Il caso
Questa sera a Lo stato delle cose si tornerà a parlare dell'inchiesta doppia curva e di Luca Lucci, capo ultras della curva del Milan ora in carcere. Lucci, detto il toro, è stato interrogato giovedì 27 marzo nell'aula bunker del carcere di San Vittore.
Il capo ultras rossonero, dopo aver scelto il rito abbreviato, ha risposto alle domande di uno dei suoi legali, Alessandro Diddi. Il toro, in carcere con l’accusa di associazione a delinquere immischiata in estorsioni e violenza da stadio, ha spiegato che i suoi affari illeciti non avevano niente a che fare con il Milan (che si è costituito parte civile): "Mai fatto soldi con la Curva, solo con la droga - ha dichiarato Lucci - Il fondo cassa della Sud è sempre stato gestito in modo trasparente, con la società e i dirigenti ho sempre avuto buoni rapporti. All'epoca andavo anche a casa di Berlusconi per chiacchierare sul calcio, parlavo con Galliani". Lucci ha inoltre affermato di non aver mai creato danni al club rossonero.
L'ultrà ha quindi negato l'esistenza di soldi illeciti derivati dalla rivendita illegale di biglietti e dalla gestione dei parcheggi dello stadio San Siro: "Non ci guadagnavo niente. Non ero il capo di un’associazione a delinquere" - ha dichiarato. Luca Lucci portava parallelamente avanti l'attività da imprenditore con la sua catena di barberie e tatuaggi Italian Ink, e quella da narcotrafficante. Secondo la Guardia di finanza di Pavia, il toro aveva rapporti con la 'ndrangheta dei Barbaro.
Luca Lucci è accusato anche del tentato omicidio dell'ultras rossonero Enzo Anghinelli avvenuto nel 2019, e l'interrogatorio in merito proseguirà nella prossima udienza, sempre a porte chiuse.
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