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Celebrazioni

Gubbio, il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha festeggiato trent'anni di sacerdozio

Gubbio e Città di Castello verso un'unica diocesi

30 Settembre 2025, 16:54

Gubbio, il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha festeggiato i trent'anni di sacerdozio

“Da sempre ho sentito che la fede era una cosa importante, la più importante per me. Così come avvertivo in maniera forte il desiderio di condividerla con gli altri. Lo facevo già in parrocchia e con gli scout. La parola, la presenza, i colloqui con don Giuseppe Ricotti, assistente degli scout, sono risultati preziosi per far maturare in me la decisione. Una sera eravamo in parrocchia e fu lui a chiedermi: perché non ti fai prete? La mia risposta fu: può essere”.

Il 30 settembre 1995 Luciano Paolucci Bedini viene consacrato sacerdote nella cattedrale di San Ciriaco ad Ancona da Monsignor Franco Festorazzi. Nella basilica in cima al monte Ingino il sessantesimo successore di Sant’Ubaldo, che guida la diocesi di Gubbio dal 2107 e dal 2022 anche quella di Città di Castello, ha celebrato la Santa Messa 30 anni dopo la sua ordinazione sacerdotale. Dopo aver ricordato a grandi linee i suoi 30 anni di sacerdozio ha detto: “Sono venuto qui a celebrare questa ricorrenza - ha detto il vescovo - ho scelto di farlo sotto l’urna dove riposa Sant’Ubaldo. E sono qui per dire il mio grazie a tutta questa comunità, a tutti voi”. Centinaia di fedeli hanno partecipato al rito. Erano presenti per l’amministrazione comunale il vice sindaco Gagliardi e l’assessore Rughi, rappresentanti dell’Università dei Muratori, scalpellini e arti congeneri Innocenzo Migliarini, delle famiglie ceraiole e delle varie associazioni. Al termine della funzione religiosa tutti l’hanno salutato nel chiostro dove era stato allestito un rinfresco e il vescovo si è stretto con la sua comunità.

Con la messa a Sant’Ubaldo Paolucci Bedini ha dato il via a una serie di appuntamenti che lo porteranno a vivere questo traguardo con sobrietà e gratitudine, in alcuni luoghi significativi del suo cammino vocazionale. Ad Ancona, la diocesi di origine, sono in programma tre appuntamenti liturgici. Il 30 settembre prima nella cattedrale di San Ciriaco, il 1° ottobre sarà nella parrocchia di Torrette mentre il 2 ottobre, sempre alle 18:30, celebrerà la santa messa nella parrocchia di San Paolo, la stessa dove don Luciano ha esercitato per anni il suo ministero come vice parroco, con particolare attenzione alla pastorale giovanile. Infine domenica 5 ottobre, alle 18:30 la conclusione sarà celebrata nella cattedrale di Città di Castello.



Il futuro della diocesi di Gubbio è quella di essere unità a Città di Castello. Lo ha confermato il vescovo Luciano Paolucci Bedini in un’intervista al Corriere dell’Umbria di alcuni giorni or sono. “Il nunzio apostolico a nome del Papa mi ha chiesto, a suo tempo, di prendere la guida pastorale anche di Città di Castello - ha detto il vescovo ricostruendo il cammino finora compiuto - e mi è stato chiesto di accompagnare il cammino di unificazione con la diocesi di Gubbio”.  Le prime parole appena arrivato a Gubbio il 3 dicembre 2017, pronunciate da Monsignor Mario Ceccobelli, oggi vescovo emerito, erano state: “Sei il sessantesimo successore di Sant’Ubaldo, e probabilmente sarai anche l’ultimo”. E così sarà. La riunificazione delle diocesi più piccole, in corso nella Chiesa italiana, era stato già avviato e Gubbio rientra in questo processo. Il primo passaggio è stato nel 2022 quello dell’accorpamento sotto la guida di un unico vescovo (in persona episcopi) in vista della loro unione piena. Paolucci Bedini ha anche spiegato che “arrivare ad unirle in una sola non è un’operazione semplice. Per tanti motivi. Tra questi il fatto che, pur essendo piccole come numero di abitanti, sono entrambe caratterizzate da un vasto territorio e da una ricchezza di tradizioni culturali e storiche importanti e differenti. Ci sono diversità molteplici, che non vanno perse, ma che occorre armonizzare e mettere in sinergia. Come ci si riesce? Soprattutto cominciando a condividere le cose fondamentali della fede che sono per forza le stesse: se è vero che la cultura e la storia ci distingue, il vangelo, la carità e la fraternità ci uniscono”. Non una parola sui tempi necessari per concludere questa operazione non semplice anche per questioni di campanilismo.

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