Città della Pieve
Immagini delle telecamere al vaglio per conoscere gli ultimi istanti della vita di Stefania Terrosi e Antonio Iacobellis. Immagini determinanti, quelle degli apparecchi attivi, per ricostruire la dinamica dell’omicidio-suicidio. Sapere se tra i due ci sono state parole, una ennesima lite o è stato un vero agguato.
Il lasso di tempo tra l’invio dei messaggi farneticanti (al figlio della donna e a un ex collega) da parte di Iacobellis e i colpi è stato brevissimo. “Quando leggerai questo messaggio potrei non essere più su questa terra” aveva scritto a un amico di Bari che aveva subito dato l’allarme, in contemporanea con il figlio di Stefania.
Quando i filmati saranno stati tutti visionati, non ci saranno più misteri, ma resteranno ancora i perché. Domani sarà deciso se conferire l’incarico al consulente e se l’autopsia sarà fatta oppure no. La comunità resta stretta intorno al figlio della vittima e alla famiglia. Stefania Terrosi viveva a Po’ Bandino da molti anni ed era conosciuta e stimata da tutti. Nessuno sapeva delle difficoltà che ultimamente erano emerse con il convivente, i dissapori non erano stati percepiti. “Stefania era molto riservata - spiegano i colleghi di lavoro -, non aveva detto alcunché”.
Città della Pieve intanto si prepara all’ultimo saluto: il giorno dei funerali verrà indetto il lutto cittadino, ha confermato il sindaco Fausto Risini. “No a silenzio e assuefazione. Ogni femminicidio è una sconfitta della nostra società - ha commentato Damiano Bernardini, segretario Pd Umbria -. Il femminicidio, seguito dal suicidio dell’autore, avvenuto a Città della Pieve, rappresenta un dramma che non possiamo considerare un fatto isolato né lontano da noi. Dobbiamo continuare a interrogarci, a chiederci cosa non funziona, cosa ancora manca. Esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza ai familiari della vittima e alla comunità di Città della Pieve”.
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