LA VICENDA
David di Donatello con Elena Sofia Ricci e Mika
Doveva essere una festa, si è trasformata in un caso. La 70ª edizione dei David di Donatello, andata in scena il 7 maggio nello storico Teatro 5 di Cinecittà, ha diviso pubblico e critica. Un appuntamento molto atteso, che avrebbe dovuto celebrare il meglio del nostro cinema. E invece ha lasciato dietro di sé una scia di commenti negativi, imbarazzo e perplessità.
Per la prima volta insieme sul palco, Elena Sofia Ricci e Mika hanno condotto la serata. Un’accoppiata inedita, accolta con curiosità ma accostata, nei fatti, con freddezza. Alcuni momenti intensi non sono bastati a risollevare una scaletta che ha alternato passaggi goffi, domande fuori luogo e lunghi silenzi. Sui social non sono mancati i giudizi trancianti: "serata noiosa", "domande inutili" e "gelo in sala". Il pubblico televisivo, quello da casa, ha parlato chiaro.
Alcuni dei commenti sui social
A far discutere anche l’episodio che ha visto protagonista Timothée Chalamet. Invitato d'onore e accolto da applausi entusiasti, l’attore ha vissuto un momento di evidente disagio sul palco, complice l’assenza di una traduzione simultanea. Alla domanda "Farai un giro per Roma?", rivoltagli senza alcun supporto linguistico, è seguito un attimo di smarrimento. Lo stesso Chalamet ha poi chiesto perché nessuno lo stesse aiutando con la traduzione. Un’occasione sprecata per dare spessore internazionale a una cerimonia che avrebbe dovuto essere impeccabile.
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Tra gli ospiti: Monica Bellucci, Luca Zingaretti, Giuseppe Fiorello, La Niña, Mario Martone. Presenze di grande peso che, tuttavia, non sono bastate a dare ritmo e coerenza a uno spettacolo apparso in più punti disarticolato.
Sul fronte dei premi, la notizia più significativa è la vittoria di Maura Delpero, prima donna a ottenere il David per miglior regia e miglior film con Vermiglio. Elio Germano ha conquistato la statuetta come miglior attore protagonista per Berlinguer – La grande ambizione, mentre Tecla Insolia ha vinto come miglior attrice per L’arte della gioia. Il David dello spettatore è andato a Diamanti di Ferzan Özpetek.
Eppure, proprio il pubblico, quello vero, ha manifestato la propria delusione. Sui social, è stato un fiume in piena. C'è chi ha parlato di "David più brutto degli ultimi anni", chi ha notato l’imbarazzo di Chalamet, e chi ha letto nelle scelte della giuria una bocciatura netta a Paolo Sorrentino. Il suo Parthenope, nonostante le 14 candidature, è rimasto a mani vuote. Un’assenza che ha fatto rumore, così come quella di Giorgia, la cui canzone era tra le favorite ma non ha ottenuto alcun riconoscimento.
In molti hanno rimpianto le edizioni passate, condotte con equilibrio e mestiere da volti come Carlo Conti, capaci di tenere insieme spettacolo e cerimonia, show e solennità. Questa volta, tutto è sembrato più scollegato, meno fluido. Gli omaggi a Pupi Avati e Giuseppe Tornatore, così come la presenza di Ornella Muti, avrebbero potuto essere momenti clou. Si sono rivelati invece frammenti isolati in uno spettacolo privo di una regia unitaria.
Il David 70 ha scritto una pagina importante della storia del premio, ma per ragioni diverse da quelle auspicate. Non basta premiare il meglio del cinema. Bisogna anche saperlo raccontare. E, ieri sera, a Cinecittà, è sembrato mancare proprio quel tocco di magia che il nostro cinema, quando vuole, sa ancora regalare.
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