Attualità
Un imponente portone verde bottiglia, accanto a un'elegante insegna con la scritta bianca su nero, accoglie i visitatori, invitandoli a scoprire la suggestiva location del ristorante, immersa in una chiesa sconsacrata del 1500. Le scenografiche volte a crociera, gli affreschi originali e le luci soffuse che illuminano le antiche mura in tufo rivelano tutta la storica bellezza di un luogo dove, anche il cibo, diventa pura arte.
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Progettato dall'architetto Giuliano Andrea Dell'Uva, l'ambiente interno riflette l'identità di Coro - un progetto nato dalla visione condivisa dello chef Ronald Bukri e del direttore di sala Francesco Perali. Un sodalizio che ha dato vita a un progetto ambizioso, capace di conquistare riconoscimenti prestigiosi in poco più di un anno dall'apertura: due forchette Gambero Rosso, la finale ai The Fork Awards 2024 e l'inserimento nella classifica del Prix Versailles. "È stato un anno di partenza – racconta Perali. – Avevamo delle ambizioni molto alte e ce le abbiamo tuttora, forse adesso ancora di più. Volevamo che questo spazio avesse un appeal internazionale basato sui feedback dei nostri clienti".
Anche il nome non è casuale, "Coro" da un lato richiama il sacro plesso architettonico e l'idea di convivialità che si instaura tra le persone che lo abitano, dall'altro è un gioco di parole nato dall'unione dei fondatori: FrancesCO – ROnald. "Il nostro è un percorso molto lungo, dopo svariate esperienze che ci hanno permesso di conoscersi a fondo, ho convinto Ronald a venire a Orvieto, dove sono nato - spiega Perali .- Il progetto concerne un'idea di ospitalità che si muove su più fronti che vanno dalla cucina, al servizio di sala, fino alla cantina. Al centro c'è il rapporto con l'ospite e la volontà di farci conoscere per ciò che siamo, istaurando un legame di fiducia e sincerità”. La cucina autentica, ma mai semplicistica, riflette il diritto di esprimersi senza gridare, per comunicare "con eleganza e savoir faire", ha aggiunto il co-fondatore.
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"Essenziale, pulita e vegetale", sono i tre aggettivi con cui lo chef Bukri ha descritto l'anima culinaria di Coro, emblema di "uno stile internazionale che si lega al gusto italiano". Le radici e le materie prime del territorio vengono esaltate grazie alle tecniche apprese dalle numerose esperienze all'estero dello chef: "A sei anni sono venuto in Italia dall'Albania, e ho affinato il mio stile a Londra e Sydney, lavorando in un ristorante tre stelle Michelin. Nella mia cucina i clienti riconoscono anche tecniche orientali, nonostante io non sia mai stato in Giappone. Studio, assaggio, e sperimento in un mondo in cui tutte le culture sono connesse". Ed è nel cuore pulsante di Coro, tra le mura della sua cucina, che lo chef racconta e prepara due delle sue portate del menù estivo: Bottoni di patate rosse sotto cenere, cumino tostato, consommè estivo alla camomilla e peperone di Senise e un soufflé alla pesca arrosto, accompagnato da gelato ai fiori di sambuco e polvere di tè nero cinese, nella variante Lapsang Souchong.
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