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Umbria, rivalutazione pensioni: persi fino a diecimila euro in 10 anni

La stima della Uilp, la segretaria regionale Elisa Leonardi: "Vitalizi adeguati al 100% con l'inflazione, siamo indignati"

Catia Turrioni

25 Marzo 2025, 12:50

Pensioni inadeguate

Pensionati sempre più alle prese con un assegno troppo basso

“Il potere d’acquisto delle pensioni ha subìto una perdita pari a quasi 10 mila euro in 10 anni a causa del blocco parziale della rivalutazione”: è quanto afferma Elisa Leonardi, segretaria regionale Uil Pensionati Umbria facendo riferimento a uno studio condotto dal sindacato a livello nazionale. “Per una pensione che nel 2014 valeva 3.500 euro lordi - spiega Leonardi - la perdita di potere d’acquisto in 10 anni arriva a sfiorare i 10 mila euro (9.619 euro). E supera i 2 mila euro per un assegno che nel 2014 era di circa 2.256 euro lordi, tra le 4 e 5 volte il trattamento minimo”. Questa diminuzione del potere d'acquisto si riflette concretamente nella vita quotidiana dei pensionati.

“Nel 2014 - spiega Leonardi - con una pensione netta di 1.738,29 euro, era possibile acquistare 1.931 caffè al bar; nel 2024, con una pensione rivalutata a 2.002 euro netti, se ne possono acquistare 1.668. Una diminuzione, dunque, di 262 caffè all’anno”. Simili riduzioni si osservano per altri beni di consumo quotidiano, come quotidiani, gelati, carne rossa, patate e latte. “In una regione come l’Umbria, dove ci sono più pensionati che lavoratori, gli effetti sono ovviamente devastanti”, rimarca la segretaria Uilp evidenziando qualche cifra. Il numero delle pensioni erogate nel 2023 è di 4.570.433 che rappresenta il 20,3% del totale delle pensioni in Italia. Il numero di pensionati è di 3.160.495, pari al 19,9% del totale nazionale. L’importo complessivo delle pensioni in Umbria è di 72.224 milioni di euro che corrisponde al 21% del totale nazionale mentre il reddito pensionistico pro capite è di 22.852 euro. “Le donne in Umbria sono le più penalizzate - aggiunge Leonardi - gli assegni pensioni che percepiscono, infatti, sono inferiori di circa un terzo rispetto a quelli degli uomini”.


La perdita d’acquisto maggiore riguarda gli anni 2023 e 2024, in cui sono scattati tagli progressivi voluti dal governo per i trattamenti d’importo più elevato. Nello specifico, nel 2023 la perdita sull’anno per la pensione iniziale di 2.256,21 euro è stata di 435,80 euro, mentre nel 2024 è stata di 723,04 euro. Per la pensione con importo iniziale di 3.500 euro, la perdita nel 2023 è stata di 200,33 euro, nel 2024 di 317,92 euro. L’inflazione in quel biennio, infatti, era molto alta con metodo di rivalutazione più severo, non per fasce ma per importi complessivi. “Quello che più ci indigna - conclude Elisa Leonardi - è che invece i vitalizi sono stati adeguati al 100% dell’inflazione. Una disparità di trattamento che davvero non possiamo accettare”.

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