ASSISI
A sinistra l'arrivo dei fedeli in stazione Vaticano, a destra i pellegrini in attesa del treno di ritorno alla stazione di San Pietro
Le 4 di mattina sono passate da circa venti minuti. Alla stazione di Santa Maria degli Angeli sono arrivati ancora pochi pellegrini. Tra questi ci sono Angelica e Alberto, insieme ai loro figli Antonio e Mariasole. Una famiglia di Campello sul Clitunno, tra i primissimi che hanno raggiunto la banchina e non per caso. Sono intrepidi, muoiono dalla voglia di vedere dal vivo la canonizzazione di Carlo Acutis in Vaticano.
Visualizza questo post su Instagram
E’ la mamma a rivelarci il motivo: "Ha salvato la nostra Mariasole". La piccola, 9 anni, nel 2021 si è ammalata di leucemia. "Dopo aver ricevuto preghiere da diverse persone, chi da Medjugorje, chi da San Pio o Santa Rita, la sua maestra di infanzia mi mandò la foto del beato Carlo e ringraziai. Da quel giorno, il valore che ci dava fastidio fin dalle prime analisi è sparito. Abbiamo fatto il nostro percorso di cure, ma non abbiamo più avuto complicazioni". Angelica ha conosciuto di persona la madre di Carlo, ma la "coincidenza più incredibile - spiega la donna – è un’altra. Il giorno che abbiamo portato Mariasole in sala operatoria per l’ultimo trapianto di midollo era il 3 maggio, data di nascita del beato Carlo".
Passano i minuti e il binario 1 inizia a riempirsi. Alle ore 5 la banchina è stracolma di fedeli. Dopo un quarto d’ora si presenta puntualissimo il treno speciale organizzato dalle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno.
I pellegrini, biglietto in mano, entrano nelle rispettive carrozze e prendono posto. Tra loro, anche il sindaco di Valfabbrica, Enrico Bacoccoli. Dopo la partenza, il treno fa tappa a Foligno dove salgono le ultime persone che riempiono definitivamente tutti i vagoni: siamo 800. Per ogni carrozza ci sono almeno due volontari, che distribuiscono uno zainetto blu con dentro cappellino e fazzolettone rigorosamente gialli, scelto come colore distintivo delle diocesi. In tutti gli oggetti è raffigurato il volto di Acutis e, ognuno, accompagnato da una frase del santo (“L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”, “Non io ma Dio”, “La tristezza è lo sguardo su di sé: la gioia è lo sguardo su Dio”).
Per ogni vagone, coordinati da fra Marco Gaballo, rettore del Santuario della Spogliazione (dove riposa il patrono di internet), ci sono i gli animatori di preghiera che, dopo aver consegnato un volantino e un santino, recitano lodi e intonano inni e canti. Nel treno speciale c’è anche un gruppo di persone che arriva da Gualdo Tadino. Con loro c’è Simonetta, referente della sottosezione di Unitalsi, unione che ha come compito principale quello di accompagnare persone con disabilità a Lourdes e nei santuari: “Quale giorno migliore per andare a vedere due santi. Per me, che ho una certa età, è la cosa più bella che mi potesse capitare”.
Ha preso posto anche il bastiolo Fabrizio Fanini, collaboratore del musicista umbro Marco Mammoli. Al fianco di quest’ultimo, autore dell’inno della giornata mondiale della gioventù del 2000, ha suonato alla corte di Papa Leone XIV al maxi evento del Giubileo della gioventù tenutosi i primi di agosto a Tor Vergata: “Insieme a mio fratello Stefano, ho accompagnato con la chitarra Marco nell’esibizione del suo brano Non io, ma Dio, dedicato ad Acutis”.
In viaggio c’è anche chi, Carlo Acutis, lo ha conosciuto di persona, come Rosella: “Ho avuto a che fare con lui quando prestavo servizi nella casa della famiglia ad Assisi. Era un bambino normale, ma allo stesso tempo speciale. Era molto simpatico, abbiamo scherzato spesso insieme. Andava tutte le mattine a messa, come racconta la madre”.
Poi c’è don Dario Resenterra, è stato parroco a Bettona e, successivamente, vicario parrocchiale della cattedrale di San Rufino, ad Assisi, dove è custodita la reliquia del cuore di Acutis: “L’ho conosciuto da piccolo, era molto grazioso. Lo vidi anche due mesi prima della malattia, era più grande e si trovava vicino Santa Chiara, insieme ai suoi due cagnolini. Ma chi è ‘sto figlio? Mi chiedevo. Aveva un fascino particolare, non che avesse l’aureola... ma i santi si riconoscono”.
“E’ stata un’operazione complessa per l’organizzazione e, allo stesso tempo molto bella per celebrare un giorno speciale, come quello che riguarda la santità di un giovane che ci coinvolge direttamente – dice Fra Gaballo -. Un elemento che ci entusiasma e ci rende orgogliosi, dandoci fiducia e gioia per il cammino futuro. A memoria non mi vengono in mente operazioni simili a quella che abbiamo messo in piedi con questo treno speciale”. La sensazione che prevale al ritorno nel cuore verde, viziata anche dalle parole di Fra Marco Gaballo, è che - quello compiuto da Santa Maria degli Angeli al Vaticano - sia stato un viaggio storico.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy