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L'analisi

Umbria, per il bollo auto evasione da 25 milioni. Un umbro su cinque non lo paga

Catia Turrioni

22 Dicembre 2025, 07:58

traffico

Bollo auto snobbato dagli umbri

Il 2025 si chiude con una certezza: in Umbria il bollo auto resta la tassa più odiata dagli automobilisti. I numeri lo confermano senza bisogno di interpretazioni. Su un parco circolante di 871.410 veicoli - 657.315 nella provincia di Perugia e 214.095 in quella di Terni, secondo il portale Open Parco Veicoli dell’Aci, che comprende tutte le categorie, dalle auto ai bus, dai motocicli ai rimorchi e ai trattori stradali - esclusi gli esenti, circa il 20% non risulta in regola con il pagamento. Cifre che pesano come un macigno sui conti regionali e che si traducono in un’evasione stimata attorno ai 25 milioni di euro l’anno.
A fotografare la situazione è la Direzione regionale Bilancio. Incrociando questi dati con quelli del Siope, il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, emerge che nel 2024 gli incassi da bollo auto in Umbria hanno raggiunto quota 91.449.801 euro. Nel 2025, al 19 dicembre, il contatore si è fermato a 89.265.831 euro. Numeri rilevanti, ma lontani dal potenziale teorico: se tutti pagassero, il gettito annuo potrebbe arrivare a circa 125 milioni di euro. Una cifra che, almeno in parte, resta però sulla carta perché uno su cinque non paga, almeno non subito.


Il primo strumento utilizzato dalla Regione per recuperare l’imposta non versata è l’avviso bonario: una sorta di promemoria “gentile” che segnala l’inadempienza e invita al pagamento del dovuto, maggiorato dei soli interessi. Ogni anno ne vengono inviati tra i 120 e i 150 mila, con un recupero compreso tra gli otto e i nove milioni di euro. Quando anche questo passaggio va a vuoto, si entra però in una fase decisamente più complessa.
Scatta infatti l’iscrizione a ruolo, con l’intervento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In questo caso, al bollo non pagato si sommano sanzioni, interessi e spese, facendo lievitare l’importo a carico dell’automobilista moroso. I ruoli emessi valgono complessivamente circa 25 milioni di euro l’anno, ma si tratta di entrate ad alto rischio: la probabilità di incasso è più bassa e le procedure di recupero sono spesso lunghe e difficili. Trascorsi 60 giorni dalla notifica della cartella, in assenza di pagamento, rateizzazione o ricorso, possono scattare misure coattive come il fermo amministrativo del veicolo. Anche per questo solo una parte dei ruoli si traduce effettivamente in risorse per le casse pubbliche.
Accanto al tema dell’evasione, c’è poi un altro dato che racconta come sta cambiando il volto del parco auto umbro: la crescita costante delle vetture ibride ed elettriche, trainata anche dagli incentivi nazionali degli ultimi anni. Il trend è chiaro. Sempre secondo la Direzione regionale Bilancio, nel 2022 le auto ibride ed elettriche immatricolate sono state 4.823, pari al 31,6% del totale. Nel 2023 sono salite a 5.377, raggiungendo il 32,3%. Nel 2024, con dati ancora provvisori, il balzo è stato ancora più netto: 6.853 veicoli, circa il 37% delle nuove immatricolazioni, su un totale di 18.561.
Ancora più interessante è guardare dentro questi numeri, incrociandoli con la cilindrata. Le ibride incidono poco sulle motorizzazioni più piccole, ma diventano dominanti salendo di categoria: rappresentano circa il 30% delle nuove immatricolazioni fino a 1.200 cc, superano il 50% nella fascia tra 1.200 e 1.600 cc e arrivano addirittura al 97% tra i veicoli compresi tra 1.600 e 1.800 cc. Un segnale evidente di come la transizione tecnologica stia interessando soprattutto i segmenti medio-alti del mercato.


Dal punto di vista fiscale, però, non tutte le auto “green” sono uguali. In base alla normativa nazionale, le vetture elettriche pure sono esentate dal pagamento del bollo per i primi cinque anni dalla prima immatricolazione e, successivamente, versano solo il 25% dell’importo. In Umbria, invece, le auto ibride non beneficiano di agevolazioni: il bollo si paga per intero, come per le vetture tradizionali. Una buona notizia, tuttavia, c’è: la tassa resterà invariata e il nuovo anno non porterà aumenti.
Dal primo gennaio, però, ci saranno delle modifiche a livello nazionale. Le novità non riguardano l’importo in sé - che continuerà a dipendere dalla potenza e dalla classe ambientale del veicolo - ma le regole di pagamento, le scadenze e il rapporto tra automobilista e tributo. Dal 2026, per le auto di nuova immatricolazione, il bollo non seguirà più i tradizionali scaglioni fissi trimestrali o semestrali stabiliti dalle Regioni. Il primo pagamento dovrà avvenire entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione e avrà validità di 12 mesi pieni. Un esempio pratico: un’auto immatricolata il 2 maggio 2026 dovrà pagare il primo bollo entro il 30 giugno 2026, e negli anni successivi sempre entro quella stessa data. Una modifica pensata per semplificare la vita ai cittadini, rendendo le scadenze più intuitive e uniformi a livello nazionale.

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