STORIA
Chi è Rachele Guidi, moglie di Benito Mussolini e tra i personaggi principali (interpretata da Benedetta Cimatti) della nuova serie tv M - Il figlio del secolo in onda su Sky da venerdì 10 gennaio. Nata l'11 aprile 1890 a Salto, frazione di Predappio (Forlì) è l'ultima dei cinque figli di Agostino e Anna Lombardi, custodi-contadini di villa Zoli. Rachele è stata l'unica a frequentare le scuole elementari, a Dovia, e la sua maestra era Rosa Maltoni, madre di Benito Mussolini. Quest'ultimo ha sostituito diverse volte la madre e, proprio in una di queste occasioni, si conobbero.
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Dopo la morte del padre in giovane età, la famiglia di Rachele affrontò gravi difficoltà economiche, costringendoli a trasferirsi a Forlì, dove lavorò come serva per famiglie benestanti. Proprio qui, nel 1907, Rachele e Benito si rincontrarono nuovamente. Si frequentarono per poco tempo fino a quando Mussolini, nel 1909, dovette trasferirsi a Trento. Una volta tornato, il primo gennaio 1910 andarono a vivere insieme a Forlì, dove era stato nominato segretario della locale federazione socialista. Solo pochi mesi dopo nacque Edda, la prima di cinque figli: Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria. Essendo nata fuori dal vincolo del matrimonio, venne registrata all'anagrafe come figlia di Mussolini e madre ignota.
Rachele Guidi e Edda seguirono Mussolini, nominato direttore dell'Avanti!, a Milano. Qui Rachele subì le prime umiliazioni dovuti ai tradimenti del compagno, tra cui quella con Ida Dalser, che portò alla nascita di un figlio, Benito Albino. Rachele scoprì questa relazione e, dopo aver dato un ultimatum a Mussolini, si sposarono civilmente nel 1915. Nel frattempo Mussolini aveva lasciato il partito socialista e la direzione dell'Avanti!, dando vita, nel 1914, a Il Popolo d'Italia.
Durante il ventennio fascista, Rachele mantenne una vita prevalentemente privata, lontana dalle luci della ribalta. Era nota per il suo carattere severo e autoritario, tanto che i suoi figli la descrivevano come "il vero dittatore di casa". Rachele incarnava i valori tradizionali della femminilità fascista: era una madre devota e una donna di casa. Guidi confermò, riferendosi al periodo della costituzione dei Fasci di combattimento, che la loro casa milanese fosse divenuta un ritrovo abituale per i collaboratori più fedeli del marito, e che lei interveniva solo quando era il momento di offrire il caffè.
Rachele non si sentiva completamente a suo agio nel contesto politico del fascismo. Le sue memorie rivelano che, durante eventi cruciali come la marcia su Roma, non mostrò un coinvolgimento attivo e viveva con ansia le frenesie politiche di Mussolini. Si recò a Roma per la prima volta nel Natale del 1926.
Rachele Guidi, pur essendo consapevole delle avventure del marito, tollerava a fatica le relazioni fisse. Nel 1932, riuscì a far allontanare Margherita Grassini Sarfatti dal Popolo d'Italia, ponendo fine alla loro relazione. Rachele si sentiva minacciata dalla presenza di Sarfatti e dalle sue influenze su Mussolini, ma cercava di mantenere un certo controllo sulla situazione familiare, consapevole che il suo ruolo era quello di sostenere il marito e proteggere la famiglia, anche a costo di sacrificare i propri desideri personali.
Dopo il delitto Matteotti (1924), che Rachele liquidò come un episodio da attribuire a dei fanatici, Mussolini fece trasferire la famiglia a Carpena. Un anno dopo, Guidi e Mussolini si sposarono anche con il rito religioso celebrato a Milano in forma privata, dopo il ritorno alla vita nel capoluogo lombardo.
Nel settembre 1929, nacque l'ultima dei suoi cinque figli, Anna Maria. Nell'aprile 1930 venne celebrato il matrimonio tra la primogenita Edda e Galeazzo Ciano. E' in questo periodo che Rachele, consapevole delle tensioni politiche e sociali del suo tempo, adottò un approccio particolare per comprendere gli umori del popolo italiano. In un periodo in cui il regime fascista stava consolidando il proprio potere, Rachele si travestiva per non essere riconosciuta e mescolarsi con la gente comune. Questo comportamento rifletteva il suo desiderio di carpire i sentimenti e le opinioni della popolazione riguardo al regime e a suo marito, Benito Mussolini.
Il primo incontro tra Rachele e Hitler avvenne nel giugno del 1934, quando Mussolini e Hitler si incontrarono a Venezia. Anche se Rachele non era una figura politica attiva, la sua presenza in tali eventi rifletteva il suo ruolo di moglie del Duce. Rachele descrisse il suo primo incontro con Hitler come un momento di disagio. Le sue impressioni su Hitler erano negative, e il suo atteggiamento nei confronti del leader tedesco era caratterizzato da una certa avversione. Questo sentimento si manifestava anche nei suoi comportamenti successivi, poiché Rachele cercava di mantenere una certa distanza dai circoli politici e dalle dinamiche di potere che circondavano Mussolini.
Secondo le sue memorie, Rachele descrisse Mussolini come un pacifista costretto a entrare in guerra a causa delle pressioni esercitate dagli ambienti militari, dal re e dai gerarchi fascisti. Pur riconoscendo che il regime stava spingendo verso il conflitto, Rachele sembrava ritenere che Mussolini non fosse realmente intenzionato a intraprendere una guerra. Nelle sue riflessioni, Rachele manifestò una certa critica nei confronti degli italiani, considerandoli non all'altezza delle aspettative del regime fascista.
Rachele si ritagliò un ruolo simile a quello di una Cassandra, cercando di mettere in guardia Mussolini sui pericoli imminenti e sui tradimenti interni che avrebbero potuto minacciare il regime.
Claretta Petacci, che divenne l'amante di Mussolini negli anni '30, era molto più giovane di lui, con una differenza di età di 29 anni. La relazione tra Mussolini e Petacci si intensificò nel tempo, portando a visite quotidiane da parte di Claretta a Palazzo Venezia. Rachele, pur tollerando le avventure del marito, trovò difficile accettare una relazione così fissa e intensa come quella con Claretta.
Rachele affrontò la situazione con un misto di rassegnazione e sofferenza. Pur essendo consapevole delle relazioni extraconiugali del marito, si consolava dicendo che Mussolini tornava sempre a casa da lei. Tuttavia, il crescente attaccamento di Mussolini per Claretta creò tensioni nella vita domestica.
La caduta di Mussolini avvenne il 24 luglio 1943, quando il Gran Consiglio del Fascismo votò per destituirlo. Rachele, in quel periodo, si trovava a Carpena, vicino al paese natale, e scrisse nei suoi ricordi di aver passato una notte insonne, preoccupata per le notizie che riceveva. Era consapevole delle tensioni politiche e dei tradimenti che circondavano il marito. Rachele cercò di avvertire Mussolini dei pericoli imminenti, suggerendogli di "farli arrestare tutti" prima della riunione decisiva del Gran Consiglio.
Dopo l'arresto di Mussolini, Rachele ricevette notizie tramite lettere e comunicazioni. Il 28 aprile 1945, Benito Mussolini fu catturato dai partigiani e successivamente ucciso insieme alla sua amante Claretta Petacci. In quel momento, Rachele si trovava a Como con i figli Romano e Anna Maria. Mussolini si rifiutò di incontrarli, limitandosi a scrivere una lettera d'addio in cui raccomandava alla moglie di portare i figli in Svizzera.
Rachele visse con grande angoscia la notizia della morte del marito. Nonostante le tensioni familiari e i conflitti con Mussolini riguardo alle sue relazioni extraconiugali, il suo dolore era reale. Dopo la sua morte, Rachele dichiarò di aver perdonato Claretta Petacci, mostrando una certa umanità in un contesto altrimenti segnato da rivalità e conflitti.
Dopo la caduta del regime fascista, la sua vita cambiò drasticamente. Fu arrestata e detenuta in vari luoghi, tra cui le carceri di San Donnino a Como e un campo di concentramento a Terni. In seguito, fu posta in soggiorno obbligato a Forio d'Ischia, nel Golfo di Napoli.
Rachele visse in ristrettezze economiche per molti anni. Non ricevette alcuna pensione fino al 1974, anno in cui le fu riconosciuta una pensione di reversibilità dopo una lunga battaglia legale. La Corte dei Conti stabilì che, nonostante Mussolini non avesse percepito stipendio dallo Stato, Rachele aveva diritto a una pensione. Tuttavia, il pagamento effettivo avvenne solo nel 1975, grazie all'intervento di politici come Giulio Andreotti.
Dopo il confino e le vicissitudini legali, Rachele tornò a vivere a Villa Carpena, la residenza della famiglia Mussolini, nel 1957. Qui cercò di ricostruire una vita normale, ma dovette affrontare il peso del passato e le critiche della società. La villa rimase un simbolo della sua vita con Mussolini e un luogo di memoria familiare. Un evento significativo per Rachele fu il recupero della salma di Mussolini nel 1957. Dopo anni di peregrinazioni e nascondimenti, riuscì a far inumare il corpo del marito nella cripta familiare del cimitero di Predappio. Questo atto rappresentò un momento di chiusura per Rachele e un modo per onorare la memoria del marito.
Rachele morì il 30 ottobre 1979 e fu sepolta accanto a Mussolini nella cripta di Predappio.
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