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Sebastiano Visintin da Storie Italiane su Rai 1: "Nessuno sa quello che è successo". Ecco tutti gli aggiornamenti sull'omicidio di Liliana Resinovich

La Procura ha formulato una tesi accusatoria che punta il dito contro il marito della vittima. Secondo la ricostruzione investigativa emersa da una richiesta di incidente probatorio, il 75enne ex fotografo avrebbe "aggredito e soffocato" la moglie 63enne nel giorno stesso della sua scomparsa

Annalisa Ercolani

26 Maggio 2025, 12:09

Sebastiano Visintin da Storie Italiane su Rai 1: "Nessuno sa quello che è successo". Ecco tutti gli aggiornamenti sull'omicidio di Liliana Resinovich

L'omicidio di Liliana Resinovich e Eleonora Daniele

Sebastiano Visintin ha parlato con i giornalisti di Rai 1 a Storie italiane, oggi lunedì 26 maggio. La Procura di Trieste ha formalizzato l'accusa di omicidio contro lui per l'omicidio di Liliana Resinovich, anche se ai microfoni ha dichiarato: "Io auguro a tutte le persone di vivere 32 anni insieme a una donna meravigliosa. Nessuno sa quello che è successo". 

Invece la Procura ha formulato una tesi accusatoria che punta il dito contro Sebastiano Visintin, il marito della vittima. Secondo la ricostruzione investigativa emersa da una richiesta di incidente probatorio depositata il 21 maggio scorso, il 75enne ex fotografo avrebbe "aggredito e soffocato" la moglie 63enne nel giorno stesso della sua scomparsa. La svolta giudiziaria arriva mentre continuano ad emergere nuovi elementi investigativi, tra sequestri di armi da taglio e testimonianze controverse che dipingono un quadro complesso e ancora irrisolto della vicenda che ha scosso la città giuliana.

La ricostruzione della Procura: omicidio nel parco di San Giovanni

La tesi formulata dalla pubblico ministero Ilaria Iozzi delinea uno scenario drammatico per quella mattina del 14 dicembre 2021. Secondo l'accusa, Sebastiano Visintin avrebbe intercettato la moglie subito dopo Piazzale Gioberti, seguendola nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni dove si sarebbe consumato l'omicidio. La ricostruzione investigativa suggerisce che l'uomo avrebbe aggredito Liliana "afferrandola e picchiandola per poi soffocarla". Questa versione dei fatti rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto alle prime ipotesi investigative, che inizialmente avevano sposato la tesi del suicidio.

Il punto di svolta nelle indagini è arrivato grazie alla superperizia dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha confutato l'ipotesi suicidaria emersa dalle prime analisi medico-legali. L'esperta ha stabilito che la donna fu uccisa per "soffocazione esterna diretta", fornendo così le basi scientifiche per l'ipotesi omicidiaria. Il corpo di Liliana venne rinvenuto il 5 gennaio 2022, dopo venti giorni di ricerche, all'interno di due sacchi della spazzatura nel boschetto di San Giovanni, senza apparenti segni di violenza superficiale.

Le perizie contrastanti e i dubbi investigativi

La complessa vicenda investigativa è caratterizzata da valutazioni medico-legali contrastanti che hanno a lungo diviso gli esperti. Due relazioni nelle mani della Procura giungono infatti a conclusioni diametralmente opposte: quella firmata da Costantinides-Cavalli indica il suicidio, mentre quella del team Cattaneo conclude per l'omicidio. Queste "discrasie e opinioni diverse" hanno spinto la difesa di Visintin a richiedere un incidente probatorio per garantire "garanzie all'indagato di fronte a un giudice e un perito".

Le perizie differiscono significativamente anche sulla datazione del decesso, elemento cruciale per la ricostruzione dei fatti. Questo aspetto temporale assume particolare rilevanza considerando che il corpo fu rinvenuto dopo venti giorni dalla scomparsa, in condizioni che secondo alcuni esperti non sarebbero compatibili con una permanenza così prolungata nell'ambiente naturale del boschetto.

Le dichiarazioni di Claudio Sterpin: "Il marito sa la verità"

Una figura centrale nell'evoluzione del caso è rappresentata da Claudio Sterpin, l'86enne amico di Liliana che aveva una "assidua frequentazione" con la donna e secondo il quale i due "progettavano una vita insieme". Le dichiarazioni di Sterpin alla stampa offrono una prospettiva sorprendente sulla vicenda: pur escludendo la responsabilità diretta di Visintin nell'omicidio, l'uomo è convinto che il marito "sappia benissimo chi è stato".

Secondo Sterpin, quello che accadde a Liliana fu "un lavoro premeditato, fatto da più persone", e il vedovo "sa tutto, compreso il posto dove è stato tenuto il corpo e chi l'ha portato" nel boschettoL'ex informatico con un passato da maratoneta sostiene inoltre che il cadavere fu collocato nel luogo del ritrovamento "due o tre ore prima" della scoperta, contraddicendo l'ipotesi di una permanenza ventennale nell'area boschiva. A supporto della sua tesi, Sterpin argomenta che "fosse stato in quel posto soltanto due giorni e una notte, sarebbe stato sfigurato dai cinghiali che in zona pullulavano".

L'incidente probatorio e il ruolo chiave del testimone

La Procura ha richiesto un incidente probatorio specificamente per "cristallizzare" la testimonianza di Claudio Sterpin, riconoscendo evidentemente il valore probatorio delle sue dichiarazioniQuesta procedura giudiziaria permetterà di acquisire formalmente le deposizioni dell'86enne in vista di un eventuale processo, garantendo la conservazione delle prove testimoniali. La decisione sull'accoglimento della richiesta spetta ora al giudice per le indagini preliminari Flavia Mangiante.

La testimonianza di Sterpin assume particolare rilevanza anche per le implicazioni sulla ricostruzione temporale dei fatti e sulla possibile esistenza di complici nell'eventuale omicidio. Le sue affermazioni potrebbero infatti supportare l'ipotesi di un coinvolgimento di più persone nella morte di Liliana, aprendo scenari investigativi più ampi rispetto all'accusa attualmente formulata contro il solo Sebastiano Visintin.

I sequestri di armi da taglio: nuove piste investigative

L'attività investigativa ha registrato sviluppi significativi anche sul fronte dei sequestri di prove materiali. Oltre alla perquisizione dell'8 aprile che aveva portato al sequestro di "un ingente numero di coltelli e forbici" nell'abitazione di Visintin, sono emersi ulteriori elementi di interesse per gli inquirenti. Tre coltelli che il marito di Liliana aveva regalato "oltre due anni fa" a un conoscente in Toscana sono stati anch'essi sequestrati dalla Squadra Mobile.

Il professionista toscano che aveva ricevuto in dono le lame si è spontaneamente rivolto alla pubblico ministero Iozzi dopo aver appreso la notizia dei sequestri nell'abitazione di VisintinL'uomo è stato successivamente convocato negli uffici della Squadra Mobile per chiarimenti sul rapporto con l'indagato prima del sequestro degli oggetti. È importante sottolineare che "sul corpo di Liliana non vi sono ferite da armi da taglio", rendendo il significato investigativo di questi sequestri ancora da chiarire.

La strategia difensiva e il silenzio di Visintin

Di fronte alle nuove accuse formulate dalla Procura, l'indagato Sebastiano Visintin ha mantenuto il silenzio, non rilasciando commenti attraverso i suoi legali Paolo e Alice Bevilacqua. La difesa ha invece optato per una strategia procedurale, riservandosi di presentare una richiesta di incidente probatorio entro dieci giorni dalla decisione. I difensori intendono richiedere "una perizia collegiale in relazione a tutti i temi già emersi", con particolare attenzione agli "accertamenti sulla frattura alla vertebra toracica di Liliana Resinovich" e sulle "analisi genetiche su alcuni oggetti e sugli elementi piliferi trovati sul corpo e sugli abiti della donna".

 

Questa mossa procedurale della difesa appare finalizzata a ottenere una valutazione tecnica indipendente su aspetti cruciali del caso, in particolare modo per contrastare le conclusioni della superperizia Cattaneo che ha fornito le basi scientifiche per l'accusa di omicidio. L'obiettivo dichiarato è quello di "offrire garanzie all'indagato" attraverso un percorso peritale che non segua "necessariamente quel filo conduttore che fin qui ha portato a discrasie e opinioni diverse proprio dei consulenti del pm".

La conclusione

Il caso di Liliana Resinovich si trova ora a un punto di svolta cruciale, con la Procura di Trieste che ha formalizzato l'accusa di omicidio contro il marito Sebastiano Visintin dopo oltre tre anni di indagini complesse e spesso contraddittorie. La ricostruzione accusatoria delinea uno scenario in cui l'ex fotografo 75enne avrebbe intercettato e ucciso la moglie nel parco dell'ex ospedale psichiatrico, contraddicendo le iniziali ipotesi suicidarie. Tuttavia, le dichiarazioni di Claudio Sterpin introducono elementi di complessità aggiuntiva, suggerendo un possibile coinvolgimento di più persone e mettendo in dubbio la colpevolezza diretta di Visintin, pur attribuendogli una conoscenza dei fatti.

I prossimi sviluppi processuali saranno determinanti per chiarire le numerose zone d'ombra che ancora caratterizzano questa vicenda giudiziaria. L'esito delle richieste di incidente probatorio, sia da parte della Procura che della difesa, potrebbe fornire elementi decisivi per la comprensione di quanto realmente accaduto in quella mattina del 14 dicembre 2021. La città di Trieste attende risposte definitive su una vicenda che ha profondamente segnato la comunità locale e che continua a sollevare interrogativi sulla dinamica e sulle responsabilità della morte di Liliana Resinovich.

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