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IL CASO

Fuga di laureati dall'Umbria, impennata storica: mai così tante partenze verso l'estero

Il 2024 è l'anno peggiore sia per il cuore verde che per l'Italia: tutti i numeri dell'indagine basata sui nuovi dati Istat

Andrea Pescari

30 Agosto 2025, 17:40

Fuga di laureati dall'Umbria, impennata storica: mai così tante partenze verso l'estero

La fuga di laureati non aveva mai toccato i livelli raggiunti nel 2024. Dall'Italia all'Umbria, il fenomeno ha subito nello scorso anno un'impennata senza precedenti. Lo certificano i dati Istat, che fotografano un fenomeno non più episodico ma strutturale. Aumentano le cancellazioni delle residenze da parte dei cittadini italiani, mentre calano gli ingressi dall'estero. 

In Umbria i laureati che nel 2024 hanno scelto di cancellare la residenza in Italia per stabilirsi definitivamente all’estero sono stati 722, contro i 446 del 2023. Un incremento del 61,9% che spazza via il precedente massimo (552 nel 2020). "È come se in un solo anno fosse scomparsa un’intera facoltà di media dimensione" viene spiegato nella nota della Camera di commercio dell'Umbria. Il dato nazionale è altrettanto impressionante: 48.086 laureati italiani hanno lasciato definitivamente il Paese, contro i 37.114 del 2023, con un balzo del 29,5%. Mai, negli ultimi decenni, l’Italia aveva registrato un’emorragia così vasta in dodici mesi.

Mentre quelli che decidono di fare il percorso inverso sono sempre meno. Nel 2024 in Umbria i laureati provenienti dall’estero – spesso italiani che avevano lavorato fuori e decidono di tornare – sono stati solo 174, contro i 202 del 2023. In Italia le iscrizioni dall’estero sono state 13.083, con un calo del 13,4% rispetto all’anno precedente. Risultato: un saldo negativo mai visto prima, -548 in Umbria e -35.003 a livello nazionale.

Un fenomeno che parte da lontano. Se infatti si vanno a valutare i dati cumulati del periodo 2015-2024 la tendenza è stata la seguente: in Umbria 4.380 uscite e 1.760 ingressi, per un saldo negativo di 2.620 laureati. In Italia le fuoriuscite ammontano a 308.285, contro 129.108 ingressi, con un bilancio finale di -179.177. Se confrontiamo il 2024 con il 2015, l’Umbria segna un aumento del 149% delle uscite, contro il 99,6% della media nazionale. Peggio fanno Basilicata (+239%), Abruzzo (+192%), Molise (+174%), Veneto (+169%) e Calabria (+156%).

Tra chi se ne è andato, i più numerosi sono stati i 25-39enni (165 uscite), seguiti dai 40-64enni (92), dai giovani fino a 24 anni (22) e persino da 11 over 65. Le ragioni sono note: stipendi più alti, carriere più lineari, riconoscimento del merito, contesti internazionali più dinamici.

Fenomeno che diventa un costo per il Paese. Ogni laureato che lascia l’Italia è un capitale formativo perso. Dietro c’è un investimento enorme – scuole, università, borse di studio, sacrifici delle famiglie – che finisce per alimentare la produttività di altri Paesi.

La Regione Umbria sta cercando di correre ai ripari. Ha già approvato incentivi fino a 15 mila euro per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani laureati under 35 e di persone con disabilità, oltre a 9 mila euro per disoccupati iscritti al programma GOL. Le misure saranno operative tra agosto e dicembre 2025.

Il presidente della Camera di commercio dell'Umbria, Giorgio Mencaroni, commenta così quanto indagato: "In Umbria c’è oggi la consapevolezza che la crescita passa soltanto da un impegno comune di tutte le istituzioni, in sinergia e con una visione condivisa. Il provvedimento adottato dalla Regione rappresenta una prima pietra importante, ma da sola non basta: serve una tastiera di misure organiche, capaci di accompagnare davvero la trasformazione del nostro tessuto economico e sociale. La Camera di Commercio dell’Umbria ha messo al centro del proprio programma i due assi decisivi del futuro, la transizione digitale ed ecologica, che richiedono scelte coraggiose e coordinate. Ma per far esprimere a questa doppia transizione tutte le sue potenzialità in termini di crescita sana e innovativa del territorio occorrono i nostri laureati, risorsa decisiva che va trattenuta e valorizzata. È su questi binari che si costruisce un’Umbria competitiva, attrattiva e capace di guardare con fiducia al domani".

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