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Il direttore Fabio Luccioli mentre intervista sul tema edicole l'europarlamentare Nardella
Fabio Luccioli, in veste di direttore della Gazzetta di Foligno (dirige anche Rgu), nei mesi scorsi ha portato avanti, con convinzione, una battaglia per la difesa delle edicole.
- Si intravedono le prime azioni concrete nella battaglia per salvare le edicole, che ne pensi delle proposte avanzate dal senatore Verini e dal sottosegretario Barachini?
Il fatto che la politica presenterà atti concreti per la salvaguardia delle edicole è già un ottimo punto di partenza. Lasciare da parte gli slogan e le belle parole per passare all’azione è fondamentale per dare un supporto concreto a questo settore in difficoltà. Entrambe le proposte arrivano da due politici-giornalisti, che hanno quindi un certo tipo di sensibilità verso queste tematiche: l’augurio è che la battaglia possa ampliarsi e coinvolgere sempre più soggetti. I numeri parlano chiaro, non c’è più tempo da perdere. Portare avanti questa campagna non significa combattere contro i mulini a vento né essere anacronistici, l’importanza sociale e culturale delle edicole penso non possa essere messa in discussione.
- Non è un po’ superato fare una battaglia sulle edicole proprio nel momento in cui la carta stampata è ai minimi storici in fatto di vendite?
Il rischio è quello di rispondere in maniera poco oggettiva, visto che sono sicuramente di parte avendo una personale passione per la carta più che per il digitale. Al di là del mio lavoro, resto un grande appassionato di tutto ciò che posso sfogliare fisicamente: giornali o libri che siano. Per me le pubblicazioni cartacee hanno ancora il loro grande valore. Comunque, a prescindere dai giornali, ancora oggi le edicole rappresentano un importante presidio sociale non solo nei piccoli borghi – di cui l'Umbria è piena – ma anche nelle grandi città. Per molti sono ancora un “porto sicuro”, un punto di riferimento a cui rivolgersi nel proprio quartiere e non solo. Sono certo che la battaglia in difesa delle edicole e un loro possibile rilancio possa creare una sorta di “effetto moltiplicatore”, portando giovamento anche a tutto il mondo della carta stampata e dell’editoria.
- Anche la Gazzetta di Foligno che tu dirigi è schierata in prima linea su questa battaglia, che segnali hai dai diretti interessati?
Il mio osservatorio è ovviamente limitato rispetto a quello che può avere il Corriere dell'Umbria. C’è comunque da dire che, se a livello regionale e nazionale abbiamo notato che qualcosa si sta muovendo – proprio grazie alla vostra iniziativa -, a livello locale percepisco un po’ di torpore (per usare un eufemismo) da parte di chi ha un ruolo istituzionale. E pensare che, proprio a Foligno, non più tardi di un paio di anni fa venne portata in consiglio comunale una proposta per il rilancio delle edicole. Quel documento approdato all’interno della massima assise è rimasto lettera morta. La nostra iniziativa avrebbe potuto riaccendere l’interesse, ma sin qui nessuno si è fatto avanti. Ben diversi sono invece i segnali che arrivano da altre parti. Mi riferisco in particolar modo ai lettori della Gazzetta di Foligno e a chi ha sentito parlare di ciò che stiamo facendo: in diversi stanno apprezzando e condividono. Abbiamo inoltre ricevuto alcuni contributi come quello del dottor Pietro Stella che, come direttore del Distretto sanitario di Foligno e referente locale della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), ha voluto sottolineare la relazione tra la salute pubblica e il ruolo delle edicole.
- Sapresti indicarmi due azioni concrete che metteresti in atto se fossi sulla tolda di comando?
Il primo è sicuramente quello di prevedere una sorta di “edicola dei servizi”, un po’ come si sta cercando di fare con le farmacie. Le edicole, vista la possibilità di essere capillari e facilmente riconoscibili sul territorio, possono diventare dei veri e propri “bracci periferici” della pubblica amministrazione, erogando alcuni servizi. Penso a certificati, atti o altro tipo di documentazione fornita dai Comuni o dalla pubblica amministrazione e di facile gestione da parte degli edicolanti. L’idea non è mia, ma prende spunto a ciò che si è fatto negli ultimi anni a Firenze. Nelle scorse settimane abbiamo intervistato l’ex sindaco e attuale europarlamentare Dario Nardella, che ci ha raccontato il “modello Firenze” e quella appena descritta è stata una delle iniziative che la sua giunta aveva intrapreso. Anche la possibilità di prevedere sgravi, ad esempio per quanto riguarda il pagamento del suolo pubblico, potrebbe essere un altro incentivo che potrebbe permettere di dare un po’ di respiro agli edicolanti.
- Perché i giovani non leggono più né rilevano le edicole?
Dirò forse una cosa che non piacerà. Il problema forse non è tanto dei giovani, ma di chi li ha preceduti. Nessuno escluso, nemmeno il sottoscritto. Cosa intendo? È saltata almeno una generazione di lettori che ha preceduto i giovani d'oggi. Lo vedo ad esempio con il nostro settimanale: capita spessissimo che gli attuali quarantenni o cinquantenni mi raccontino dei genitori o dei nonni abbonati al giornale. “Avere la Gazzetta in casa era una tradizione di famiglia”, mi dicono. Ma, poi, sono loro i primi ad aver interrotto la tradizione e a non leggere più nemmeno i quotidiani. Come possiamo dunque pretendere che i loro figli, cresciuti senza conoscere da vicino l’abitudine del giornale, lo leggano? Come un domino, questa situazione porta poi a non andare più in edicola, alimentando le difficoltà di tutto il settore. C’è comunque da dire che, intervistando gli edicolanti, in molti ci hanno detto che i giovani acquistano difficilmente i giornali, ma vanno comunque a comprare libri e riviste. Non sarei quindi così sfiduciato nelle nuove generazioni.
- Il Corriere dell'Umbria da due anni ha puntato forte sulle scuole, anche per provare a riavvicinare i giovani alla lettura: iniziativa velleitaria o da diffondere ancora di più?
È un’iniziativa tutt’altro che velleitaria e non lo dico per piaggeria. Da anni giro nelle scuole per far conoscere ai ragazzi il mondo del giornalismo. Se è vero che all’inizio delle lezioni in moltissimi non conosco l'argomento, c’è poi chi si appassiona. Non ci si può avvicinare a mondi che non si conoscono. Quindi, entrare nelle scuole è il primo passo per far scattare sin da ragazzi l’interesse verso un determinato argomento. A me è capitato così. Alle superiori – oggi si direbbe secondaria di secondo grado – partecipai a un concorso per giornalisti “in erba” indetto da un quotidiano e da lì mi sono innamorato di questa professione. Non dico che tutti gli studenti debbano diventare giornalisti, ma lettori e cittadini consapevoli assolutamente sì. Come dico sempre quando entro nelle classi, leggere, informarsi e conoscere permette di creare i giusti “anticorpi” per difendersi dalla miriade di notizie fasulle.
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