Attualità
La straordinaria carriera di Alessandra Tognoloni che ha lasciato la sua città, Gubbio, da giovanissima, fino a diventare prima ballerina a Les Ballets de Monte Carlo, la celebre compagnia di balletto classico fondata nel 1985 da Carolina, principessa di Hannover, secondo il desiderio di sua madre, la principessa Grace di Monaco. Un lungo percorso fatto di talento, sacrificio e impegno premiato con il ruolo di etoile in una tra le più prestigiose manifestazioni artistiche del Principato di Monaco. Qui, infatti, la cultura del balletto è una tradizione che risale addirittura a Serge Diaghilev, il celebre impresario e fondatore dei Balletti russi da cui hanno preso vita le carriere di molti famosi ballerini e coreografi, oltre che quella del compositore Igor Stravinskij.
- Alessandra, partiamo dall’inizio. E’ vero che da bambina volevi fare l’archeologa?
Sì, tutto è nato dalla televisione. Mi affascinavano i documentari sugli egiziani, le piramidi, quel mondo misterioso. Mi chiedevo come fosse possibile costruire opere così imponenti in un’epoca così lontana. Da lì l’idea di fare l’archeologa.
- E invece è arrivata la danza?
La danza è arrivata dopo, senza che pensassi subito potesse diventare la mia professione. Avevo fatto tennis, provato il volley, ma la cosa che mi riusciva meglio era sicuramente ballare. Ho iniziato al Centro Studi Danza di Gubbio con Marina Tofi e Carola Teti: mi piaceva, ma non ne andavo matta. Poi sono arrivati i primi risultati e con quelli è scoppiata la passione vera. Quando vedo progressi, mi ci butto a corpo morto.
- Ricordi il tuo primo riconoscimento importante?
Il premio come miglior talento a Praga. È stato il coronamento di dodici anni intensi di studio. Parlo di sacrifici, anche se per me non lo sono mai stati: allenarmi era una grande soddisfazione, lo facevo volentieri ogni giorno, per ore.
- Dalla piccola Gubbio ai grandi teatri del mondo: come è andata?
Dopo Gubbio sono passata a Firenze: un anno al Balletto di Toscana, poi alla scuola di Liliana Bertelli. Successivamente l’Opera di Roma, un altro anno intenso. Sentivo però il bisogno di crescere ancora, così ho scelto Stoccarda: due anni in accademia, diploma e a 17 anni il primo contratto da professionista. In Germania sono rimasta altri dieci anni, ballando tutti gli stili con coreografi di livello mondiale.
- Un periodo importante, ma poi hai scelto di cambiare ancora. Perchè?
Sì, la Germania è un Paese straordinario per lavorare, ma freddo: si vive solo per quello. Mi mancavano il sole e il mare, e alla soglia dei trent’anni ho sentito che era tempo di qualcosa di diverso. Così è arrivato Monte Carlo.
- E lo straordinario incontro con Jean-Christophe Maillot, direttore e coreografo dal 1993 de Les Ballets de Monte Carlo.
È stato un amore a prima vista, sul piano artistico e umano. Lui non ripropone balletti di altri, ma crea coreografie proprie. Ha creato anche un ruolo tutto per me. E’ un continuo confronto, uno scambio di idee che ti arricchisce giorno dopo giorno. A Monte Carlo sto così bene che ci ho preso casa.
- Poi è arrivato il Covid: che esperienza è stata?
La nostra compagnia è privata, sostenuta dal Principato e dalla famiglia reale. Siamo stati pagati anche durante le chiusure, ma abbiamo continuato a lavorare, super controllati con tamponi quotidiani. Siamo stati fortunati, abbiamo fatto tournée in sicurezza. Maillot, in quel periodo, pubblicò un video diventato virale per dire chiaramente che “non ci si può allenare a casa”, contrariamente a quanto molti mostravano.
- E la vita sentimentale di un’artista come Alessandra Tognoloni?
Sono fidanzata con Claudio De Sousa, ex calciatore di Lazio e Torino. Ci siamo conosciuti tramite amici in comune, poi ci siamo incontrati a Roma e anche a Numana durante uno spettacolo estivo nelle Marche. Stiamo insieme da sei anni.
- Ti manca Gubbio?
Mi manca la famiglia. Sono partita giovanissima e torno quando posso, non molto, solo d’estate perché gli impegni sono tanti. Ma per il resto ormai mi sono abituata.
- Con Francesco Mariottini ballerino di danza classica diventato volto noto grazie alla talentuosa presenza ad Amici, un’amicizia storica, vero?
Ci conosciamo da sempre, da quando fece un’audizione a Stoccarda. Ci sentiamo quasi ogni giorno, ci confrontiamo, ci sosteniamo a vicenda.
- Il ricordo più bello della tua carriera?
Il debutto come prima ballerina al teatro della Reggia di Versailles. Un luogo piccolo, appena duecento posti, ma un gioiello. C’erano i miei genitori, c’erano il principe Alberto e la principessa di Monaco. Emozionante. Sono persone semplici e straordinarie: li incontri al supermercato, poi li vedi a teatro che parlano con noi, ci fanno domande, dimostrano una passione vera. Per me sono molto cari.
- Il futuro di Alessandra Tognoloni cosa prevede?
A fine settembre ci sarà il mio ultimo spettacolo, alla Fenice di Venezia. Il primo da premiere è stato Cenerentola e sarà pure l’ultimo in un teatro che definisco incantevole. Ho ballato tutti gli stili con tutti i coreografi in tutti i teatri del mondo. E’ giunto il momento di fare altro. Resto a Monte Carlo e sarò Ballet Master. In pratica, divento coach, rimonto i balletti di Maillot e li insegno ai ballerini professionisti.
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