Umbria
Guido Harari a Perugia
Una mostra unica, in evoluzione quotidiana, compiuta solo nel momento della conclusione. La rassegna Guido Harari. Occhi di Perugia inaugurata giovedì a Palazzo della Penna - Centro per le arti contemporanee, a Perugia, sarà visitabile sino al 2 giugno.
Un’altra delle particolarità che la rende davvero un autentico gioiello è che oltre a raccogliere oltre cento fotografie di Harari, ci saranno oltre settanta ritratti sospesi voluti dal Comune di Perugia e scattati dal fotografo a operatori e assistiti delle associazioni del terzo settore della città. A questi scatti già presenti in mostra, durante il corso dell’esposizione, si aggiungeranno man mano i ritratti eseguiti durante la permanenza di Harari a Palazzo della Penna perché sino all’11 maggio sarà possibile farsi ritrarre da Harari all’interno di un set fotografico creato in una sala apposita definita la Caverna magica (prenotazioni ancora aperte nell’apposito book on line).
La mostra, realizzata in collaborazione con Wall of sound gallery, Epson e Fondazione innovarci, ha visto all’inaugurazione la la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, il vicesindaco e assessore alla cultura Marco Pierini, Stefano Bertea e Mattea Fo.
“Solo la prima sezione è fissa, presentando un’antologia di fotografie delle precedenti edizioni di Caverna magica scelte da Harari. La seconda sezione, Occhi di Perugia, potrà arricchirsi ogni ora. Ci saranno, infatti, i ritratti sospesi di quanti abbiamo coinvolto nel progetto con la collaborazione di numerose associazioni, insieme a quelli di coloro che si faranno ritrarre con una prenotazione online e che potranno portare a casa anche una stampa della propria foto. La terza sezione è la Caverna Magica vera e propria, lo spazio dove si svolge l’interazione con Harari” spiega il vicesindaco Pierini che ha fortemente voluto questo evento. Il momento conclusivo del 2 giugno consisterà in “un’asta di tutte le foto esposte il cui ricavato sosterrà le associazioni che hanno aperto le porte a questo straordinario progetto” aggiunge Pierini.
“La fotografia può innescare un processo trasformativo. Lo ho capito grazie alle persone che facendosi ritrarre mi hanno portato le loro storie. Ciò che conta davvero è incontrarsi, dialogare ed entrare in risonanza, un processo che rilancia il valore dell’atto fotografico” ha invece sottolineato Harari.
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