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Il fatto

In Umbria è emergenza badanti, estate da incubo per migliaia di famiglie

Sempre più complicato gestire il picco di richieste per le sostituzioni temporanee

Catia Turrioni

01 Luglio 2025, 12:36

Emergenza badanti

Emergenza badanti in Umbria

Quando le badanti vanno in ferie, le famiglie restano sole. E in Umbria, dove l’invecchiamento corre più veloce che altrove, il problema diventa una bomba sociale. L’assistenza agli anziani è al collasso: la domanda cresce, l’offerta arretra e i servizi pubblici non bastano.
“La popolazione umbra è tra le più anziane d’Italia – spiega Andrea Farinelli, segretario regionale dello Spi Cgil – e questo comporta un bisogno crescente di assistenza, sia sanitaria che sociale. Molti anziani non sono del tutto non autosufficienti, ma necessitano comunque di compagnia e supporto quotidiano”.
Il problema, però, è che i servizi pubblici non riescono a tenere il passo.


Le Rsa non offrono una soluzione praticabile: “Sono poche, i posti non bastano, e i costi sono insostenibili per la maggior parte dei pensionati umbri, che ricevono assegni tra i più bassi d’Italia. Una retta mensile può arrivare a 3.000 euro. Chi se lo può permettere?”, si chiede retoricamente Farinelli.
Durante l’estate, il quadro già di per sè complesso, si aggrava: molte badanti tornano nei Paesi d’origine per le ferie, lasciando le famiglie prive di ogni aiuto. A confermare la criticità è Elisa Leonardi, segretaria generale Uil Pensionati Umbria: “Riceviamo numerose segnalazioni da famiglie che non sanno a chi rivolgersi. Nelle aree interne, come la Valnerina e nelle zone montane, trovare una badante disponibile è quasi impossibile, anche a causa della carenza di servizi essenziali come i trasporti pubblici. A volte si tratta di persone che non sono nemmeno auto munite, come possono spostarsi anche solo per fare la spesa?”.
Secondo l’Ufficio studi Uil, in Umbria servirebbero almeno altre 17 mila badanti per rispondere alle esigenze dei circa 68 mila anziani non autosufficienti. Eppure, l’offerta continua a calare: nel 2023 si contavano 17.120 lavoratori domestici, in diminuzione del 5,9% rispetto all’anno precedente. Il rapporto è impietoso: una badante ogni otto anziani, con una distribuzione territoriale fortemente sbilanciata. Perugia da sola concentra circa l’80% della forza lavoro domestica regionale, mentre a Terni la copertura è molto più bassa.

“La sostituzione estiva è una vera impresa – racconta Dario Bruschi, segretario generale Fnp Cisl Umbria –. A volte sono le stesse badanti a proporre un’amica, ma bisogna essere molto fortunati”. Il nodo, però, è anche economico. Il costo di un’assistente familiare con contratto regolare varia tra i 1.000 e i 2.500 euro al mese. “Per una badante convivente con 40 ore settimanali – spiega Leonardi – la spesa si aggira tra i 1.100 e i 1.200 euro, a cui - giustamente - si sommano tredicesima, quattordicesima, Tfr e contributi. La sostituzione richiede ovviamente un ulteriore esborso”. Un peso che molte famiglie non sono in grado di sostenere. Da qui il ricorso sempre più frequente a soluzioni informali, spesso in nero. Ma il lavoro irregolare espone entrambe le parti a rischi legali e relazionali. “E’ un circolo vizioso – avverte Farinelli –: la difficoltà economica spinge al lavoro nero, che però non garantisce né diritti né sicurezza”.
Uno spiraglio arriva dal recente bando per l’assegno caregiver, riattivato da Regione e Comuni: prevede un contributo economico per chi assiste un familiare anziano. “E’ una misura utile – ammette Farinelli – ma i tempi burocratici sono lunghi e non rispondono all’urgenza estiva”.
I sindacati concordano: serve una riforma strutturale del welfare regionale, che vada oltre la logica dell’emergenza e pianifichi una risposta organica.


“L’Umbria sta invecchiando – sottolinea Leonardi – e se non si interviene ora, il problema esploderà nei prossimi anni. Le iniziative regionali come i progetti Vita indipendente o il servizio Dopo di Noi per le persone con disabilità sono segnali positivi, ma non bastano. Serve un’alleanza tra istituzioni, famiglie, associazioni e terzo settore per costruire un nuovo modello di cura diffusa, sostenibile e dignitosa”.
Le prospettive, intanto, non sono incoraggianti. Secondo l’ultimo rapporto Domina, nel 2050 in Umbria ci saranno circa 116 mila ultraottantenni a fronte di 78 mila bambini tra 0 e 14 anni. La componente anziana rappresenterà il 15,3% della popolazione, contro il 10,2% dei minori: un trend che lascia prevedere un ulteriore aumento della domanda di assistenza e, di conseguenza, di badanti. 

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