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IL CASO

Caso Resinovich, il marito Sebastiano Visintin è indagato: nuove perizie riaprono l'inchiesta

Annalisa Ercolani

14 Maggio 2025, 21:10

Caso Resinovich, il marito Sebastiano Visintin è indagato: nuove perizie riaprono l'inchiesta

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin

Il caso di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita tre settimane dopo, continua a scuotere l’opinione pubblica e a sollevare interrogativi tra familiari, inquirenti e consulenti. Le ultime settimane hanno visto emergere nuovi elementi che potrebbero segnare una svolta nelle indagini, riaccendendo il dibattito sulla natura della sua morte.

La svolta della perizia sulla vertebra T2

Uno degli sviluppi più rilevanti riguarda la frattura della vertebra T2, individuata durante le indagini medico-legali. Un nuovo esame delle immagini TAC effettuate l’8 gennaio 2022, subito dopo il ritrovamento del corpo, ha smentito la versione del tecnico dell’obitorio Giacomo Molinari, che aveva dichiarato di aver causato lui stesso la frattura durante l’autopsia. Secondo i consulenti di parte della famiglia Resinovich, i professori Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, la frattura era già presente prima dell’esame autoptico, suggerendo che possa essere un indizio di omicidio e non un semplice incidente post-mortem.

 

Questa scoperta ha portato il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, a querelare il tecnico per falso e a chiedere un’ispezione ministeriale sul reparto che ha eseguito l’autopsia, ipotizzando che le dichiarazioni tardive e mendaci di Molinari possano essere un tentativo di depistaggio o copertura di terzi coinvolti nel caso.

Le accuse e le tensioni familiari

La famiglia Resinovich, in particolare il fratello Sergio e la cugina Silvia Radin, ha espresso pubblicamente il proprio sconcerto per la gestione del caso e per il comportamento del tecnico anatomopatologo, accusato di aver mantenuto il silenzio su dettagli cruciali e di aver rivelato informazioni solo a distanza di anni, anche tramite i social network. Questo ha alimentato nuove tensioni tra i parenti e chi ha seguito le indagini, con la richiesta di chiarimenti sulle motivazioni di tali comportamenti e sulle eventuali coperture.

La posizione del marito e le indagini in corso

Sul fronte delle indagini, ad aprile 2025 è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati Sebastiano Visintin, marito di Liliana. La decisione è arrivata dopo che una nuova perizia medico-legale, disposta dal Gip Luigi Dainotti, ha escluso l’ipotesi del suicidio, sostenendo che la donna sia stata aggredita e soffocata nella mattina stessa della scomparsa, subito dopo la colazione, e che il decesso sia avvenuto in un breve arco temporale.

Il corpo di Liliana era stato trovato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste, con sacchetti di plastica sulla testa e sui piedi, elementi che avevano inizialmente fatto propendere per il suicidio. Tuttavia, la nuova consulenza medico-legale ha documentato segni di ferite compatibili con un’aggressione e ha portato a riaprire l’inchiesta, con particolare attenzione anche al possibile movente economico, come sostenuto dal fratello della vittima.

Le richieste di trasparenza e la reazione degli indagati

La famiglia Resinovich ha chiesto che venga fatta piena luce su tutte le persone coinvolte, compresi i familiari stretti del marito e la sua cerchia di amici, sottolineando la necessità di chiarire eventuali interessi economici legati all’eredità e alla pensione di reversibilità. Visintin, raggiunto dai giornalisti, ha dichiarato di non essere preoccupato e di trovarsi in Austria per motivi di salute, minimizzando la portata delle accuse.

Il caso Liliana Resinovich rimane dunque aperto, con nuovi elementi che sembrano rafforzare la pista dell’omicidio e con la richiesta, da parte dei familiari, di maggiore trasparenza e rigore nelle indagini. La frattura della vertebra T2, la querela al tecnico dell’obitorio e la nuova posizione del marito rappresentano i punti chiave di una vicenda che, a distanza di oltre tre anni, continua a cercare una verità definitiva.

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