CRONACA
“Meglio free che rip”. Ovvero, “meglio in cella che morto”. E’ questo il messaggio ricorrente che gli amici della banda di Ponte San Giovanni hanno postato sotto alcune foto in cui sono ritratti insieme a Yassin Amri, il 21enne arrestato per omicidio pluriaggravato aver accoltellato a morte Hekuran Cumani.
Nei post, comparsi dopo il suo ingresso in carcere, a corredo delle foto e della frase mutuata dal trapper Baby gang - recentemente arrestato perché deteneva una pistola clandestina - c’è un pezzo del rapper Ramzes - che nei video delle sue canzoni mostra armi e pusher che contato i soldi - il cui testo dice “facciamo cose che tu non puoi fare, siamo totalmente la moda, i soldi sono buoni, perché dirottiamo il rap italiano, in tasca euro, infila il cxxx in profondità, accoltella i nemici, spezzati una gamba con un calcio basso”. Un substrato culturale e sociale - comune a moltissimi altri giovani, cosiddetti maranza, che nelle grandi città stanno diventando un problema di ordine pubblico - allarmante. E che, a quanto pare, appartiene anche alla banda degli amici di Yassin, diversi dei quali, già in passato coinvolti in parecchie questioni di cronaca per quel pericoloso vizio di andare in giro sempre con un coltello in tasca.
Nei loro profili social del resto, già da anni avevano tutti nickname preceduti da Psg - ovvero Ponte San Giovanni: si comportano come una banda e reagiscono come una banda, che si ritiene impunita. E quel “meglio in cella che morto” ne è l’ennesima dimostrazione. Segno che, se c’è stato qualcuno dei suoi amici che - come spiegato dal procuratore Raffaele Cantone in conferenza stampa - ha aiutato le indagini, molti altri fanno muro attorno a lui e ne giustificano le azioni. Anche la sorella potrebbe aver avuto un ruolo. E’ a lei infatti che Yassin consegna il telefono la mattina dopo l’omicidio. Sempre lei che ne consegna uno (lo stesso?) alla polizia. Un telefono che però non è quello in uso realmente al fratello.
Nelle prossime ore Yassin, assistito dall’avvocato Vincenzo Bochicchio, riceverà la notifica della fissazione dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, Valerio D’Andria, che potrebbe tenersi già domani mattina. In quella sede il 21enne, che per la procura avrebbe messo in atto diverse azioni per depistare le indagini, potrebbe aiutare gli inquirenti indicando loro dove trovare il suo cellulare e soprattutto l’arma del delitto. Quel coltello che in molti gli hanno visto brandire mentre si fronteggiava con Hekuran e con cui probabilmente gli ha trafitto il cuore.
Su di lui, secondo il procuratore Cantone pendono “elementi granitici”. A raccontare che Amri aveva sostanzialmente confessato ciò che aveva appena fatto sono stati alcuni dei suoi amici che hanno riferito delle frasi dette appena risalito in auto prima di scappare dal parcheggio di Matematica in cui Hekuran è morto. E’ a loro che ha detto “l’ho bucato”, per poi chiedersi, mostrando loro il coltello - probabilmente poggiato sui tappetini dell’Audi che la polizia ha sequestrato - “l’avrò ammazzato secondo voi?”. Intanto, se le indagini sull’omicidio sono quasi completamente concluse, procedono gli accertamenti per accertare tutte le altre responsabilità.
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