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STORIA

Margherita Sarfatti, la vera storia dell'amante e musa di Benito Mussolini: la donna che plasmò l'immagine del dittatore

Andrea Pescari

10 Gennaio 2025, 20:20

Margherita Sarfatti, la vera storia dell'amante e musa di Benito Mussolini: la donna che plasmò l'immagine del dittatore

Chi era Margherita Grassini Sarfatti, l'amante e musa ispiratrice di Benito Mussolini, tra i protagonisti della serie tv (interpretata da Barbara ChichiarelliM - Il figlio del secolo in onda su Sky a partire da venerdì 10 gennaio. Nata l'8 aprile 1880 a Venezia, è stata una figura di spicco nel panorama culturale italiano del primo Novecento. Giornalista, critica d'arte e scrittrice, la sua influenza si estese in vari ambiti, dalla letteratura all'arte, fino alla politica. 

 

Vita e Formazione

Margherita proveniva da una famiglia ebrea benestante e ricevette un'istruzione completa. Fin da giovane sviluppò un forte interesse per l'arte e la letteratura, influenzata da importanti intellettuali del suo tempo. Il suo matrimonio con l'avvocato Cesare Sarfatti nel 1898 segnò l'inizio della sua carriera professionale, durante la quale iniziò a scrivere su tematiche femministe e artistiche in pubblicazioni socialiste.

Carriera

Margherita Sarfatti è spesso considerata la prima donna in Europa a dedicarsi in modo approfondito alla critica d'arte. Divenne una figura centrale nella promozione dell'arte moderna e giocò un ruolo cruciale nel movimento avanguardistico italiano. Il suo salotto milanese divenne un punto di incontro per artisti e intellettuali, tra cui figure di spicco come Umberto Boccioni e Filippo Tommaso MarinettiInizialmente coinvolta nei movimenti socialisti, Sarfatti cambiò le sue alleanze politiche durante la Prima Guerra Mondiale, avvicinandosi al fascismo. Servì come redattrice letteraria per il giornale di MussoliniIl Popolo d'Italia, e fondò la rivista politica Gerarchia. La sua biografia di Mussolini, intitolata Dux, pubblicata nel 1926, ebbe un enorme successo, vendendo oltre un milione di copie e venendo tradotta in diverse lingue.

Collaborazione con il regime

Sarfatti, inizialmente socialista, si avvicinò al fascismo dopo il suo incontro con Mussolini nel 1911. La sua relazione personale e intellettuale con il Duce la portò a diventare una delle principali propagandiste del regime. Nel 1925, sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali fascisti, segnando la sua piena adesione al regime e contribuendo a escludere artisti e intellettuali critici nei confronti del fascismo.

La relazione di Sarfatti con Mussolini fu sia personale che professionale; condivisero un legame profondo che durò oltre un decennio. Tuttavia, questa connessione divenne complessa a causa delle altre relazioni romantiche di Mussolini e del clima politico dell'epoca.

Sarfatti plasmò l'immagine di Mussolini come un leader carismatico e infallibile, promuovendo una visione idealizzata del fascismo attraverso articoli, libri e discorsi. La sua biografia di Mussolini, Dux, pubblicata nel 1926, contribuì a consolidare questa immagine. Era coinvolta nell'organizzazione di mostre d'arte e eventi culturali che celebravano il regime, e fungeva da intermediaria tra Mussolini e il mondo artistico, influenzando le scelte culturali del regime. Sarfatti era membro attivo dei principali comitati per le esposizioni artistiche e culturali fasciste. La sua presenza in questi ambiti le conferì un potere considerevole fino agli inizi degli anni '30.

Nonostante la sua influenza, Sarfatti sottovalutò l'emergere del clima antisemita all'interno del regime. Le leggi razziali del 1938 la costrinsero a lasciare l'Italia, segnando una fine drammatica alla sua carriera nel regime fascista, che aveva inizialmente sostenuto. Sarfatti si rese conto che il fascismo, che per lei doveva rappresentare un ideale di città futura, si era trasformato in uno Stato ufficialmente antisemita.

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni della sua vita, Sarfatti visse in relativa isolamento nella sua villa vicino a Como fino alla sua morte. Nonostante i suoi significativi contributi all'arte e alla cultura durante la sua vita, affrontò una damnatio memoriae postuma, principalmente a causa della sua associazione con il fascismo e Mussolini. Oggi viene riconosciuta come una figura pionieristica per le donne nelle arti e rimane un soggetto importante di studio per quanto riguarda l'intersezione tra genere, politica e cultura nell'Italia del primo Novecento.

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