CRONACA
Quando quel ragazzo è sceso dalla macchina con un coltello in mano, chiamato a dare manforte nella rissa andata avanti a più riprese tra due gruppi contrapposti, era troppo tardi per tornare indietro. La tragedia si sarebbe materializzata una manciata di minuti dopo, non lasciando il tempo a nessuno di poter intervenire e salvare la vita a Hekuran Cumani, che è morto nel parcheggio del Dipartimento di Matematica in via Pascoli. Il suo cuore ha smesso di battere mentre il fratello si disperava tra le urla sue e degli amici presenti. Nemmeno gli operatori sanitari del 118 hanno potuto far nulla per stabilizzarlo e cercare di salvargli la vita.
Quella coltellata tra il collo e il torace non gli ha lasciato scampo. A terra restano le gocce di sangue che raccontano un tentativo di fuga e di salvezza naufragato in pochi metri. Il colpo, seguendo le tracce rimaste sull’asfalto, potrebbe essere stato inferto proprio dietro il cortile recintato che costeggia il 100dieci caffè di via Pascoli dal lato del parcheggio. Hekuran poi si è allontanato attraversando il piazzale ma si è accasciato poco lontano.
Erano le quattro e mezza circa quando le grida hanno svegliato i residenti dei palazzi che si affacciano sul piazzale. I minuti precedenti e quello che è successo in quel fazzoletto di tempo è al vaglio degli inquirenti che da subito hanno chiesto a tutti coloro che avevano visto qualcosa di non andar via e fornire la loro testimonianza. Tutti, ovviamente, tranne gli aggressori che si sono dileguati in pochi istanti, ancor prima di Hekuran morisse. La vittima, 23 anni compiuti a luglio, era arrivata qualche ora prima a Perugia insieme al fratello e una decina di amici per trascorrere una serata nei locali del capoluogo, come già tante volte in passato aveva fatto. Lo testimoniano le tantissime foto pubblicate nei suoi profili social e scattate in diverse discoteche perugine.
L’altra sera avevano scelto di andare al Venerdì universitario al 100dieci di via Pascoli. Ed è lì che hanno conosciuto, o forse incrociato per la prima volta, un altro gruppo di ragazzi, giovani quanto loro, ma dalle testimonianze raccolte sembrerebbe molto più propensi a menar le mani. Non è chiaro quale sia stato il motivo che ha innescato quella che, inizialmente, secondo i presenti, sembrava fosse una discussione come tante e che invece, poco dopo, si è trasformata in una tragedia senza ritorno. Gli addetti ai lavori li chiamano futili motivi: uno sguardo di troppo, una parola sbagliata e giù a darsele di santa ragione.
Lo stesso copione potrebbe essersi verificato venerdì notte. I due gruppi hanno preso a picchiarsi nel parcheggio una prima volta quando i buttafuori avevano fatto uscire dal locale in chiusura tutti i presenti, ma gli agenti della vigilanza privata della discoteca, ancora presenti, sono intervenuti e hanno riportato la situazione alla calma, tanto che qualcuno se n’è andato pensando fosse tutto risolto. Ma è stata l’illusione di qualche minuto: poco dopo infatti, un giovane è arrivato scendendo da una macchina con un coltello in mano e la discussione si è trasformata in omicidio con la vita del 23enne di Fabriano finita per quell’unica coltellata. Ferito anche il fratello che in mattinata è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale di Perugia per le cure del caso.
In tanti hanno chiamato il 112 e sul posto sono arrivati gli operatori sanitari del 118, il pubblico ministero di turno, Gemma Miliani, il medico legale, Anna Maria Verdelli e gli agenti della squadra mobile e della squadra volante. Il quadro della situazione è sembrato già abbastanza chiaro sin dall’inizio, anche grazie alle testimonianze dei ragazzi presenti, che sono stati immediatamente portati in questura. Ma dal contesto in cui un delitto è maturato, alle accuse contestate, serve un lavoro certosino di ricostruzione dei comportamenti e delle responsabilità di ciascuno.
È quello che ieri, per tutto il pomeriggio e la serata, è stato fatto in questura sotto la guida del sostituto procuratore, Gemma Miliani, sempre in stretto contatto con il procuratore capo, Raffaele Cantone. Oltre agli amici della vittima, che hanno trascorso la serata con lui infatti, negli uffici della polizia di via del Tabacchificio, poi sono stati portati anche diversi altri giovani. Si tratta di italiani di seconda generazione, tunisini e marocchini, che avrebbero preso parte alla maxi rissa. Tra loro, è la convinzione degli inquirenti, c’è anche chi ha materialmente colpito Hekuran Cumani e chi è arrivato portando quel coltello, non ancora ritrovato.
La procura ha immediatamente aperto un fascicolo per omicidio volontario e nelle prossime ore, oltre a un probabile provvedimento per chi verrà ritenuto responsabile, disporrà l’autopsia sul corpo del giovane. Intanto il fratello, che dopo essere stato medicato in pronto soccorso ha raggiunto ieri i genitori e l’altro fratello in questura, ieri sera ha pubblicato un post sui suoi canali social: “Siamo distrutti - ha scritto - vorrei essere stato io al tuo posto, io tuo fratello, il tuo sangue, farò tutto quello che servirà per darti giustizia”.
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