PERUGIA
La Corte dei conti ha condannato, a vario titolo, tre ex dipendenti della Regione Umbria - accusati di aver favorito alcune farmacie con comportamenti ritenuti illeciti - a risarcire complessivamente oltre 311 mila euro per danno erariale. Secondo i giudici contabili, le azioni dei tre - che all’epoca dei fatti ricoprivano ruoli di responsabilità nei settori delle autorizzazioni sanitarie, degli accreditamenti e dei servizi farmaceutici - avrebbero causato un danno economico e organizzativo alla pubblica amministrazione. Ogni accusa, invece, è stata rigettata nei confronti di una quarta persona. L’assenza di danno erariale è stata motivata dal fatto che il premio in questione le era sostanzialmente dovuto.
La vicenda risale al periodo a oltre dieci anni fa, tra il 2013 e il 2015, e si inserisce nell’ambito dell’inchiesta Piramide condotta dai carabinieri del Nas e coordinata dalla procura della Repubblica. L’inchiesta nel 2020 aveva portato al rinvio a giudizio di diversi soggetti, tra cui anche alcuni farmacisti. Le accuse principali erano associazione per delinquere, truffa e falso. La Regione Umbria si era costituita parte civile nel processo.
Secondo la ricostruzione dei magistrati contabili, i tre ex dirigenti avrebbero usato in modo distorto le loro funzioni pubbliche, mettendole al servizio di interessi privati. Le condotte contestate – tra cui favoritismi, omissioni e falsificazione di documenti – avrebbero minato la regolarità e l’imparzialità del sistema di controllo sulle farmacie, danneggiando il buon funzionamento della sanità pubblica. Rispetto alla richiesta iniziale della procura contabile (oltre 580 mila euro), la Corte ha ridotto l’entità del risarcimento, fissandolo a 311.711,92 euro. Nello specifico: al primo imputato sono stati addebitati circa 241.930 euro, al secondo poco più di 60.000 euro e al terzo 9.696 euro.
Due dei tre dovranno inoltre versare 2.760 euro legati a un’indebita distrazione di fondi del Ceas, il Comitato etico delle aziende sanitarie umbre.
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