Lo studio
Furti in aumento anche in Umbria
Quasi un imprenditore su tre teme di subire furti, rapine o atti vandalici, mentre il 60,1% si sente danneggiato da abusivismo e contraffazione. Oltre l’80% delle imprese ha già investito in misure di sicurezza come videosorveglianza e allarmi antifurto, sostenendo spese rilevanti pur di tutelare persone e attività.
E' quanto emerge da un'indagine elaborata dall'Ufficio studi Confcommercio in occasione della Giornata nazionale della legalità.
“Le imprese umbre stanno già facendo la loro parte – sottolinea Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria – ma non possiamo lasciarle sole. Servono risorse pubbliche regionali per sostenere chi investe in sicurezza, perché la protezione del tessuto produttivo onesto è un interesse di tutta la comunità”.
In questa direzione si inserisce anche l’operatività in Umbria del protocollo quadro per la legalità e la sicurezza delle imprese, grazie agli accordi territoriali sottoscritti da Confcommercio con le Prefetture di Perugia e Terni.
Il Protocollo antirapina, firmato da Ministero dell’Interno, Confcommercio e altre associazioni, ha una validità triennale e promuove un modello di sicurezza partecipata: i sistemi di video-allarme installati dalle imprese potranno essere collegati direttamente con le sale operative delle forze di polizia, permettendo un intervento tempestivo in caso di rapina, grazie alla trasmissione in tempo reale di segnalazioni e immagini.
“Questi strumenti sono fondamentali – aggiunge Mencaroni – ma per essere davvero diffusi e accessibili è necessario un sostegno concreto da parte delle istituzioni, con contributi diretti o misure dedicate a finanziare la sicurezza tecnologica delle imprese”.
L'andamento dei fenomeni criminali, a livello nazionale, è preoccupante.
I furti sono il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 28%, +4,5 punti percentuali rispetto al 2023), seguiti da atti di vandalismo e spaccate (25,4%, +4,3 punti sul 2023) e dalle rapine (25,3%, +6,4 punti in confronto al 2023). L’usura, che negli ultimi anni è stato il fenomeno segnalato più in crescita, scende al 20,6% (-3,8 punti sul 2023).
Quasi un imprenditore su tre (31,3%) teme che la propria impresa possa essere esposta al rischio di fenomeni criminali quali furti, rapine, atti vandalici, aggressioni. I furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (33,2%).
Il 21,3% degli imprenditori dichiara di aver riscontrato episodi criminali legati alla presenza delle "baby gang" nella zona di operatività dell’impresa e di questi quasi la metà (48%) è preoccupato per la propria attività. Tre imprenditori su dieci temono il fenomeno della “mala movida”, soprattutto per il degrado urbano (49,5%) e per atti di vandalismo e danneggiamenti alle strutture (45,8%).
Il 27,7% degli imprenditori ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e il 25,8% teme il rischio di esposizione a questi fenomeni. Di fronte a questi crimini il 63,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 50,5% si rivolgerebbe alle associazioni di categoria e alle organizzazioni antiusura, il 22,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.
Il 60,1% delle imprese del terziario si ritiene penalizzato dall’abusivismo e dalla contraffazione per via soprattutto della concorrenza sleale (50,1%) e della riduzione dei ricavi (23,1%).
Nel 2024 l’illegalità è costata alle imprese italiane del commercio e dei pubblici esercizi 39,2 miliardi di euro e ha messo a rischio 276 mila posti di lavoro regolari, in leggera crescita rispetto all’anno precedente. In dettaglio, l'abusivismo commerciale costa 10,3 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 7,4 miliardi, la contraffazione per 5,1 miliardi, il taccheggio per 5,4 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 7,1 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,9 miliardi.
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