Attualità
Tra le professionalità richieste ci sono anche 120 cuochi
Camerieri, aiuto cuochi, baristi e chef: il business del Natale vale 1.350 posti del lavoro in Umbria. Tante sono le assunzioni previste secondo il report di Unioncamere – ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, sistema informativo Excelsior, dove si evince che nel periodo tra novembre 2024 e gennaio 2025 sono pronti 2.100 contratti nelle attività di ristorazione. Se però andiamo a sottrarre i numeri relativi a novembre (gli ultimi pubblicati singolarmente nella dashboard), ecco che il panorama si ristringe ai due mesi delle feste. Andando a guardare nei singoli comparti del settore, i camerieri di sala sono i lavoratori più richiesti: ben 910 nel trimestre novembre-gennaio di cui 360 a novembre e 550 tra dicembre e il primo mese del 2025. A seguire ci sono gli aiuto cuochi, con 370 assunzioni in programma nei due mesi di festa; i baristi (150 contratti pronti) e gli chef (120 a dicembre e gennaio). Fino a qui, tutto bene.
Il problema sta nel trovare quelle figure che possano entrare a far parte delle squadre di bar e ristoranti di tutto il cuore verde. Nel periodo analizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, solo nel 38,1 per cento dei casi le attività commerciali non hanno nessuna difficoltà di reperimento. Il ridotto numero dei candidati è infatti la causa principale per cui questi contratti previsti poi non vengono firmati dal 48,4 per cento dei possibili lavoratori. L’inadeguatezza dei candidati è la giustificazione dell’8,8 per cento, mentre il 4,7 per cento è ascrivibile alla voce altro. Insomma, di difficoltà ce ne sono eccome. Capitolo esperienza richiesta: il 46,9 per cento di bar e ristoranti ha bisogno di personale pronto, mentre il 20,6 per cento richiede un’esperienza generica. Il 18,7 per cento è pronto ad assumere anche baristi, cuochi, aiuto cuochi e camerieri alle prime armi, mentre l’esperienza specifica nella professione è richiesta dal 13,7 per cento delle attività. Se invece si guarda alla classe d’età, i preferiti sono i giovani tra i 25 e i 29 anni (27,2 per cento), seguiti dalla fascia 30-44 (24,7 per cento) e dagli under 25, il 18,8 per cento. Non è rilevante la fascia d’età per il 25,8 per cento delle aziende pronte ad assumere, mentre nella fascia 45-54 anni la richiesta è del 3,5 per cento.
Il problema, insomma, è trovare il personale: “Abbiamo difficoltà nelle condizioni normale, immaginate quindi a dicembre e gennaio dove per fortuna il lavoro raddoppia”, spiega Romano Cardinali, presidente Fipe Confcommercio Umbria. Ma perché non si trovano lavoratori? “Dal mio punto di vista, il problema non è solo nel nostro settore ma di tutto il mondo del lavoro. Stiamo già pagando la denatalità, perché se ci sono sempre più persone che vanno in pensione rispetto a quelle che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro dopo la scuola, ecco che ogni anno si perdono milioni di posti di lavoro. Se nel 2024 vanno in pensione i nati nel 1960 che hanno sfiorato il milione ed entrano a lavorare i nati nel 2002, anno in cui ci sono state poco più di mezzo milione di nascite, capiamo bene dove sono i lavoratori mancanti. Io onestamente non conosco camerieri e baristi disoccupati, mancano proprio le persone che fisicamente vanno a lavorare. Il problema sarà ancora più grave col passare del tempo”. Quindi non è vero che i giovani non vogliono lavorare? “Assolutamente no, non diciamo cose che non sono vere. Poi è chiaro che ci sono le eccezioni, che sono la normalità. Ci sono datori bravi e datori disonesti, collaboratori bravi e collaboratori disonesti. Su 100, i 90 che fanno la loro parte sono la normalità, i 10 che rimangono fanno rumore. Alla base di tutto mancano le persone che vanno a lavorare”, conclude Cardinali.
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