Una magia. L’ennesima di Matteo Berlenga. L’inaugurazione della mostra a lui dedicata, Da quassù la terra è bellissima, ha lasciato fuori dal Concordia decine di persone e ha costretto a una lunga fila chi si è poi spostato a Palazzo Pietromarchi - a Marsciano - per visitarla. Perché questo giovane “comunista eretico”, come viene definito all’inizio del libro-catalogo, era così amato da tutti, anche da coloro che non condividevano le sue idee politiche? “Perché lui era un figlio del popolo”, è scritto in una nota allegata al libro, scritta dal sindaco Michele Moretti e dall’assessore alla cultura Michele Capoccia. Che spiegano: “E’ stato naturale, anzi necessario, dopo l’addio in quel tremendo giorno d’ottobre, ritrovarsi e parlare, discutere, progettare. Ed ecco la mostra, evento collettivo per eccellenza, che di Matteo riproduce personalità e genio”.
La storia di Matteo Berlenga “
poeta comunicatore” è iniziata ventenne con il
Corriere dell’Umbria. Negli oltre cinque anni di collaborazione non ha preteso mai un compenso. Poi macchina fotografica e videocamera, sempre alla ricerca di storie e luoghi da raccontare.
E’ stato anche ideatore e realizzatore di
Marsciano7, un rotocalco settimanale trasmesso da una tv regionale.
Innamorato della sua terra ne ha tracciato i confini istituendo la Repubblica Popolare Marsciano Nord (Rpmn).
Ma cosa è successo il 25 Aprile? Il Comitato Matteo Berlenga, formato da amici e familiari, ha previsto due distinti momenti: la presentazione della
mostra al teatro Concordia e subito dopo la visita a Palazzo Pietromarchi. Spente le luci è partito un video a tutto schermo con alcune delle sue riprese col drone a mostrare un piccolo assaggio del suo immenso archivio. Poi Luca Cardinalini ha chiamato sul palco sindaco e assessore alla cultura e chi lo ha avuto collega nei suoi inizi. A commuoversi e a far commuovere è toccato a Luca Bolli, uno dei suoi amici più intimi.
A spiegare la mostra è stato poi il curatore Angelo Moretti. “Ripercorrendo con lo sguardo – ha letto l’amica Federica Ruspolini – mi sembra, innanzitutto, che per te foto e riprese non sono mere immagini da contemplare, ma il tuo modo di raccontare il mondo, e che questo non è la totalità delle cose, ma dei fatti: il campo è solcato dalla mietitrebbia, il paesaggio è sconvolto da una tempesta, sulla foglia scivola la rugiada che diventa goccia, la valle è invasa dalla nebbia. Dai la stessa dignità all’uomo-operaio che lavora in fabbrica e all’ape-operaia che trasporta il polline, e tratti da protagonista un ciclista famoso che arranca in salita, così come un fulmine che riga il cielo o la ferita di una foglia ammalata”.
Nelle tante stanze di Palazzo Pietromarchi le foto esposte, sintesi delle oltre 17mila che Matteo ha scattato, sono divise per temi: da quassù, eventi, macro, lavoro e astratto. La mostra, ingresso gratuito, è aperta nel fine settimana dal venerdì alla domenica e chiuderà l’11 giugno, giorno del compleanno di Matteo Berlenga.