Cinema
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Una notte di magia e poesia ha illuminato il Canal Grande in occasione della 82esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, dove il visionario regista messicano Guillermo del Toro è stato celebrato con un esclusivo cocktail all'Hotel St. Regis, a pochi passi dall’eterna bellezza di Piazza San Marco. L'evento, carico di emozione, ha fatto da cornice alla presentazione di Sangre del Toro, il nuovo documentario di Yves Montmayeur dedicato al maestro del cinema contemporaneo, e all’attesissima première mondiale di Frankenstein, il kolossal in concorso che segna il ritorno di del Toro al Lido dopo il trionfo del 2017 con La forma dell'acqua, vincitore del Leone d'Oro.
Un omaggio al genio di del Toro
La serata veneziana, sospesa tra glamour e l'estetica gotica che permea l'opera di del Toro, ha visto la partecipazione di un parterre di ospiti internazionali. Tra loro, l'attore italiano Massimiliano Gallo, la brasiliana Shalana Santana, l'attrice di Narcos: Mexico Mayra Hermosillo, l’attivista e interprete Karla Sofía Gascón, l’italo-russa Tatiana Luter, il giovane Alex Leone, la produttrice e regista Morena Gentile e la celebre Cinzia TH Torrini. Presenti anche i produttori Marc e Vanessa Bikindou, noti sostenitori del cinema d'autore. L'atmosfera, arricchita da note jazz e dai riflessi dorati del Canal Grande, sembrava una scenografia uscita dalla mente dello stesso del Toro. Al centro della serata, la proiezione di Sangre del Toro, presentato nella sezione Venezia Classici. Diretto da Yves Montmayeur, già premiato a Venezia per The 1000 Eyes of Dr Maddin, il documentario è un viaggio intimo e poetico nel labirinto creativo di del Toro. Dalle sue radici messicane al successo hollywoodiano, l'opera esplora i suoi universi gotici, i mostri e le reliquie che definiscono la sua poetica. Montmayeur, presente all'evento, ha definito il film "una lettera d'amore al cinema e alla mente di un uomo che ha trasformato le sue paure in meraviglia". Del Toro, visibilmente commosso, ha ringraziato il regista per aver saputo "entrare nel mio mondo senza giudicarlo, abbracciandolo come si abbracciano i sogni che fanno paura", riporta La Presse.
"Frankenstein", un sogno lungo 30 anni
Il clou della giornata è stato l'atteso Frankenstein, adattamento del romanzo di Mary Shelley che del Toro ha definito "il film per cui mi sono allenato per 30 anni". Presentato in concorso, il film è un progetto profondamente personale, nato quando il regista, a sette anni, vide il classico di James Whale con Boris Karloff, che descrive come "un Messia". "È più di un sogno, quasi una religione – riporta La Presse citando il regista in conferenza stampa .- La creatura è molto biografica. Volevo qualcosa di bello, come una statua di alabastro, senza punti di sutura, una creatura perfetta". Il cast stellare include Oscar Isaac nel ruolo di Victor Frankenstein, Jacob Elordi come la Creatura, Mia Goth come Elizabeth Lavenza, e Christoph Waltz come il dottor Pretorius. Elordi, subentrato ad Andrew Garfield a causa di conflitti di programmazione, ha richiesto 10 ore di trucco per trasformarsi, un processo che ha descritto come un modo per "annullare me stesso e entrare nel personaggio". Isaac ha definito l'esperienza sul set "un viaggio psichedelico ed emotivo", sottolineando l'atmosfera di "setta" creata dalla visione di del Toro. Il film, prodotto da Netflix, non è un semplice horror ma una tragedia lirica che esplora temi universali come la solitudine, la paternità negata e il desiderio di essere amati. Del Toro ha voluto distanziarsi dall’immaginario classico, ispirandosi alle illustrazioni di Bernie Wrightson e all'interpretazione di Karloff, ma dando alla Creatura una nuova fisicità, umana e commovente. "Non sto facendo un film spaventoso, sto raccontando un'emozione profonda", ha spiegato.
Un messaggio universale contro la guerra
Frankenstein si pone come una riflessione sull'umanità in un'epoca di conflitti e tecnologia dilagante. Del Toro ha sottolineato la contemporaneità della storia, criticando i "mostri in giacca e cravatta" che, attraverso il denaro e il potere, credono di poter controllare la scienza e la vita stessa. "L'amore è il motore del mondo, solo con l'amore possiamo salvarci", ha dichiarato, evidenziando il ruolo di Elizabeth, interpretata da Mia Goth, come figura di grande compassione, capace di accogliere il diverso in un mondo che lo rifiuta. Il film, che sarà distribuito in sale selezionate dal 17 ottobre e su Netflix dal 7 novembre, è già considerato un candidato di punta per il Leone d'Oro, in competizione con La Grazia di Paolo Sorrentino, Bugonia di Yorgos Lanthimos e A House of Dynamite di Kathryn Bigelow. La giuria, presieduta da Alexander Payne, annuncerà i vincitori il 6 settembre.
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