Il delitto di Perugia
Hekuran Cumani
La prima svolta nell’inchiesta sull’uccisione di Hekuran Cumani è arrivata ieri con l’iscrizione, nel fascicolo di indagine, del nome di un 21enne per omicidio volontario aggravato. Si tratta di uno dei ragazzi già precedentemente iscritti, inizialmente accusato di minacce e porto abusivo di oggetti atti a offendere, perché coinvolto nella colluttazione all’esterno della discoteca in via Pascoli a Perugia. L’avviso di garanzia, è stato recapitato ieri pomeriggio negli studi degli avvocati nominati dai ragazzi indagati in vista dell’autopsia fissata per oggi. Oltre al 21enne di Ponte San Giovanni infatti, di minacce aggravate, porto abusivo di oggetti atti a offendere deve rispondere anche un altro giovanissimo, di appena 18 anni, anche lui di Ponte San Giovanni. Una 20enne, fidanzata del più giovane è accusata di porto abusivo. E c’è infine il buttafuori 28enne che deve rispondere di lesioni aggravate, per aver picchiato il fratello di Hekuran.
L’avvocato Vincenzo Bochicchio, che assiste il 21enne indagato per omicidio, dichiara: “Prendiamo atto della contestazione effettuata dalla procura ed attendiamo gli sviluppi di una indagine che pare complessa”. Oltre all’esame autoptico, il cui incarico verrà conferito oggi in procura alla dottoressa Eugenia Carnevali e alla dottoressa Simona Severini, per stamattina è in programma anche l’avvio delle analisi scientifiche sugli effetti personali sequestrati agli indagati, per attribuire i profili genetici e le eventuali tracce ematiche presenti. In particolare, sotto la lente degli esperti finirà tutto quello che è stato repertato dalla polizia scientifica e che è stato ritenuto di interesse visto quanto emerso durante un sopralluogo effettuato domenica nel parcheggio dell’omicidio di via Vanvitelli, condotto dalla pm Gemma Miliani insieme agli agenti della mobile di Maria Assunta Ghizzoni, a Samuele Cumani - fratello della vittima - e due amici presenti al momento del delitto.
Nello specifico, le analisi dei periti - e dei consulenti che gli indagati hanno la facoltà di nominare - si concentreranno sui pantaloni della tuta sequestrati al 21enne accusato di omicidio, sulle scarpe sequestrate al 18enne, sul tappetino di un’Audi A3 e all’interno di una Opel Corsa. E’ intuibile che sui pantaloni indossati dal 21enne iscritto nel registro degli indagati per omicidio, gli investigatori andranno in cerca del dna - o del sangue - di Hekuran, ucciso da una coltellata tra collo e torace. L’Opel Corsa appartiene invece alla 20enne che, stando a quanto dichiarato, avrebbe raggiunto il fidanzato su sua richiesta, ignara che all’interno dell’auto ci fosse uno o più coltelli che il ragazzo ha preso.
Nell’avviso di accertamento tecnico irripetibile, recapitato agli avvocati Franco Libori, Giuseppe Gasparri, Andrea Ulivucci e Michele Morena, si parla anche di “altri reperti” e tra questi potrebbe anche esserci il coltello fino ad ora rinvenuto, che però non sarebbe quello dell’omicidio. Per un motivo semplice: quello che gli agenti della mobile hanno ritrovato dentro un’auto, apparterrebbe al 18enne che, stando alle dichiarazioni rese dalle tante persone sentite, sarebbe stato disarmato dal buttafuori. Lui stesso lo ha affermato durante l’interrogatorio di sabato in questura. Secondo quanto emerso però il 18enne non era l’unico armato e mentre il buttafuori - che avrebbe comunque picchiato il fratello del ragazzo ucciso - lo disarmava, l’altro giovane che impugnava una lama, avrebbe colpito la vittima, non lasciandogli scampo.
Nel parcheggio dietro il 100dieci caffè, ad accorgersi che Hekuran stava morendo sono stati in molti. C’è anche chi ha cercato di tenerlo in vita, ma non c’è stato nulla da fare, con gli operatori del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare la morte. La coltellata infatti, unica e letale, è stata sferrata in un punto vitale. L’autopsia che verrà eseguita oggi stabilirà quale organo abbia colpito vista la rapidità con cui il 23enne è deceduto. E stabilirà anche che tipo di lama sia stata usata. Dalle testimonianze dei presenti infatti emerge la presenza nella colluttazione di almeno due coltelli. Uno da cucina già rinvenuto e l’altro al momento da trovare. Con l’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio del 21enne che ha partecipato agli scontri fuori dal locale, l’inchiesta della procura alla guida del procuratore Raffaele Cantone prende certamente una direzione precisa. E’ ovvio che a carico del ragazzo indagato - a differenza degli altri - devono esserci indizi importanti. E’ di altrettanta evidenza che qualora fossero emersi elementi probatori pesanti e concordanti i magistrati avrebbero certamente proceduto con un fermo. Gli esami scientifici e l’autopsia dunque sono quanto mai importanti perché potrebbero fornire dati oggettivi per ricostruire un puzzle a cui ancora mancano alcuni pezzi.
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