Edicole
Walter Verini, senatore della Repubblica per il Partito democratico
C’era già stato un segnale positivo, forte e chiaro, nelle scorse settimane. Lo aveva lanciato il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, annunciando un imminente provvedimento ad hoc del governo a favore delle edicole e della filiera distributiva. Un primo passo importante, perché finalmente si era tornati a parlare di edicole non solo come problema, ma come risorsa. Ma ieri, 14 aprile 2025, qualcosa si è mosso, compiendo un ulteriore passo in avanti. Perché quel tema – che prima era solo sul tavolo del governo e sulle colonne del nostro e di pochi altri giornali – adesso entra ufficialmente anche nelle aule del Parlamento. Proprio come avevamo auspicato a gennaio, aprendo la nostra campagna pro edicole.
Il disegno di legge presentato in Senato dal senatore Walter Verini, insieme ai senatori Cecilia D’Elia, Vincenza Rando e Filippo Sensi – disegno che porta in calce le firme di ben 20 senatori del Pd – non è una semplice dichiarazione di intenti.
È una proposta articolata, dettagliata, concreta. E per chi – come noi – ha lanciato una campagna giornalistica a difesa delle edicole come ultimo baluardo culturale e sociale nei borghi e nei quartieri delle nostre città, è la prova che quel sasso lanciato nello stagno non solo ha infranto il silenzio attorno a una situazione che sembrava avviata a un triste destino tra il disinteresse generale, ma adesso ha iniziato a generare perfino delle onde.
Ieri è emersa chiaramente una consapevolezza: le edicole non si salvano solo con gli slogan. Si salvano con norme, misure, visione. E questa proposta di legge, per la prima volta, disegna un sistema di sostegno che va dalla fiscalità agevolata ai contributi per l’ammodernamento, dalla possibilità di svolgere servizi pubblici decentrati fino alla trasformazione delle edicole in veri e propri sportelli civici.
Non è un provvedimento per nostalgici della carta stampata. È un progetto per il futuro. Perché salvare un’edicola oggi significa tenere aperta una porta sulla comunità, un luogo d’incontro fisico in un mondo sempre più virtuale, un presidio di informazione in territori sempre più periferici e abbandonati. Ma attenzione. Questa battaglia è lunga, e da sola una proposta di legge – pur buona – non basta. Serve unità di intenti. Serve che tutte le forze politiche – senza contrapposizioni, senza bandiere – riconoscano la bontà dell’obiettivo. Non importa da quale schieramento sia nata l’idea: se è giusta, è giusta per tutti.
Oggi non ci auguriamo di celebrare un traguardo, ma di celebrare una svolta. Perché dalle parole si sta passando ai fatti. E i fatti, in Parlamento, si chiamano leggi. Se davvero ci sarà condivisione, senza pregiudizi ideologici e con il coraggio di agire insieme, allora sì: si potrà ottenere qualcosa di concreto. Di duraturo. Di giusto. Per le edicole. Per la rete distributiva.
Ma soprattutto per un’Italia che ha ancora bisogno di luoghi dove ci si guarda negli occhi e si sfogliano pagine, non solo schermi.
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