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Compravendita reliquie Acutis, c'è un indagato nell'inchiesta della procura di Perugia

Perquisito un uomo residente in Emilia Romagna: aveva pubblicato un annuncio su eBay

Francesca Marruco

09 Giugno 2025, 14:59

Carlo Acutis santo e l'incognita di Papa Francesco

Il beato Carlo Acutis

Dopo la denuncia di monsignor Domenico Sorrentino, che aveva fatto seguito a un servizio del Corriere dell’Umbria nel quale si raccontava di una sfrenata compravendita di reliquie - di incerta provenienza e veridicità - del beato Carlo Acutis il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, aveva immediatamente aperto un fascicolo di indagine assegnandolo al sostituto, Gennaro Iannarone. Le prime deleghe erano state quindi dirette al rintraccio dei soggetti che avevano pubblicato gli annunci di vendita nei vari siti monitorati. Uno soprattutto era finito al centro della denuncia di monsignor Sorrentino, vescovo di Assisi - Gualdo Tadino - Gubbio e Foligno, e riguardava la vendita di capelli del beato, la cui santificazione è stata rinviata per la morte di Papa Bergoglio. Quell’annuncio pubblicato su eBay come “ex capillis con certificato” era finito con l’aggiudicazione all’asta di 2.110 euro dopo 17 offerte. Gli agenti della polizia postale del compartimento di Perugia hanno dunque rintracciato dapprima l’id collegato a quella pubblicazione e poi lo hanno associato a qualcuno in carne ed ossa. E’ stato solo a quel punto, nelle scorse settimane, che la polizia - su delega della procura- è andata a bussare a casa di un uomo residente in Emilia Romagna con un decreto di perquisizione - valido anche come avviso di garanzia - alla mano.


Secondo quanto emerso, in casa dell’indagato - a cui la procura contesta provvisoriamente l’accusa di ricettazione - non è stata trovata alcuna reliquia. Del resto, quella stessa asta era stata chiusa e, teoricamente la reliquia aggiudicata e venduta.
L’accusa di ricettazione autorizza a ipotizzare che la procura non escluda il furto di una reliquia reale da quelle in precedenza certificate e che, sempre teoricamente, dovrebbero essere detenute con particolari accortezze. Durante la perquisizione i poliziotti hanno anche proceduto ad acquisire i contenuti dei dispositivi informatici dell’indagato, in cerca di ulteriori spunti investigativi. Certo è che, da un punto di vista penale, in assenza di una reale fotografia della situazione, la strada è tortuosa. Monsignor Sorrentino aveva sporto denuncia in procura e chiesto il sequestro dell’annuncio di vendita riguardante i capelli, che poi era solo uno dei tanti. E così è stato. Al momento però non è chiaro se quella reliquia sia davvero mai esistita, se era vera e quindi sottratta a qualcuno che la deteneva lecitamente, o se era contraffatta. E lo stesso ragionamento può essere applicato a tutti gli altri annunci che via via sono comparsi e in parte, dopo l’avvio dell’inchiesta, rimossi. Se infatti per il diritto canonico questo tipo di commercio non è ammesso, il diritto penale viaggia su un altro binario.

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Lo stesso monsignor Sorrentino, intervenuto subito dopo la pubblicazione della nostra inchiesta, aveva dichiarato: “Questo tipo di commercio non va assecondato. Ho fatto la denuncia alla Procura perché intanto siamo davanti a un’offesa al nostro sentimento religioso . Poi, se dietro ci sono ipotesi di reato, questo sarà frutto di indagine. Io ho ritenuto di rispondere in maniera forte e ho denunciato”. Il vescovo, che su Acutis ha scritto un libro, nell’opera ha precisato: “I frammenti anche minimi, del corpo di un santo sono pegni delle benedizione di Dio, stimolano la preghiera e sostengono la fede, portando quest’ultima attraverso il santo, a Gesù stesso. E’ quello che sta accadendo anche con le richiestissime reliquie del corpo di Carlo. La Provvidenza ha disposto che se ne potesse approntare un certo numero, da distribuire con grande oculatezza e precise garanzie di uso ecclesiale”. E nessuno, a quanto risulta, avrebbe sporto denuncia per il furto di una di queste reliquie. Almeno in Italia.

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