. Nel comparto del legno sono quasi introvabili i verniciatori, gli ebanisti, i restauratori di mobili antichi e i filettatori attrezzisti. Nel tessile-abbigliamento si faticano ad assumere modellisti, confezionisti e stampatori. Nel calzaturiero, invece, tagliatori, orlatori, rifinitori e cucitori. Nella metalmeccanica, infine, la maggiore difficoltà di reperimento riguarda tornitori, fresatori, saldatori certificati, operatori di macchine a controllo numerico computerizzato e i tecnici di montaggio per l’assemblaggio dei componenti complessi”.

Il motivo del gap

Le cause dello scostamento tra domanda e offerta di lavoro “sono molteplici e frequentemente interconnesse”, spiegano gli analisi della Cgia. Negli ultimi anni, fattori quali la denatalità e l’invecchiamento della popolazione “hanno contribuito a ridurre la disponibilità di forza lavoro. Inoltre, è rilevante sottolineare che molti candidati non possiedono le competenze tecniche e professionali richieste dagli imprenditori, in particolare nel settore manifatturiero, evidenziando lo storico divario persistente tra il livello di apprendimento acquisito durante il percorso scolastico e le esigenze del sistema produttivo”. Allo stesso modo viene evidenziato che “rispetto al periodo pre-Covid, i giovani sono sempre più alla ricerca di occupazioni che offrano maggiori livelli di flessibilità, autonomia e tempo libero. Parallelamente, mostrano una minore propensione ad accettare incarichi con orari prolungati (in particolare nel weekend) o condizioni lavorative fisicamente gravose”. Tendenze che “purtroppo, sono destinate a consolidarsi nel tempo” concludono gli analisti dell’associazione degli artigiani veneti.

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