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Cronaca

Omicidio Hekuran, resta in cella il 18enne che ha innescato la rissa

I giudici del Riesame hanno rigettato la richiesta dell'avvocato del giovane

Francesca Marruco

14 Dicembre 2025, 09:29

Accoltellato al collo, caccia all'assassino. Gli amici lo hanno visto

Hekuran Cumani

Resta in cella Mohamed Abid, il giovane indagato per minacce aggravate e porto di oggetti atti a offendere nell’ambito della rissa in cui il 18 ottobre scorso è stato ucciso il 23enne di Fabriano, Hekuran Cumani. Lo hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame di Perugia che hanno rigettato la richiesta di revoca, o sostituzione con una misura meno afflittiva, avanzata dal suo avvocato. Secondo i giudici il 18enne, finito in cella per l’aggravamento di una precedente misura, emessa nei suoi confronti - aveva il divieto di dimora nel comune di Perugia - perché indagato per l’aggressione ai buttafuori dell’Urban avvenuta a maggio, continua di fatto a invischiarsi in episodi di violenza, nonostante le misure già adottate. E quindi per lui - che per gli inquirenti ha avuto un ruolo centrale per innescare la rissa nel corso della quale Hekuran è stato ucciso - al momento niente libertà. Il procuratore, Raffaele Cantone, in una nota stampa relativa alle indagini sull’omicidio Cumani, aveva specificato che il 18enne “avrebbe dapprima minacciato il gruppo rivale” per poi “dopo essersi disfatto dell’arma, aggredire violentemente alcuni componenti dello stesso”.

Secondo la ricostruzione della Procura, dopo questa prima aggressione era intervenuto Yassin Amri, per l’accusa l’assassino di Hekuran Cumani, che aveva raccolto il coltello di Abid a terra e lo aveva brandito contro la vittima, mentre lo colpiva con un altra lama, recuperata - sempre per l’accusa - dal suo giubbotto. Di quanto avvenuto quella notte nel parcheggio del 110 caffè, hanno parlato anche lo stesso Abid e la fidanzata, mentre erano in carcere.

“Il nostro coltello - ha detto la giovane - non è quello che ha ucciso, però secondo me Yassin quando è andato a prendere quello per terra che tu hai lanciato è andato a accoltellà quello mentre c’aveva in mano l’altro e quindi c’è finito un micro schizzo di sangue”. “Impossibile che ci sia” aveva risposto Abid. “E’ l’unica cosa su cui c’è uno schizzo di sangue - aveva aggiunto la giovane - ti rendi conto che merda che c’avemo.. quello la deve finì, deve dì che è stato lu’.. mi ha rotto, io non c’ho voglia di finì in mezzo per colpa sua”. Anche la ragazza infatti è stata indagata. Intanto l’avvocato Giuseppe Gasparri, che assiste Abid, valuterà se fare ricorso in cassazione per chiedere un ulteriore pronunciamento. Il gip di Perugia, Simona Di Maria, che aveva disposto il suo trasferimento in carcere, nell’ordinanza aveva scritto che “l’indagato ha dimostrato di avere una personalità fortemente trasgressiva e violenta, come dimostrato con l’episodio di maggio (Urban, ndr) che per quello per cui si procede (rissa nel parcheggio, ndr)”.


Nel frattempo la procura - il pm titolare dell’inchiesta è Gemma Miliani - è in attesa degli esiti delle analisi genetiche aggiuntive disposte sul coltello ritrovato nel fiume Tevere a Ponte San Giovanni, non lontano dal punto in cui è stato ritrovato il cellulare di Amri. Anche l’iphone è in fase di analisi da parte della polizia postale. 

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