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Il principe e il pontefice: l’ambasciatore silenzioso di Windsor nella liturgia del potere

Nel cuore di Roma, sotto i riflettori puntati su Papa Leone XIV, l’apparente anonimato di Edoardo svela una strategia lucida: Londra non cerca visibilità, ma influenza. E lo fa con il guanto di velluto del protocollo

Ambra Costanzi

18 Maggio 2025, 13:57

Il principe e il pontefice: l’ambasciatore silenzioso di Windsor nella liturgia del potere

Il principe Edoardo e, a destra, Papa Leone XIV

In una piazza San Pietro gremita, dove ogni gesto è rito e ogni presenza è messaggio, la monarchia britannica ha scelto la strada meno ovvia ma più eloquente. Non Re Carlo, non il futuro erede William. A rappresentare il Regno Unito all’insediamento di Papa Leone XIV c’era il Duca di Edimburgo, Edoardo, fratello minore del sovrano. Un nome che sfugge alle prime pagine, ma che nel codice delle diplomazie europee suona forte come una dichiarazione.

La stampa più attenta, come Town & Country, ha rilevato la continuità di una scelta apparentemente minore: anche nel 2013, fu il Duca di Gloucester a presenziare all’intronizzazione di Papa Francesco; nel 2005, fu Filippo a rappresentare la Regina Elisabetta per Benedetto XVI.

Ma oggi, questo schema si inserisce in un contesto decisamente più fluido: un’Europa frammentata, una guerra nel cuore del continente, un Vaticano guidato per la prima volta da un pontefice americano. Leone XIV, con radici a Chicago e un’agenda che punta a fare del Vaticano un arbitro globale, ha proposto apertamente la Santa Sede come sede per colloqui tra Ucraina e Russia. È un’offerta che parla alla diplomazia più sottile - quella che Londra conosce bene.

Perché Edoardo, e non William? Perché l'obiettivo non era apparire, ma esserci. Con discrezione chirurgica. L’assenza dei reali più esposti è un messaggio in sé: la monarchia resta istituzionalmente connessa al Vaticano, ma mantiene le distanze pubbliche da una narrazione papale più politica, quasi progressista. Allo stesso tempo, il principe Edoardo - noto per la sua sobrietà e il suo rigore - si presenta come interlocutore ideale per un pontefice che punta al dialogo, più che allo scontro.

Dietro la formula liturgica, c’è il linguaggio dei segnali. Edoardo ha partecipato alla messa con compostezza, ha incontrato brevemente alcuni dignitari europei e ha assistito al conferimento dell’anello del pescatore e del pallio, i simboli del potere spirituale che parlano anche di potere temporale, come annota People. Nessuna dichiarazione, nessuna nota ufficiale dal Buckingham Palace: la diplomazia è tutta nella postura.

In un mondo dove l’ostentazione è la norma, Londra ha scelto l’opposto. Ha mandato un principe di basso profilo a un evento di altissimo peso. Per ricordare che il potere non sta solo nei riflettori, ma anche nell’ombra. E che, quando parla Windsor, spesso lo fa sottovoce - ma il messaggio arriva forte e chiaro.

Vaticano e Windsor: una diplomazia fatta di presenze silenziose

1951 – Re Giorgio VI riceve in visita ufficiale il Nunzio Apostolico, rafforzando i canali informali con la Santa Sede, nonostante l’anglicanesimo della Corona.

1982 – Storico incontro tra Papa Giovanni Paolo II e la Regina Elisabetta II a Buckingham Palace. È la prima volta che un Papa mette piede in Inghilterra. In quell’occasione si parla di “rispetto reciproco” tra le fedi.

2005 – Il Principe Filippo partecipa ai funerali di Papa Giovanni Paolo II e all’insediamento di Papa Benedetto XVI: segno della continuità del rispetto istituzionale.

2010 – Visita di Stato di Benedetto XVI nel Regno Unito: la Regina lo accoglie a Edimburgo. Evento epocale, segnato da tensioni ma anche da una rinnovata apertura.

2013 – Duca di Gloucester presente all'intronizzazione di Papa Francesco. Il Vaticano registra una linea britannica di basso profilo, ma costante.

2025 – Edoardo, Duca di Edimburgo, rappresenta Re Carlo III all’insediamento di Papa Leone XIV. Nessuna fanfara, ma un posizionamento lucido in un momento di ristrutturazione geopolitica globale.

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