Cronaca
Una fiaccolata per ricordare Bala Sagor, per tutti Obi, il cuoco bengalese di 21 anni, arrivato a Spoleto due anni fa come richiedente asilo, e ucciso il 18 settembre scorso da Dmytro Shuryn, il 33enne ucraino che ha confessato l’omicidio, la distruzione e l’occultamento del cadavere, compiuto per un debito di gioco di 200 euro.
Il momento commemorativo è stato organizzato dal Comune per giovedì alle 18.30 in piazza Fontana, davanti al ristorante “Il Tempio del Gusto” dove Obi lavorava da tempo, prima come lavapiatti e poi come aiuto cuoco. L’omicidio del 21enne “ha scosso l’intera comunità spoletina, generando profondo dolore e sconcerto”, ha detto ieri il sindaco Andrea Sisti, che ha parlato di “un orrendo episodio che richiama tutti noi a riflettere sul valore della vita, della dignità e del rispetto reciproco: è un momento che impone solidarietà, coesione e impegno comune affinché gesti così efferati non si ripetano più”. Il primo cittadino ha quindi espresso “vicinanza e partecipazione al dolore” della famiglia, degli amici e di quanti conoscevano Obi, sottolineando che “non ci sono ovviamente parole che possano lenire la sofferenza per una vita spezzata con così tanta brutalità.
L’iniziativa di giovedì in piazza Fontana, comunque, sarà anche l’occasione per raccogliere fondi da inviare alla famiglia del 21enne ucciso, che vive in Bangladesh e a cui Obi spediva regolarmente i propri risparmi. Resta da capire se i familiari della vittima intendano riportare in Bangladesh i resti di Obi, un'operazione che richiederebbe eventualmente uno sforzo economico con ogni probabilità per loro insostenibile. Su questo, comunque, elementi più certi potranno emergere all'esito dell'autopsia che il medico legale dovrà compiere a stretto giro sul corpo del ragazzo.
La Procura, infatti, sta disponendo tutta una serie di accertamenti irripetibili per verificare la confessione di Shuryn sull’omicidio di Obi e la successiva mutilazione. L’autopsia, in particolare, servirà a confermare che l’uccisione del richiedente asilo risalga alla mattina del 18 settembre e sia avvenuta con una coltellata al collo. Lo stesso esame dovrà anche stabilire se effettivamente lo scempio sul corpo del 21enne sia compatibile con la lama a sega, che gli inquirenti hanno sequestrato in casa di Shuryn già il 23 settembre e che poi l’indagato ha indicato come l’arma sia dell’omicidio che della mutilazione.
Un altro accertamento irripetibile sarà necessario per far tornare i carabinieri della Sis (sezione investigazioni scientifiche) all’interno della cantina di via Pietro Conti, dove Shuryn sostiene sia avvenuto la sequenza dell’orrore: qui, infatti, non sono state trovate tracce di sangue e si dovrà quindi probabilmente impiegare il luminol per verificare la sua versione. Infine, la Procura disporrà l’esame del cellulare del 33enne ucraino, che gli è stato sequestrato il 23 settembre scorso, quando è stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio senza però procedere al fermo in carcere, che è scattato il giorno seguente. Nello smartphone si cercherà di trovare conferma al movente del delitto, quel debito da 200 euro che rende ancora più agghiacciante l’efferata uccisione di Obi.
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