Attualità
Irene Pivetti
Irene Pivetti, oggi 62enne, racconta in un'intervista al Giornale, il calvario di una condanna a quattro anni per evasione fiscale e autoriciclaggio, legata a una presunta finta vendita di Ferrari in Cina, e l'attesa di un nuovo processo per la compravendita di mascherine. Con una dolcezza disarmante, Pivetti svela il prezzo di una "macchina giudiziaria" che, dice, "è fatta per ruzzolare e tirar giù le vite degli altri".
Un tracollo economico e personale
"Mi hanno distrutto l'immagine, tolto la credibilità che mi ero costruita e annientata economicamente. Sequestrati tutti i conti correnti", racconta Pivetti. La situazione è stata così drammatica che "un Pm dispose persino il sequestro di una Postepay con dentro un euro e nove centesimi". Senza risorse, l'ex presidente della Camera si è ritrovata a vendere i suoi beni, persino i regali di nozze, ai rigattieri. "Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Durante il lockdown, con i negozi chiusi, non riuscivo a fare la spesa. Sono andata a ritirare i pacchi con cibo in scatola alla Caritas di San Vincenzo". La svolta arriva con un lavoro umile, trovato in una cooperativa di ex detenuti, la Mac Servizi. "Inizialmente facevo le pulizie, poi mettevo in ordine. Ho iniziato come volontaria, e poi mi hanno riconosciuto uno stipendio di mille euro al mese. Quando l'ho ricevuto, non potevo crederci: finalmente avevo i soldi per mangiare". Un'esperienza che definisce "straordinaria": "Sarò sempre riconoscente a loro che mi hanno teso una mano in un momento in cui tutti la ritraevano".
La solitudine e la gogna
La caduta di Pivetti non è stata solo economica, ma anche sociale. "Ero diventata come appestata. Nessuna azienda accettava che facessi consulenza. La politica? Sparita. Mi sono ritrovata completamente sola". Eppure, non serba rancore: "Non ho niente da rimproverare a chi mi ha voltato le spalle. Umanamente li comprendo, perché la macchina giudiziaria fa troppa paura". Sul suo calvario giudiziario, Pivetti è netta: "So di non avere fatto assolutamente niente di male". Ma allora, perché questo accanimento? "Non penso sia un complotto. Ho scoperto che la macchina giudiziaria ciclicamente è una macelleria. È più predisposta a fare sacrifici umani che a cercare la verità". E ancora: "La presunzione di innocenza? Inesistente. Esiste solo la presunzione di colpevolezza. Quando finisci in questo sistema distorto, non sei più umano. Qualunque cosa fai diventa perversa".
Un processo infinito e una fede incrollabile
Con un processo che "potrebbe durare più della mia vita biologica", Pivetti si prepara al peggio: "Potrei finire in prigione, ingiustamente, oppure no ma in ogni caso devo arrivarci preparata. Ho deciso di non aspettare per tornare alla vita. Devo vivere oggi". La sua fede cattolica l'ha sostenuta: "Mi ha aiutato a dire: non mi cambieranno". Nessun rimpianto, solo un'amara riflessione: "Ho pagato tutte le tasse e mi accusano di evasione fiscale. Ho rispettato tutti i contratti e mi accusano di fallimento. La mia leggerezza? Fare impresa".
Dalla Lega alla presidenza della Camera
Pivetti rievoca gli anni della sua ascesa politica, quando, nel 1990, la Lega di Umberto Bossi si affermò come una novità dirompente. "Scrissi un'analisi del fenomeno Lega e la mandai a Bossi. Mi chiamò e mi disse: 'Tu ti puoi occupare dei cattolici della Lega'". Nel 1992, l'ingresso in Parlamento e l'esplosione di Tangentopoli, che descrive come "una stagione di macelleria, non di rinnovamento". Due anni dopo, la storica elezione a presidente della Camera: "Rappresenta un obbligo di garanzia per tutte le parti. Lo senti nelle ossa questo dovere". Oggi, lontana dalla politica attiva, guarda con soddisfazione al presente: "Sono molto contenta che Giorgia Meloni sia presidente del Consiglio. Sta lavorando molto bene". E sul futuro? Alla domanda se accetterebbe un incarico, sorride e tace.
Un monito per il futuro
Nonostante tutto, il senso dello Stato di Pivetti non vacilla, anzi "si è rafforzato". Il suo auspicio è per i giovani: "Vorrei che recuperassero il senso dello Stato". La sua storia, però, è un monito: "Qualunque innocente sotto accusa diventa il nulla, sbattuto fuori dalla società civile, privato di ogni diritto. Diventi nudo, senza difesa alcuna". Eppure, Irene Pivetti non si arrende.
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