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Donato Bilancia, chi era il serial killer dei treni: dal suicidio del fratello al primo omicidio. Tradito dall'auto usata e arrestato

Reo confesso di 17 omicidi, tutti commessi tra il '97 e il '98 in Liguria e in Piemonte, è stato condannato a 13 ergastoli

Andrea Pescari

06 Agosto 2025, 21:20

Donato Bilancia, chi era il serial killer dei treni: dal suicidio del fratello al primo omicidio. Tradito dall'auto usata e arrestato

Donato Bilancia

Donato Bilancia, chi era il serial killer dei treni al centro dell'ultima puntata de Il Caso con Stefano Nazzi, in onda stasera in tv mercoledì 6 agosto su Rai 3. Di origine lucana, nato a Potenza il 10 luglio 1951, è considerato tra i criminali più sanguinari mai esistiti in Italia.

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L'infanzia difficile e l'adolescenza segnata dal tragico suicidio del fratello 

L'infanzia difficile ha avuto inevitabilmente un ruolo molto importante nella sua crescita personale. Crebbe in un contesto degradato, in cui riuscì a legare solo con il fratello maggiore Michele. Da bambino soffrì di enuresi notturna, gli capitava dunque di urinare involontariamente nel letto. I suoi genitori reagirono con umiliazioni pubblichela madre era solita appendere fuori dalla finestra le lenzuola bagnate; il padre invece lo sbeffeggiò per la sua scarsa virilità. Abbandonò la scuola prima della terza media e iniziò ad entrare in contatto con ambienti criminali.

Dai primi anni '80 iniziò ad agire in solitaria e a giocare pesantemente d'azzardo nelle bische clandestine. Lì era noto con il nome di Walterino poiché, ritenendo il suo nome di battesimo eccessivamente legato alle proprie origini meridionali, aveva preso l'abitudine di farsi chiamare Walter. Nel 1987 il drammatico suicidio del fratello Michele (si gettò sotto un treno con in braccio il figlio piccolo di 4 anni) lo segnò definitivamente

Il primo omicidio e quello sull'Intercity La Spezia-Venezia

Bilancia maturò la decisione di uccidere nel 1997, mentre si trovava proprio in una bisca clandestina, e udì i due biscazzieri Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti burlarsi di lui per averlo truffato al tavolo da gioco. Il 16 ottobre si introdusse nella casa del primo e lo soffocò con un cuscino e con del nastro adesivo. Il delitto venne tuttavia archiviato come morte per cause naturali, e sarà lo stesso Bilancia ad autoaccusarsi del crimine solo dopo il suo arresto.

Solo 8 giorni dopo fu il turno Parenti e la moglie Carla Scotto, che si erano da poco sposati. Per l'omicidio utilizzò per la prima volta una pistola Smith & Wesson 38, arma con cui continuerà a portare a termine tutti i suoi crimini successivi. 

Ma a renderlo tristemente famoso è il delitto commesso sull'Intercity La Spezia-Venezia il 22 aprile 1998: Bilancia sfondò la porta del bagno di un vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, infermiera milanese dell'Istituto Nazionale dei Tumori di ritorno da una vacanza. La vittima la individuò a caso nel vagone. Dopo l'omicidio scese a Voghera e ne prese uno in direzione inversa, non prima di aver telefonato ai genitori da una cabina per fare gli auguri di PasquaWalter colpiva principalmente sui treni e la maggior parte delle sue vittime erano prostitute. E' reo confesso per 17 omicidi, tutti commessi tra il '97 e il '98 in Liguria e in Piemonte.  

Il tradimento e l'arresto  

Fu arrestato nel 1998, tradito dall'auto usata per alcuni spostamenti. L'amico che gli aveva venduto una Mercedes nera andò infatti a denunciare, ignaro dei crimini di Bilancia, una serie di multe per il mancato pagamento di pedaggi autostradali. Il killer non avrebbe mai effettuato il passaggio di proprietà e aveva il vizio di accodarsi a un'auto al casello evitando di pagare. Il caso aiutò i carabinieri a rintracciare l'assassino. L'uomo, su indicazione degli inquirenti, prese appuntamento con Bilancia, con la scusa di chiedergli il risarcimento delle multe: la tazzina da cui quest'ultimo aveva bevuto il caffè venne trasmessa al RIS di Parma, che trovò totale corrispondenza tra il DNA e le tracce rinvenute sul corpo di Maria Angela Rubino. Il mostro fu arrestato il 6 maggio 1998 all'uscita dell'ospedale San Martino di Genova. Venne condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di July Castro, con sentenza del 12 aprile 2000 del tribunale di Genova, sentenza confermata poi in Corte d'appello e in Corte di Cassazione.

Nel 2011, in carcere, Bilancia chiese il permesso di "potersi occupare, come nonno, di un bambino bisognoso, anche disabile". La richiesta - diffusa a mezzo stampa - venne accolta, e iniziò a sostenere economicamente con parte della sua pensione di invalidità civile (che ammontava a 528,35 euro mensili) un bambino affetto da sindrome di Down e altre disabilità, ospite dell'Opera della Provvidenza S. Antonio, a Rubano, e una famiglia siciliana con tre figli disabili. Nel 2016 invece si diplomò in ragioneria all'Istituto Tecnico Commerciale Statale Luigi Einaudi con il voto di 83 centesimi.

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