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Da sx: Meredith Brooks, Adam Duritz (Counting Crows) e Gregg Alexander (New Radicals)
Gli anni ’90 sono stati un crogiolo di suoni, diviso perlopiù tra l'introspezione carica di rabbia del grunge e la spavalderia del britpop britannico. In questo turbine creativo, alcune canzoni hanno squarciato il cielo come meteore solo per un breve ma indimenticabile attimo. Sono le one-hit wonder, brani entrati di diritto nell’immaginario collettivo, scalando le classifiche per poi relegare i loro autori a un eterno “e poi che fine hanno fatto?”. Da Mr. Jones a Glorious, ecco otto gemme che hanno illuminato un decennio e continuano a scintillare nei nostri ricordi.
Nel 1993 i Counting Crows, formazione alternative rock di Berkeley, lanciarono Mr. Jones, un jangle-pop che raggiunse il n. 5 nella Billboard Hot 100. Ispirata a una serata di bevute del cantante Adam Duritz e al suo desiderio di fama, la canzone fu scritta pensando a una ragazza immaginaria e al mito di Bob Dylan.
È l'unica canzone dell'album August and Everything After (1993) dove a suonare non è Steve Bowman, il batterista dei Counting Crows. Lo stesso Bowman dichiarò infatti di detestare il brano poiché, a detta sua, non si unì alla band "per suonare musica country". Nella versione pubblicata la batteria che ascoltiamo è di Denny Forgheiser che, chiamato in causa dal producer T-Bone Burnett, riuscì a registrare la sua parte in sole due take.
Il cantautore scozzese, già leader degli Orange Juice, trovò il successo con A Girl Like You, dal suo album Gorgeous George (1994). Il brano arrivò al n. 4 in UK e divenne un tormentone in Europa. Fu Paul Cook, batterista dei Sex Pistols, a registrare la parte di batteria, dichiarando in un'intervista del 2020 al Daily Record che la collaborazione con Edwyn Collins lo migliorò come musicista.
Collins rivelò che il testo era un mix di ironia e romanticismo, ispirato a una donna idealizzata. Negli anni sono state molte le apparizioni del brano in film e serie tv, tra cui la prima stagione di Lucifer, la prima stagione di Sabrina, vita da strega e la terza stagione di Ted Lasso. Un brano che non è passato inosservato neanche nelle comunità in rete, con vari utenti su Reddit che ne hanno paragonato il sound a quello di David Bowie.
Tratto dall’album Dish of the Day del 1995 e caratterizzato da un ritornello che si pianta in testa, il pezzo dominò l’Europa toccando il n. 1 in Germania e il n. 26 in UK. Il testo, scritto dal cantante Peter Freudenthaler e basato su eventi realmente accaduti, racconta una piovosa domenica pomeriggio passata ad attendere l’arrivo della fidanzata. In una chiacchierata coi giornalisti del quotidiano Chas, il frontman rivelò:
— A proposito, Peter, come è stata scritta "Lemon Tree"? Eri seduto sotto un albero di limoni...
— No, non ci crederai, ma ero nella mia piccola stanza nella mia città natale, c'era un pianoforte in camera, era un altro pomeriggio di domenica, pioveva, stavo aspettando la mia ragazza, ma non era ancora arrivata...
— Stai citando la prima strofa.
— Ed era tutto vero. Per passare il tempo, ho iniziato a giocherellare con il pianoforte e a canticchiare "I wonder how I wonder why..." E dopo 15-20 minuti la canzone si è composta da sola.
— La ragazza è arrivata poi?
— No...
In un'intervista per il giornale Bild il musicista ha successivamente ammesso di essere "quasi felice" che i Fool's Garden non abbiano replicato questo successo, poiché questo gli ha permesso di concentrarsi sulle cose davvero importanti, ad esempio, ha potuto vedere crescere i suoi figli. Lemon Tree resta l’unica impronta dei Fool's Garden sugli anni ‘90, la tipica canzone che viene utilizzata nelle scuole italiane per insegnare l’inglese ai ragazzi.
Gli Spacehog, band glam-rock di britannici trapiantati a New York, scalarono le classifiche con In the Meantime, singolo estratto dal loro disco d’esordio Resident Alien (1996). Con un suono a metà tra Bowie e i T. Rex, il brano raggiunse il n. 32 nella Billboard Hot 100 e il n. 29 in UK, grazie a un riff psichedelico e alla voce di Royston Langdon.
Il testo, vagamente autobiografico, fu scritto dallo stesso Langdon in un caffè di Manhattan, e il video surreale contribuirono ad entrare nell'alta rotazione di MTV. Il brano è a tutti gli effetti un cult degli anni ’90 ed è recentemente stato utilizzato sia nel film Guardiani della Galassia Vol. 3 che nella seconda stagione della serie tv That 90's Show.
Era il 1997 quando Meredith Brooks pubblicò Bitch, dirompente singolo tratto dal suo album Blurring the Edges. Il brano, un inno femminista che abbraccia le contraddizioni dell’essere donna e che riflette le frustrazioni e le difficoltà dell’artista nel farsi strada nel mondo della musica, arrivò al n. 2 nella Billboard Hot 100 e fu un successo globale. Brooks stessa ha spiegato in seguito il significato della canzone:
Non sono una giovane ragazza arrabbiata - o qualunque sia la frase del momento - ma sono umana. Non è per giustificare sfuriate o scenate, ma non penso ci sia nulla di male nell'avere un certo umore. Non credo che dobbiamo tenere la maschera sempre indossata.
Il testo provocatorio (“I’m a bitch, I’m a lover”) colpì per la sua schiettezza, motivo per cui rischiò anche la censura radiofonica. La Capitol Records, casa discografica della cantante americana, alla fine sciolse le riserve e regalò agli anni ‘90 questo brano irriverente e il suo messaggio universale di ribellione. Nel 2022, la stella del pop Avril Lavigne ha etichettato Bitch come la canzone che avrebbe voluto scrivere, esprimendo inoltre il desiderio di realizzarne una cover.
I New Radicals, progetto del polistrumentista Gregg Alexander, pubblicarono You Get What You Give nel 1998. Questo inno pop-rock, tratto dall’album Maybe You’ve Been Brainwashed Too, raggiunse il n. 36 nella Billboard Hot 100 e il n. 5 in UK. I versi conclusivi del brano catturarono l'attenzione dei media:
Servizi fotografici di Beck e degli Hanson
Di Courtney Love e di Marilyn Manson
Siete tutti impostori, tornate alle vostre ville
Venite qua, vi daremo calci nel sedere
Alexander rivelò di aver scritto questa parte della canzone come test per vedere se i media si sarebbero concentrati sulle questioni politiche sollevate dal brano o sulle provocazioni lanciate alle celebrità. Come sospettato, una quantità considerevole di stampa si focalizzò principalmente sui nomi citati, ignorando gli altri temi. You Get What You Give rimane un classico, un lampo luminoso dissoltosi nel vuoto sconfinato del panorama musicale di fine millennio, esattamente come una meteora nel cielo.
Il cantautore canadese si presentò al mondo nel 1999 con She’s So High, primo estratto del suo omonimo album d'esordio. Questo pop-rock fresco, nato da un’ossessione giovanile per una donna irraggiungibile, raggiunse la posizione n. 14 nella Billboard Hot 100. Bachman compose la canzone ispirandosi a un episodio vissuto ai tempi del liceo.
"Ho provato a 'corrompere' la ragazza più bella del nostro liceo per farla uscire con il mio fratellastro", ha rivelato a MTV News.
Man mano che la conversazione con quella che consideravo una donna divina e inarrivabile proseguiva, mi sentivo sempre più a disagio e impacciato, e ricordo proprio quella sensazione...non direi di paura, ma una sorta di soggezione nei suoi confronti.
Il secondo album non lasciò traccia, e She’s So High resta la sola impronta duratura di Bachman, un’ode leggera che ancora illumina le playlist anni ’90 con il suo respiro adolescenziale.
Lo svedese si piazzò nelle classifiche con Glorious, terzo singolo del suo secondo album Liebling (1999). Nei primi anni 2000 Questo travolgente pop-rock raggiunse il n. 4 in UK e la n. 2 in Italia. Il brano fu inoltre utilizzato in vari spot pubblicitari, come quello di Nutella del 2004, che gli permise di rientrare nelle French Singles Chart alla posizione n. 16.
Per gli amanti del calcio, Glorious divenne, da agosto 2000 a maggio 2001, il main theme di Ford Super Sunday e di Ford Football Special, gli show di Sky Sports Premier League sugli appuntamenti settimanali del campionato inglese. Nessun altro singolo eguagliò questa hit, unico apice internazionale della carriera di Andreas Johnson.
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