Cronaca
La villetta di via Sardegna, a Po' Bandino, dove si è consumato il femminicidio-suicidio
Un flusso di coscienza lungo più di cinque pagine in cui Antonio Iacobellis ha raccontato i problemi di coppia e le cause della fine della relazione con Stefania Terrosi. È questo il contenuto della lettera ritrovata, come anticipato ieri sul Corriere dell’Umbria, dai carabinieri all’interno della villetta di via Sardegna a Po’ Bandino. Qui, nel soggiorno della casa della frazione di Città della Pieve, sabato mattina, prima di mezzogiorno, il sottufficiale in quiescenza dell’Aeronautica militare ha ucciso la ex compagna con due colpi di pistola al petto e poi si è sparato in bocca. Un femminicidio-suicidio su cui adesso spunta anche l’ipotesi della premeditazione, perché l’arma - legalmente detenuta dal 58enne di origini pugliesi - sarebbe stata acquistata solamente un paio di giorni prima.

Che la coppia non vivesse più una situazione rosea, dopo 15 anni di relazione, lo aveva capito anche il figlio di Stefania Terrosi, avuto dal precedente matrimonio della donna. Il ragazzo - che sabato mattina è stato tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto assieme ai carabinieri, avvisato dal messaggio delirante di Iacobellis in cui annunciava di voler fare “una pazzia” - nelle scorse settimane avrebbe consigliato alla madre di rivolgersi ai carabinieri. Ma nessuno avrebbe potuto pensare che dietro ai dissidi, più o meno evidenti, si potesse celare l’ipotesi del femminicidio-suicidio. I problemi tra Terrosi e Iacobellis, a quanto si apprende, sarebbero emersi nel corso dell’ultimo mese, anche se i vicini non avevano percepito alcun dissidio. Nemmeno sabato mattina: prima dei colpi di pistola, quelli sì sentiti chiaramente, non c’erano stati battibecchi o urla. La coppia viveva ancora sotto lo stesso tetto, nell’abitazione di proprietà della donna, impiegata di un impresa di pulizie, ma l’ex militare aveva iniziato a cercare un nuovo posto in cui potersi trasferire. Lo aveva fatto anche con un post su un gruppo Facebook della zona: “Cerco sistemazione abitativa tra Chiusi, Po’ Bandino e Moiano”.
Sul posto sabato sono rimasti fino a tarda sera i carabinieri della Compagnia di Città della Pieve, con il capitano Riccardo Bevilacqua, e i militari della sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo investigativo di Perugia, oltre al tenente colonnello Maurizio Laurito, comandante del reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Perugia. Non sembrano esserci dubbi sulla dinamica, con le indagini dei militari - coordinate dal pm di turno della Procura di Perugia, Mara Pucci - che si stanno incentrando anche sulla visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza installate sia all’esterno dell’abitazione, che in casa. I telefoni delle vittime, messi sotto sequestro, potrebbero fornire ulteriori risposte. Sabato mattina, infatti, la donna durante l’orario di lavoro avrebbe ricevuto tantissimi messaggi, tranquillizzando però le persone che le avevano chiesto cosa stesse succedendo. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la tragedia si sarebbe consumata di lì a poche ore.
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