il personaggio
Kabir Bedi e Can Yaman
L'incontro con il destino avvenne nel 1975, quando un regista italiano volò fino in India alla ricerca di un volto che incarnasse la forza primordiale di un pirata, la nobiltà d'animo di un principe e la grazia felina di una tigiera. Kabir Bedi aveva 29 anni, una preparazione da buddista birmano e una carriera di fotoromanzi alle spalle. Quando Sergio Sollima lo vide, non esitò: "Quella Tigre è tua". Da quel giorno, il nome di Kabir Bedi sarebbe stato per sempre inciso nel cuore degli italiani come Sandokan.
Nel 1976 la Rai trasmise per la prima volta lo sceneggiato in sei episodi, andato in onda dal 6 gennaio all'8 febbraio. Nato a Lahore nel 1946 nell'India britannica, Bedi divenne in pochissime settimane un fenomeno di costume senza precedenti. La serie ottenne una media di 27 milioni di telespettatori a puntata, con picchi che superarono i 30 milioni, paralizzando letteralmente l'Italia. Le strade si svuotavano, i negozi chiudevano in anticipo, le famiglie si radunavano davanti ai televisori spesso ancora in bianco e nero, perché nonostante fosse girato a colori, il primo episodio andò in onda in B/N per problemi di palinsesto.
Il successo fu tale che il Telegatto del 1976 lo consacrò come miglior attore, insieme ad Andrea Giordana per il miglior attore non protagonista e ai fratelli De Angelis per la colonna sonora. Bedi divenne l'icona di un'epoca: "Ancora adesso, per strada, mi chiamano Sandokan. Però non mi strappano più la camicia", racconta oggi con una punta di ironia, ma anche con la consapevolezza di aver incarnato un personaggio che ha superato di slitto le barriere del tempo.
Per ottenere la parte, Bedi dovette superare durissime prove fisiche e tecniche: "Ho fatto molte prove: a cavallo, a nuoto, di duello con la spada, di trucco, di scene romantiche. Dopo una settimana la parte era mia". La preparazione fu intensa e spirituale insieme: "Meditavo, dormivo, mi allenavo, ero disciplinato". Il set, però, non fu privo di pericoli. Una delle scene più celebri, il duello con la tigre, richiese un'elaborata messa in scena: "L'abbiamo girata in tante inquadrature spezzate, con parecchi salti diversi che creano l'illusione finale. Mi sono trovato davvero da solo davanti alla tigre che avanzava verso di me. La squadra invece restava al riparo dietro una grata di ferro".
Anche le riprese de Il Corsaro Nero (sempre nel 1976) e de La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! (1977) presentarono rischi concreti: "A Cartagena, in Colombia, il nostro galeone si è scontrato contro un muro sottomarino. Affondammo. Ci ha salvato la Guardia costiera".
Il successo di Sandokan aprì a Bedi le porte di Hollywood e di Bollywood. Nel 1983 interpretò Gobinda, il perfido scagnozzo di Khan, in Octopussy di James Bond al fianco di Roger Moore. Tra il 1994 e il 1995 fu il principe Omar in Beautiful, tornandovi come guest star nel 2005. La sua carriera in India conta oltre sessanta film, tra cui Kuchche Dhaage, Manzilein Aur Bhi Hain e Khoon Bhari Maang, dove spesso ricopriva ruoli da protagonista.
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Nel 2005 interpretò l'imperatore Shah Jahan in Taj Mahal: An Eternal Love Story, produzione bollywoodiana di grande richiamo. Ma non dimentica l'Italia: nel 2007 partecipò a Un medico in famiglia (5ª stagione) e nel 2010-2011 a Ganga Kii Dheej, serie di 135 episodi. Recentemente ha completato una fiction radiofonica italiana di 200 episodi per la radio più ascoltata del Paese.
Bedi si è sposato quattro volte. "Rompere un rapporto è sempre doloroso, ma l'importante è ciò che resta quando la sofferenza finisce. Sono rimasto amico con tutte le mie ex mogli e ne sono orgoglioso". Attualmente è sposato con Parveen Dusanj dal 2016, ma stanno insieme da oltre vent'anni.
La sua vita è stata segnata da una tragedia impressionante: il figlio Siddharth, nato dal matrimonio con Protima, si è suicidato nel 1997 a soli 25 anni, lasciando un vuoto incolmabile. Bedi ne parla con grande rispetto, ma senza nascondere il dolore.
L'Italia non ha mai dimenticato la sua Tigre. Nel 2010, con decreto del Presidente della Repubblica, Kabir Bedi è stato nominato Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È membro votante dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences e guida una società cinematografica che produce film indiani e internazionali.
Dal 2018 è Global Ambassador di Care to Action, organizzazione italiana che opera in India per portare bambini dalla strada alla scuola. Ha inaugurato il 4 gennaio 2019 l'Anganwadi di Bagath Singh Nagar a Hyderabad e ha promosso un tour in Italia per sensibilizzare la causa.
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Oggi, a quasi 50 anni di distanza, Sandokan torna su Rai 1 con Can Yaman. Bedi guarda al nuovo adattamento con rispetto: "Un eroe che tocca i cuori, i segreti del mio successo". Pur consapevole che il suo Sandokan è un'icona ineguagliabile, non nutre rivalità: "Il mio successo è stato una grande fortuna, un dono del destino".
Eppure, per chi ha vissuto quegli anni, Sandokan è e sarà per sempre Kabir Bedi. Quando il pubblico italiano sentirà l'urlo Sandokan! stasera su Rai 1, nella memoria collettiva risuonerà ancora lo sguardo torvo, la voce profonda e i capelli sciolti al vento di quell'attore indiano che, per caso o per destino, incarnò per sempre la Tigre della Malesia.
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