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Perugia

Viale San Sisto: cantieri infiniti, commercianti in ginocchio

Ristori promessi ma tardivi e lavori lenti che minacciano di svuotare il quartiere

Sabrina Busiri Vici

27 Settembre 2025, 07:00

Viale San Sisto

Maddalena Cespa, commerciante (Foto Belfiore)

A Perugia da quasi un anno viale San Sisto è ostaggio di transenne, scavi e rallentamenti. Dalle nuove condotti di Umbria Acque ai lavori del Brt, cantieri che hanno trasformato la principale arteria del quartiere in un corridoio dimezzato, con disagi crescenti per residenti e attività commerciali.


A denunciare con forza la situazione è Maddalena Cespa, titolare di un’attività di rivendita caffè e beverage, che racconta al Corriere dell’Umbria le difficoltà quotidiane e il senso di abbandono: “Siamo ostaggi di questo cantiere. Gli incassi sono tornati ai livelli di cinque anni fa, quando avevo appena aperto in piena zona rossa Covid. Con questi ricavi non si coprono né utenze né affitti. Così ci state lasciando morire”.


Ristori promessi, ma a lungo termine
Ad agosto il Comune aveva chiesto agli esercenti di fornire i dati di fatturato 2023-2024, annunciando ristori per chi avesse subito cali. “Abbiamo risposto subito, inviato i moduli e sollecitato un incontro. A fine mese abbiamo mandato una pec per discutere quantità, tempistiche e la possibilità di un acconto immediato”, spiega Cespa.
La risposta è arrivata il 22 settembre, in una riunione con gli assessori Pierluigi Vossi e Andrea Stafisso: “Ci hanno detto che chi prenderà qualcosa la prenderà solo il prossimo anno. Nel frattempo nessun sostegno, nessun aiuto a sopravvivere”.
E la cifra appare irrisoria: “Si parla di 250 mila euro da dividere per 40 attività. Ma le attività direttamente penalizzate dal viale non sono neanche così tante. È un’elemosina, e quando arriverà sarà troppo tardi: il rischio è che a beneficiarne saranno pochi intimi, perché molte attività storiche avranno già chiuso”.
Lavori infiniti
Il quadro che emerge è quello di un quartiere svuotato. Negli ultimi mesi ha già chiuso Jolly Toner, mentre Acqua e Sapone medita di lasciare, secondo quanto si apprende. “Stiamo parlando di famiglie che lavorano da generazioni. Se le serrande si abbassano, qui rimane una ghost town - prosegue Cespa -. Il metrobus passerà su un viale deserto”.
Il malcontento non riguarda solo i ristori, ma anche la gestione del cantiere: “Per completare 200 metri davanti a Unicredit e Acqua e Sapone ci sono voluti sei mesi. Ora il cantiere avanza verso il Teatro Brecht, dove sono collocata io. Nel frattempo, cartelli imprecisi, senso unico mantenuto anche a lavori fermi, scavi lasciati a metà. Lo scorso Natale eravamo bloccati senza che nessuno intervenisse: hanno transennato davanti alla biblioteca per abbattere degli alberi e siamo rimasti con le strade deviate per settimane, anche quando i lavori erano già fermi”.
Un calo drammatico di fatturato
La crisi è quantificabile: “Da maggio gli incassi giornalieri nel mio caso oscillano tra i dieci e i cento euro, come durante la pandemia. Ho un secondo punto vendita a Castel del Piano, ma con ordini anticipati, fornitori da pagare e bollette sempre più alte, è un disastro”. Cespa sottolinea che il problema è doppio: “Da un lato chiediamo ristori immediati, non nel 2026. Dall’altro, serve che i lavori vadano spediti. Ci avevano promesso turni giorno e notte, anche nei festivi, ma non si è visto nulla. Solo adesso, dopo le nostre proteste, l’assessore Vossi ha ammesso i ritardi e garantito più operai in cantiere. Ma noi abbiamo perso già un anno”. E Cespa riporta in proposito le parole dette dalla sindaca Ferdinandi nelle ultime riunioni pre-cantiere, ovvero che gli operai avrebbero lavorato mattina, giorno e sera, sabato e domenica, e festivi se fosse stato necessario “ma tutto questo non si è verificato”.


No elemosina ma attenzione
Il tono dell’appello resta fermo: “Siamo stati lasciati all’abbandono. Il Comune si vanta sui giornali di milioni di euro stanziati, ma a noi arrivano briciole, e solo l’anno prossimo. Non possiamo accettare che tante famiglie storiche di San Sisto scompaiano così. Noi non chiediamo favori, ma rispetto. Vogliamo solo sopravvivere”.

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