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La Gioconda torna in Italia? Il Louvre soffre e la Lombardia si candida a ospitare l'opera di da Vinci: ecco il perché

Andrea Pescari

24 Gennaio 2025, 16:24

La Gioconda torna in Italia? Il Louvre soffre e la Lombardia si candida a ospitare l'opera di da Vinci: ecco il perché

Anche il Louvre di Parigi, il museo più famoso al mondo, soffre per infiltrazioni d'acqua e inizia ad accusare il sovraffollamento dei turisti che ogni giorno visitano la galleria d'arte per vedere con i propri occhi il capolavoro di Leonardo da Vinci, la Gioconda. E' quanto scritto in una lettera fatta recapitare al ministro della Cultura francese, Rachida Dati. Lettera che doveva restare riservata ma che è trapelata sulla stampa, come ha rivelato il quotidiano Le Parisien giovedì 23 gennaio.

I fattori sopra elencati rischiano di mettere in cattiva luce anche la collocazione della Gioconda di Leonardo da Vinci, che potrebbe essere trasferita per motivi di sicurezza.

Il problema 

Des Cars, la prima donna a guidare il museo di Parigi in oltre 230 anni storia, ha scritto al ministro che il deterioramento delle strutture del Louvre minaccia la sua collezione d'arte di fama mondiale. C'è una "proliferazione di danni negli spazi del museo, alcuni dei quali sono in pessime condizioni", ha scritto Des Cars nella lettera. La direttrice ha poi aggiunto che alcune sezioni del museo "non sono più impermeabili, mentre altre subiscono notevoli variazioni di temperatura, mettendo a rischio la conservazione delle opere d'arte". È necessaria una profonda revisione del museo, ha aggiunto Des Cars, nonostante le complicazioni esterne dovute alla chiusura per cinque anni del Centre Pompidou per la sua ristrutturazione e alla crisi di bilancio del governo francese. Il Louvre è un museo nazionale, quindi una percentuale significativa dei suoi costi operativi, compresa la manutenzione, è a carico dello Stato. Una ristrutturazione dell'entità ritenuta necessaria da Des Cars sarebbe una spesa senza precedenti.

La direzione del museo ha stimato in 500 milioni l'investimento necessario per la manutenzione, il restauro e la riqualificazione del palazzo e ulteriori 400 milioni per la costruzione del nuovo ingresso e di nuove sale che potrebbero ospitare la Gioconda e mostre temporanee.

Tuttavia, questa popolarità sta causando una "pressione fisica" sull'edificio, mentre gli spazi per i visitatori "per fare una pausa" stanno diventando sempre più scarsi, ha scritto la direttrice al ministro. "Le opzioni di ristorazione e i servizi igienici sono insufficienti, ben al di sotto degli standard internazionali. La segnaletica ha bisogno di una riprogettazione completa", ha precisato Des Cars. Ha anche esaminato l'elemento più moderno del museo - la piramide di vetro progettata dall'architetto cino-americano I. M. Pei e inaugurata nel 1989 - per le sue "gravi carenze". Secondo Des Cars, la piramide intrappola il calore come una serra, rendendo "inospitali" gli eventi estivi.

Des Cars ha sottolineato nella lettera la necessità di "rivalutare" l'esposizione della Gioconda, con un'alternativa, una sala dedicata appositamente all'enigmatico capolavoro.

L'ipotesi del ritorno in Italia

"Siamo pronti a ospitare La Gioconda in Lombardia". Dice l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, che coglie la palla al balzo in merito alla lettera pubblicata sulla testata francese Le Parisien.

"Non entro in merito alle precise osservazioni del presidente sullo stato del museo - aggiunge Caruso - ma accolgo l’appello relativo alla ricerca di una collocazione diversa. Direi che in attesa delle decisioni del Governo francese in merito a spostamenti o ristrutturazioni, noi in Lombardia siamo ben lieti di ospitare questa opera che rappresenta al meglio l’arte e la cultura italiana ed è patrimonio dell’intera umanità".

"Un'ospitalità che avrebbe un significato ancor più forte se proiettata in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Sarebbe il miglior modo per rendere fruibile questo splendore del genio italiano al grande pubblico che verrà in Lombardia e deciderà di visitare le opere di Leonardo Da Vinci in quello che amo chiamare circuito vinciano" conclude Caruso. 

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