ARTE
La replica della Natività di Caravaggio
Che fine ha fatto la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi di Caravaggio? Si tratta di uno dei misteri più grandi della storia dell'arte mondiale. L'Fbi ha inserito l'opera nella lista mondiale dei dieci capolavori rubati più importanti, che stima il valore del dipinto come non inferiore ai 20 milioni di dollari. Salvo Sottile con la trasmissione Farwest si mette sulle tracce della Natività di Caravaggio.
Visualizza questo post su Instagram
Secondo il biografo Giovan Pietro Bellori l'opera sarebbe stata commissionata dalla Compagnia dei Bardigli e dei Cordiglieri durante un presunto soggiorno palermitano di Caravaggio nel 1609. Mentre la tesi di Maurizio Calvesi, Michele Cuppone, Giovanni Mendola e Francesca Curti spiega, col sostegno di nuove prove, che il dipinto sia da ricondursi alla produzione romana e all'anno 1600 su ordine del commerciante Fabio Nuti. Secondo quanto ricostruito la tela sarebbe stata commissionata per celebrare il culto di san Lorenzo e san Francesco, poi collocata nell'oratorio di San Lorenzo a Palermo sull'altare maggiore.
Le argomentazioni che vanno a sostenere la tesi di Maurizio Calvesi & co. sono: proprio nel 1600, commissiona a Caravaggio un dipinto di palmi 12 per 7 o 8, misure congruenti con quelle del quadro. Anche lo stile, le caratteristiche e le tecniche utilizzate nella tela sono più vicine a quelle delle opere dipinte a Roma, piuttosto che a quelli realizzati tra Siracusa e Messina. La tesi è stata accolta da numerosi studiosi esperti.
L'opera (di cm 268 x 197) raffigura la nascita di Gesù Bambino. Nel quadro, i santi e la madonna hanno le fattezze degli emarginati che concede alla tela un realismo autentico. Nella raffigurazione della Natività di Palermo, ogni figura è rappresentata in un atteggiamento naturale e spontaneo. San Giuseppe appare relativamente giovane, discostandosi dall'iconografia tradizionale: volge le spalle all'osservatore, avvolto in un manto verde, mentre conversa con un pastore situato dietro la figura di San Francesco d'Assisi.
La presenza di San Francesco rappresenta un omaggio all'Oratorio, che, all'epoca, era divenuto parte della Venerabile Compagnia a lui dedicata, fondata già nel 1564. Sulla sinistra si distingue San Lorenzo. La Madonna, raffigurata con le sembianze di una donna comune, manifesta un'espressione profondamente malinconica, forse prefigurando già il destino funesto del Figlio, il quale giace su un modesto giaciglio di paglia. Si tratterebbe della medesima modella che appare nell'opera Giuditta e Oloferne. La testa del bue è chiaramente visibile, mentre l'asino si intravede appena. Sovrastante al Bambino, un angelo in volo rappresenta il simbolo della gloria divina.
La tela è stata rubata nella notte tra il 17 e 18 ottobre 1969 dall'oratorio, completamente privo di misure di sicurezza. Il furto è stato comandato dalla mafia siciliana e fu scoperto alle tre del pomeriggio da una custode. Da quel giorno si sono susseguite una serie di teorie, alcune più accreditate e altre meno.
Una di queste ritiene che dopo una serie di fallimenti nella vendita dell'opera (pare perché fosse ridotta in pessime condizioni) sia stata seppellita nelle campagne di Palermo insieme a eroina e denaro dal boss Gerlando Alberti. Sarà il pentito Vincenzo La Piana, suo nipote, ad indicare la posizione ma nella cassa trovata nel luogo non fu rinvenuta nessuna opera.
Un altro indizio è arrivato invece da uno storico e giornalista britannico che, nel 1980, dichiarò di essere stato contattato da un mercante a Laviano (Salerno) che gli propose di acquistare la Natività. Ma l'incontro, fissato la sera del 23 novembre, non avvenne mai per via del grande terremoto che devastò la Campania.
E ancora, il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia dichiarò a Giovanni Falcone di essere uno degli autori del furto, confessando che nel corso dell'operazione - per staccare e arrotolare la tela - l'opera si sarebbe irrimediabilmente danneggiata, portando poi alla sua distruzione. Teoria poi smentita dalle indagini del Nucleo tutela del patrimonio artistico dei carabinieri che hanno attribuito il furto di Mannoia a un'altra opera.
Nel 1996, Giovanni Brusca affermò che il dipinto sarebbe stato restituito in cambio di un mitigamento dell'applicazione dell'articolo 41 bis. Tuttavia, lo Stato italiano declinò tale proposta. Un altro collaboratore di giustizia, Salvatore Cancemi, dichiarò che la Natività sarebbe stata esibita durante alcune riunioni della Cupola mafiosa come emblema di potere e prestigio.
Le teorie più recenti rivelerebbero invece che, come spiegato durante una deposizione in tribunale dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza, l'opera sia stata affidata negli anni '80 alla famiglia Pullarà, che l'avrebbe poi nascosta in una stalla fuori città per finire in pasto di topi e maiali. Mentre, nel 2017, il mafioso Gaetano Grado ha detto la Natività è stata nascosta ma all'estero, con il boss Gaetano Badalamenti che l'avrebbe fatta trasferire in Svizzera nel 1970 in cambio di una ingente somma di franchi svizzeri.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy