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Amanda Knox: "L'interrogatorio? Peggior esperienza della mia vita". Poi svela il vero scopo della miniserie

Andrea Pescari

22 Agosto 2025, 13:05

Amanda Knox: "L'interrogatorio? Peggior esperienza della mia vita". Poi svela il vero scopo della miniserie

A sinistra un immagine dalla serie tv, a destra Amanda Knox alla premiere della miniserie a New York

Le 53 ore di interrogatorio sono state la peggior esperienza della vita di Amanda Knox. Lo ha raccontato lei stessa nel presentare la miniserie ispirata alla sua storia dal titolo The Twisted Tale of Amanda Knox, da martedì scorso disponibile su Disney+, che racconta dal suo punto di vista il caso giudiziario del delitto di Meredith Kercher (avvenuto a Perugia nel novembre del 2007). "Sono stata interrogata per 53 ore in cinque giorni" ha dichiarato Knox, spiegando come nella serie tv (di cui è produttrice) voleva che emergesse proprio la scena dell'interrogatorio che definisce "la peggiore esperienza della mia vita e un momento davvero decisivo per l'intero caso". 

Knox ha aggiunto che sarebbe stata costretta a firmare una confessione che non capiva a causa della barriera linguistica. Spiega che non parlava fluentemente l’italiano e all’epoca non era accompagnata da un avvocato. In quel documento, Knox accusa ingiustamente il proprietario di un bar locale di omicidio, Patrick Lubumba, motivo per cui è stata condannata per calunnia. Ritiene che gli interrogatori dovrebbero essere più trasparenti "perché ciò che accade a porte chiuse si traduce ancora oggi in confessioni estorte da persone innocenti. Volevo davvero far luce su questo".

Il motivo della miniserie spiegato da Amanda Knox

Amanda Knox, come riportato dall'agenzia LaPresse, ha poi svelato lo scopo per cui è stata realizzata la serie tv: "Ho una storia da raccontare perché ho una missione, quella di aiutare le persone a comprendere cosa succede veramente quando la giustizia va a rotoli. Lo scopo di questa storia non è Ecco la brutta cosa che è successa ad Amanda. L’obiettivo della storia è il ritorno di Amanda in Italia e, far comprendere il motivo di quella scelta, dobbiamo tornare indietro e rivisitare tutto ciò che ha portato a quel momento".

Knox desidera che gli spettatori siano toccati dalla versione condensata e riconoscano la verità emotiva e psicologica di quello scenario: "Avevo appena terminato la laurea specialistica alla fine del 2006. E il 2007 è stato un anno molto impegnativo per me. Credevo che la laurea specialistica avrebbe portato a un nuovo inizio e desideravo avere una nuova identità e trovare un lavoro come una persona normale - ha spiegato - E la consapevolezza che ciò non sarebbe accaduto è stato un momento piuttosto devastante".

Knox spiega il messaggio che la miniserie vuole dare: "Volevamo che il pubblico uscisse dalla storia pensando Mi posso identificare con ogni singola persona coinvolta in questa tempesta perfetta. Per me, questo era davvero importante perché non volevo arrecare il male che mi era stato fatto in passato". Nella miniserie emerge una ragazza che aveva difficoltà ad adattarsi alla cosiddetta vita reale dopo essere stata assolta ed essere tornata a casa negli Stati Uniti. "Non riuscivo a interagire come una persona normale con gli altri - ha detto Knox - Sono tornata a scuola e c'erano studenti che mi scattavano foto in classe e le pubblicavano sui social media con commenti davvero scortesi. Ci sono miei amici scagionati che sono riusciti ad andare avanti con la loro vita e a stare con persone che non conoscono la peggiore esperienza della loro vita. È una benedizione e una maledizione al tempo stesso", ha concluso.

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