Report
Sempre più anziani soli
C’è un’Italia che invecchia, è vero. Ma c’è un’Umbria che lo fa prima, più in fretta e più profondamente. Una terra che si sta lentamente svuotando, dove gli anziani sono sempre di più, e spesso sempre più soli. A raccontarlo non è solo la percezione comune, ma un dettagliato report dell’Ufficio Studi Uil Pensionati, elaborato su dati Istat, che mette nero su bianco un trend ormai inarrestabile. E l’allarme è stato lanciato con forza da Elisa Leonardi, segretaria regionale della Uil Pensionati: “L’Umbria si trova davanti a una sfida enorme. Una società che invecchia e si impoverisce sul piano demografico non può permettersi di restare ferma”.
Oggi, più di un quarto della popolazione umbra ha superato i 65 anni: parliamo di 230.000 persone, un esercito silenzioso che cresce anno dopo anno. Di questi, oltre 79.000 hanno più di 80 anni, e 385 sono addirittura centenari. L’indice di vecchiaia, che misura il rapporto tra anziani e giovani under 15, è arrivato al 237,9%. In parole povere, per ogni dieci ragazzi ci sono quasi ventiquattro anziani. Numeri che, da soli, danno il senso di un equilibrio demografico saltato, ma che non bastano a raccontare la portata sociale del fenomeno.
Il dato forse più amaro è quello che riguarda la solitudine. In Umbria ci sono circa 369.000 famiglie, ma in un terzo dei casi - 129.000 per l’esattezza - si tratta di persone che vivono da sole. E tra queste, ben 78.000 hanno più di 60 anni. Una cifra enorme, che rappresenta oltre un quarto degli anziani umbri. “Non parliamo solo di vedove o vedovi - spiega Leonardi - ma anche di donne e uomini che invecchiano senza una rete familiare, spesso in piccoli centri lontani dai servizi, in case non sempre adeguate e con crescenti difficoltà di autonomia”. Anche la composizione delle famiglie fotografa una trasformazione profonda: le coppie con figli sono circa 120.000, ma vengono ormai affiancate - e quasi superate - da quelle senza figli (77.000). I nuclei monogenitoriali, invece, sono circa 43.000, con una netta prevalenza femminile: le madri sole con figli rappresentano il 18,4% dei nuclei, mentre i padri soli si fermano al 5,3%. In mezzo a queste cifre, un altro segnale da non ignorare: circa 22.000 famiglie umbre sono composte da più di un nucleo, un dato che spesso riflette situazioni di convivenza forzata, legata a necessità economiche o assistenziali.
Ma se il presente appare fragile, il futuro rischia di diventarlo ancora di più. Le proiezioni demografiche parlano chiaro: dagli 865.000 residenti del 2021 si scenderà a 835.000 nel 2030, a 768.000 nel 2050 e a soli 660.000 nel 2070. Una perdita di oltre 200.000 persone in cinquant’anni. Il ritmo di questo calo - circa lo 0,55% all’anno - è superiore a quello nazionale e disegna un orizzonte di rarefazione umana, sociale e produttiva. “Il rischio è di trovarci con territori spopolati, paesi deserti, servizi che chiudono e una rete assistenziale sempre più fragile - avverte Leonardi - Una società che non si rigenera perde futuro”. E proprio perché il tempo stringe, secondo la Uil serve un cambio di passo deciso: interventi strutturali, politiche di sostegno alle famiglie, attenzione al benessere abitativo e sociale degli anziani soli, investimenti nei servizi di prossimità.
Non basta più gestire l’emergenza, bisogna prevenire il collasso. “La fotografia dell’Umbria è limpida ma inquietante – evidenzia Leonardi - Non è solo un territorio che invecchia: è una comunità che rischia di spegnersi, lentamente, nel silenzio delle sue case vuote. Ma invertire la rotta è ancora possibile, a patto che si scelga di agire ora, e non quando sarà troppo tardi”.
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